sabato 3 febbraio 2018

Formaggi italiani: Sos tutela

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Assolatte lancia l'allarme: con l'accordo siglato tra Ue e Giappone sono stati esclusi dalla tutela i grandi formaggi italiani. Molto deluso è il presidente Giuseppe Ambrosi, convinto che l'accordo andrà a danneggiare il settore caseario nostrano, liberalizzando di fatto l'italian sounding. Verranno infatti tutelati i nomi composti, ma nulla esclude che si potranno produrre e vendere prodotti che sembrano italiani, ma che con l'Italia non hanno nulla a che fare. La speranza del presidente è che il Parlamento europeo si ravveda.
Assolatte lancia l'allarme sui formaggi Italiani in Giappone
L'associazione italiana lattiero casearia ha comunicato che l'accordo Ue-Giappone, siglato a dicembre 2017 ma reso noto solo recentemente, esclude i grandi formaggi italiani dalla tutela in Giappone.
"Tutti i formaggi italiani Dop inseriti nell'accordo risultano infatti oggetto di pesanti eccezioni, che, di fatto, consentono liberamente la loro imitazione e/o copia" si legge in una nota stampa.
Le dieci Dop italiane sono: Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di bufala campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana, Taleggio.
Ambrosi (Assolatte): "Questo è un errore imperdonabile"
Non senza difficoltà Assolatte era riuscita, collaborando con le autorità nazionali ed europee, a far comprendere nell'accordo bilaterale ben dieci formaggi Dop italiani (sulle diciannove Igp casearie

A Fieragricola e' il Milk Day, focus prezzi e zootecnia

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VERONA - Alla 113/ma edizione di Fieragricola, in corso a Verona con buyer provenienti da 33 Paesi, è il MilK Day. Operatori e istituzioni a confronto - è atteso in giornata il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina - sul settore primario che ha, come sottolineato dal presidente di Veronfiere Maurizio Danese, ''un futuro nella precision farming, nella multifunzionalità e nella diversificazione le principali direttrici per una crescita sostenibile''.
La zootecnia, con un valore nazionale della produzione superiore a 16 miliardi di euro, pari a un terzo dell'agricoltura nel suo complesso, è uno dei pilastri sui quali si fonda da

La riforma del sistema dell'allevamento in Italia

 Fonte:
In un’affollatissima Sala Salieri nel Palaexpo del Centro Congressi di Veronafiere, nella mattinata di venerdì 2 febbraio 2018 nell’ambito della 113 edizione della “Fieragricola” scaligera, oltre 150 tra allevatori e tecnici, dirigenti e rappresentanti del Sistema Allevatori e delle organizzazioni di settore hanno assistito, nel corso di un convegno sul tema “La trasformazione del Sistema Allevatori “, alla presentazione delle principali novità sulla riorganizzazione delle attività di assistenza e consulenza al servizio del mondo allevatoriale.
Il settore della zootecnia è stata oggetto recentemente di una profondo processo di riforma, culminato in un recente intervento governativo teso a rilanciare il settore. Il direttore generale dell’Associazione Italiana Allevatori Roberto Maddé ha illustrato i contenuti dei nuovi provvedimenti.
Il progetto ruota essenzialmente sull’obiettivo generale del miglioramento della sostenibilità e competitività del settore zootecnico e, nello specifico, nel consolidamento, innovazione e riconferma delle attività istituzionali legate ai controlli funzionali ed al miglioramento genetico poste in

Latte: «Scacco ad allevatori ionici: da Francia, Ungheria, Rep. Ceca e Germania»

