lunedì 28 ottobre 2019

A Gangi numeri da record per la Mostra mercato


"Grandissima": esemplare di charolaise regina della mostra
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Con numeri da record, si è conclusa domenica, la settima edizione della “Mostra mercato agro-zootecnica” di Gangi. 

Un successo con migliaia di visitatori e numerosi allevatori provenienti da tutte le province dell’Isola che hanno affollato il foro boario di contrada Piano. 
La kermesse dedicata alla zootecnia, promossa dall’associazione Sant’Isidoro in collaborazione con il Comune di Gangi, si candida a diventare una delle manifestazioni del settore più importanti di Sicilia. Una vera e propria vetrina per la zootecnia e l’agricoltura dove sono state presentate le migliori biodiversità di bovini, ovini, caprini ed equini. 
In una nota congiunta l’assessore all’agricoltura del Comune di Gangi Maria Barreca e il presidente dell’associazione Sant’Isidoro Giuseppe Dinolfo dichiarano: “ Esprimiamo il nostro compiacimento e ringraziamo chi ha collaborato alla riuscita della manifestazione, abbiamo ospitato allevatori provenienti dalle province di Palermo, Ragusa, Enna e Siracusa, hanno partecipato 40 aziende bovine, 7 aziende ovine, e ancora aziende che allevano suini ed equini, sono stati oltre 100 i bovini presenti di cui 86 i partecipanti al concorso interprovinciale A nacli, 12 le compravendite realizzate, mentre sono state 30 le aziende espositrici che hanno occupato gli spazi esterni”.

domenica 27 ottobre 2019

Reportage della 74.ma Fiera internazionale della zootecnia di Cremona

 74.ma Fiera internazionale della zootecnia di Cremona.


Iniziamo dal Finale:
  Il video

 


 


Non c'è ancora molto materiale su questa edizione della Fiera di Cremona,
se nei prossimi giorni dovessimo trovare altro. lo presenteremo su questo sito.

venerdì 18 ottobre 2019

LACTALIS (CADEMARTORI) DISDICE IL CONTRATTO SUL PREZZO DEL LATTE. CIA LOMBARDIA: MOTIVAZIONI NON CONDIVISIBILI


Fonte: 
MILANO – Con una lettera inviata agli allevatori negli ultimi giorni di settembre, in tempo utile (entro il 30 settembre) per impedire il tacito rinnovo, Italatte società del Gruppo Lactalis proprietaria dei marchi Galbani, Cadermatori, Invernizzi e Parmalat ha disdetto il contratto sul prezzo del latte a decorrere dall’1 gennaio 2020.
Tra le motivazioni alla base di tale decisione il gruppo francese cita “l’imprevedibile prezzo del Grana Padano” riferendosi al significativo aumento di prezzo della Dop, che è uno dei prodotti lattiero caseari presenti nel paniere adottato come indice per la formazione del valore della materia prima. “La quotazione del Grana Padano (formaggio che non è peraltro nella nostra gamma di produzione)”, scrive la multinazionale, “causa un aumento insostenibile del differenziale di prezzo rispetto ai nostri competitor mettendo a rischio la nostra capacità di continuare ad acquistare gli stessi volumi di latte”.
Una posizione inaccettabile secondo Paolo Maccazzola, presidente di Cia Centro Lombardia e responsabile latte regionale, soprattutto se si considera che il prezzo del latte

mercoledì 2 ottobre 2019

Carne bovina e latticini in crisi, vendite in crollo entro il 2030: qual è il nuovo scenario che ci attende?