Coldiretti: «Invasione incontrollabile di prodotto estero»
Fonte:
Fiumi di latte stanno arrivando in provincia di Taranto a prezzi bassissimi, fino a 0,23 - 0,24 euro, da Francia, Germania, Ungheria, Repubblica Ceca, mentre un litro di latte al consumo continua a costare da 1,30 fino ad 1,60 euro. La denuncia arriva da Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Taranto.
E mentre i prezzi dei prodotti lattiero – caseari nei negozi di vicinato e sui banchi della distribuzione organizzata restano stabili, agli allevatori ionici stanno arrivando lettere in cui i caseifici comunicano di voler abbassare di 2 centesimi al litro il prezzo del latte alla stalla o, peggio ancora, di rinunciare al ritiro del latte anche per due settimane.
“Chiediamo che vengano intensificati i controlli – afferma Cavallo - che venga verificata la destinazione finale del latte straniero di dubbia qualità, anche per garantire la reale applicazione del decreto sull’indicazione obbligatoria dell’origine del latte in etichetta; una sicurezza, questa, sia per gli allevatori che devono poter competere alla pari, sia per la salute dei consumatori che devono poter scegliere in maniera consapevole quello che acquistano e mangiano”.
Gli allevatori devono vendere due litri di latte per poter bere un caffè al bar, quattro litri per comprare un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar e quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. La vera e unica indicizzazione di cui il comparto zootecnico in provincia di Taranto ha bisogno, secondo Coldiretti Taranto, è il vincolo

lunedì 29 gennaio 2018

Il latte straniero dietro alle mozzarelle low cost

 Fonte: 
articolo di MARCO MANGANO
Un impetuoso fiume bianco irrompe in Puglia e la inonda. All’indomani della condanna italiana da parte della Corte di Giustizia dell’Ue sul fronte delle euromulte per lo sfondamento delle quote latte, ciò genera un forte stupore ma, prima di tutto, insinua un dubbio: il latte proveniente da Germania, Francia, Repubblica Ceca e Ungheria a prezzi «di saldo» potrebbe diventare (o essere già diventato), quasi per magia, «made in Italy» o, per maggiore precisione, «made in Puglia» e trasformarsi (o essersi già trasformato) in mozzarelle regionali vendute al dettaglio a soli 5 euro al chilo. Con tanto di scontrino fiscale.
«Da giorni sono in atto preoccupanti degenerazioni del

domenica 28 gennaio 2018

Mozzarella di bufala come la Ferrari: sono numeri da record

Fonte:
La nuova sede nelle Cavallerizze della Reggia di Caserta conferma la vocazione a un primato regale, tanto più importante in questo 2018 dedicato al Cibo e all'Agroalimentare. Il Consorzio Mozzarella di Bufala Campana Dop è «la Ferrari del Sud», come l'ha definita qualcuno per i suoi numeri da record: export più 11,4%, valore al consumo sopra i 720 milioni di euro. La bufala campana è il terzo formaggio Dop in Italia dopo Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Lo ha confermato il rapporto Ismea e Qualivita presentato a Roma qualche giorno fa, con la Campania al quarto posto per impatto economico dei prodotti a indicazione d'origine. Il presidente Domenico Raimondo, al suo terzo mandato, snocciola i numeri impressionanti della Dop: 104 caseifici, 1371 allevamenti, 15mila

sabato 30 dicembre 2017

Le pecore di Gurdjieff

Questa è una storia che raccontava sempre Gurdjieff. E' la storia di un pastore che portava le sue pecore al macello e nel tragitto ogni tanto una pecora alzava la testa e diceva: "Ehi tu pastore, che cosa credi che io sia una pecora? Io sembro una pecora, ma in realtà sono un potente leone che potrei divorarti!!" E il pastore fa: "Lo so che sei un potente leone ma ti prego non divorarmi" e la pecora tutta contenta continua a camminare. Dopo un po' si gira un'altra pecora e dice: "Tu mi stai portando a tuo piacimento, ma pensi che io sia una pecora? Non vedi che in realtà sono un'aquila potentissima capace di volare in alto?" E il pastore: "Lo vedo che sei un'aquila potentissima capace di volare in alto, ma ti prego non volare via resta qua con noi". E la pecora, soddisfatta, si gira tutta baldanzosa e continua a camminare. E la storia continua: una volta si gira una, una volta si gira l'altra fin quando arrivano al macello e vengono tutte macellate.
Ma qual'è la morale? Il dramma non è solo la pecora, il peggio è che la pecora credendosi un'aquila, un leone e illudendosi di apparire una cosa figa agli occhi degli altri o del pastore, continua però a camminare verso una vita fatta di morte, cioè verso il macello. Questo, drammaticamente, è quello che accade a tante persone perdute in questo sistema, dedite a spassarsela anche a scapito della vita e della sofferenza degli altri; senza fare un lavoro interiore profondo. Credono, invece, di essere furbi: "Intanto ce la spassiamo, poi si vedrà"; mentre nella realtà vanno inconsapevolmente verso il macello.