In un futuro non troppo lontano l’industria della carne e dei latticini vivranno una crisi profonda, con prodotti a base vegetale in continua espansione: lo rivela un report stilato dal think tank indipendente RethinkX, che analizza la situazione economica del mercato globale e il suo andamento in base allo sviluppo di nuove tecnologie produttive
 
 Fonte:
L’industria della carne bovina e quella lattiero-casearia sono in crisi, e crolleranno entro il 2030: ad affermarlo è un report stilato dal think tank indipendente RethinkX, il cui pronostico lascia a questa tipologia di industrie meno di 11 anni di vita. Secondo il report, entro questa data il numero di bovini rinchiusi negli allevamenti intensivi degli Stati Uniti subirà un calo del 50% e in generale l’industria zootecnica andrà incontro al fallimento.
Ma non basta: secondo le previsioni, le nuove tecnologie sostituiranno rapidamente il modo in cui vengono prodotte attualmente le proteine, eliminando definitivamente la necessità dell’allevamento animale tradizionale. Al suo posto verrà messo in atto un sistema noto come “Food-as-Software”, che secondo gli esperti permetterà di ridurre sensibilmente la produzione di rifiuti, risultando al contempo
  • 100 volte più efficiente in termini di sfruttamento di terreni;
  • 10-25 volte più efficiente in termini di utilizzo delle materie prime;
  • 20 volte più efficiente in termini di tempo;
  • 10 volte più efficiente in termini di sfruttamento delle risorse idriche.

Carne e latticini sempre più economici, sulla scia dello zucchero

Lo zucchero, si sa, è presente praticamente in ogni prodotto confezionato e questo è dovuto alla sua capacità di migliorare considerevolmente il sapore dei cibi insieme al suo prezzo irrisorio. Secondo il report, carne e prodotti  lattiero-caseari subiranno nei prossimi anni una crisi produttiva di portata eccezionale, che unita alle nuove tecnologie di

Il falegname-allevatore di Frigintini che ha recuperato lo Spino degli Iblei

Salvo Garofalo alleva la razza di "pastore siciliano" che rischiava l'estinzione. Lo "Spino degli Iblei" dal 2015 è nel registro ufficiale delle razze canine grazie al Club del pastore siciliano. 
 Fonte:

di C. Greco

FRIGINTINI (Modica). Il Viggo Mortensen degli Iblei esiste e abita a Frigintini. Moderno Aragorn, non combatte per difendere la Terra di Mezzo, ma per far conoscere un cane che ha rischiato di estinguersi, lo Spino degli Iblei.
Salvo Garofalo, di mestiere fa il falegname, come suo padre, ma la sua passione “parallela” è sempre stata per gli animali, eredità raccolta nelle estati trascorse nella masseria di nonno Orazio, nella piana di Gela. Finita la scuola se ne andava lì ad aiutare il nonno che allevava pecore e vacche ed è lì che si è innamorato dello Spino degli Iblei, lo storico cane pastore siciliano che oggi alleva.
Fra i suoi “gioielli” Talìna un esemplare di cinque anni bianco

Olanda, migliaia di trattori diretti verso Aja per protestare contro il governo

10.000 agricoltori diretti all'Aja. Oltre 1.000 km ingorghi

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1 OTTOBRE  -  Oggi migliaia di agricoltori stanno bloccando le strade dei Paesi Bassi con trattori e veicoli agricoli mentre si recano verso la città di Aja (capitale politica dei Paesi Bassi) per una enorme protesta.
Gli agricoltori stanno percorrendo la strada verso la capitale politica del paese come parte della protesta Agractie contro il piano del D66 (partito politico Democratici 66) di dimezzare la quantità di mucche nei Paesi Bassi al fine di ridurre le emissioni di azoto e liberare spazio per più case.
Circa 10.000 agricoltori si stanno recando all'Aia non solo per i motivi sopracitati ma anche per essere stati ingiustamente accusati del problema dell'inquinamento da azoto nel paese, una delle principali questioni politiche nei Paesi Bassi al momento.
L'organizzazione stradale e automobilistica del paese, ANWB, ha dichiarato in un comunicato che nel paese ci sono lunghi ingorghi causati dai trattori: oltre 1.000 chilometri di strade sono del tutto intasate.
Si tratta di una delle peggiori paralisi stradali della storia del paese europeo con code di 40km solo sulla strada tra Utrecht e l’Aja.
Le organizzazioni agricole affermano che i loro membri sono stufi di essere descritti da politici, media e attivisti come inquinanti e maltrattatori di animali. Il consiglio comunale di Aja ha dato il permesso a 75 trattori di raggiungere la città e gli altri saranno dirottati sulla spiaggia di Scheveningen o nel parcheggio della squadra di calcio ADO Den Haag. Almeno un agricoltore è già stato arrestato per aver guidato in posti vietati per evitare blocchi stradali. Tra i cartelli svettava un semplice hashtag: "Nessun contadino, niente cibo"

Latte sardo, una bomba pronta a (ri)esplodere

Il prezzo del latte corrisposto ai pastori sardi continua ad essere basso nonostante gli accordi di marzo. E sull'isola tornano le proteste. Facciamo il punto


Fonte:

articolo di Tommaso Cinquemani

Lo scorso febbraio i pastori sardi hanno tenuto in scacco l'intera regione protestando contro il prezzo del latte ovino considerato troppo basso per garantire la sopravvivenza delle aziende agricole. Gli italiani hanno ancora bene in mente le immagini del latte rovesciato in strada dai pastori, come anche le autobotti date alle fiamme dai contestatori più facinorosi. Dopo che l'ex ministro all'Agricoltura Centinaio aveva aperto un tavolo di confronto le proteste si erano sedate. In queste settimane però sull'isola sono ripresi gli sversamenti di latte (come si può vedere nel video qui sotto). E dunque qual è la situazione del comparto oggi?
 

Le ragioni della crisi

A febbraio agli allevatori veniva corrisposto un prezzo di 0,60 euro per ogni litro di latte conferito nei centri di trasformazione. I rappresentanti dei pastori tuttavia dichiararono che con un costo di produzione di 0,95 euro al litro il prezzo a loro offerto non era economicamente sostenibile. Da qui le proteste. I trasformatori d'altro canto affermarono che vi era una sovrapproduzione di pecorino romano, il principale prodotto realizzato con il latte di pecora sarda, e con i prezzi così bassi era impossibile pagare il latte di più. 
L'8 marzo, dopo settimane di proteste e di discussioni, il Mipaaft si rese regista di un accordo che fissa a 0,74 euro il prezzo minimo del latte e stabilisce un meccanismo che lega il prezzo della materia prima a quello del pecorino romano, prevedendo dei conguagli nel caso in cui il prezzo del formaggio salga. A novembre ci dovrebbe essere tale conguaglio ma la situazione non sembra essere migliorata granché rispetto a febbraio.
 

La situazione attuale del comparto

"Se il conguaglio ci sarà sarà di pochi centesimi e sicuramente non raggiungerà l'euro al litro che i pastori hanno come obiettivo", spiega  Roberto Furesi, professore ordinario di Economia ed estimo rurale presso il dipartimento di Agraria dell'Università degli studi di Sassari e profondo conoscitore del settore. "L'accordo di marzo non ha risolto quelle problematiche alla base del settore che sono state la causa del crollo dei prezzi. E cioè la sovrapproduzione di formaggio e una mancanza di regia del comparto".

Negli anni passati si è assistito ad un vero boom delle vendite di pecorino romano, trainato soprattutto dall'export verso gli Stati Uniti. Sull'onda di prezzi crescenti gli allevatori sardi hanno espanso la produzione e quando poi, anche a causa dell'assenza di una strategia di promozione coordinata, la domanda di mercato è scesa, i trasformatori si sono trovati magazzini pieni e una sovrapproduzione di latte. Da qui il crollo delle quotazioni della materia prima e le proteste di febbraio.

"La stagione produttiva passata è stata scarsa perché i bassi prezzi di mercato del latte ovino hanno spinto molti allevatori a ridurre le produzioni. Anche le giacenze di formaggio sono calate drasticamente. In questa situazione e con la previsione di un prezzo del formaggio in crescita per l'anno prossimo è prevedibile che la produzione di pecorino romano torni a crescere. Questa tendenza, se non controllata, porterà inevitabilmente ad un nuovo calo della quotazione del latte ovino e alle proteste dei pastori", sottolinea Furesi.
 

Come uscire dalle crisi cicliche?

I problemi del settore sono molteplici. Uno è ad esempio il