giovedì 28 dicembre 2017

Cambiamenti climatici, il reddito degli agricoltori calerà del 13%

Fonte:
 
Entro il 2040, l’innalzamento delle temperature porterà all’aumento della frequenza delle ondate di calore, con pesanti ripercussioni su tutto il settore agro-zootecnico.
Proprio gli allevatori e gli agricoltori sono le fasce più a rischio: il reddito netto delle imprese potrebbe calare anche del 13%, rendendo di fatto insostenibile la produzione.
Questo è quanto emerge dal convengo “Agricoltura e cambiamenti climatici: sfide e opportunità”, organizzato dall’Università di Sassari presso il Ministero delle Politiche Agricole Agroalimentari a Roma.

Il caso della Sardegna
Nel corso della conferenza è stato presentato il caso della Sardegna: il 40% del territorio dell’isola è esposto alla minaccia di fenomeni siccitosi tali da aumentare il degrado del suolo e ridurre la resa dei pascoli.
Ma non solo: tra i rischi che gli allevatori si trovano a fronteggiare c’è anche l’aumentato delle malattie dei capi e l’importazione accidentale di specie aliene parassite.

Il 2017 l’anno più secco
Secondo i dati, il 2017 è stato l’anno più secco degli ultimi due secoli; nel solo mese di ottobre sono mancati circa 19 miliardi di metri cubi di acqua piovana
I danni economici sono stati ingenti: si calcola che l’assenza di precipitazioni abbia causato – su tutto il territorio nazionale – danni per oltre 2 miliardi di Euro.

sabato 25 novembre 2017

Quote latte, dopo vent’anni resta più di un miliardo da pagare: la storia

Sono passati esattamente due decenni dal giorno in cui gli allevatori a Vancimuglio, nel Padovano, affrontarono la polizia innaffiando con il letame l’autostrada Serenissima: da allora 80 mila allevamenti sono stati chiusi.

 Fonte:
80.000 allevamenti chiusi, 32.000 posti di lavoro in meno e un contenzioso tutt’ora aperto con multe ancora da versare all’Unione europea per 1,3 miliardi. 20 anni dopo Vancimuglio, la situazione del settore zootecnico in Italia ha ancora le sue forte criticità. Veneto in primis, dove gli allevamenti di vacche da latte rappresentavano in alcune zone, come l’Alta padovana, una vera e propria vocazione. Anche qui in 4 lustri sono rimaste in piedi un terzo delle aziende e restano 450 milioni da pagare. «Numeri importanti per un settore che è cambiato moltissimo in tutti questi anni» conferma il vicentino Mauro Giaretta, leader storico della protesta degli allevatori. All’inizio gli insorti erano un esercito, ora non sono rimasti in tanti a percorrere la via giudiziaria «contro un sistema ingiusto, un giro di compravendita di quote latte vertiginoso. Soldi che si sarebbero potuti investire nell’innovazione e nel lavoro».

Si sono fatti il fegato grosso e hanno tenuto duro fino ad oggi tra mille difficoltà. E la loro protesta ha lasciato il segno. Oggi la ricordano con una cena amarcord a Camisano Vicentino dove verrà proiettato un video con le immagini e i protagonisti dei “gloriosi 72 giorni di presidio”: un momento conviviale che pensavano raccogliesse le adesioni solo di qualche collega nostalgico e che invece in un paio di giorni ha registrato più di 650 iscrizioni tra il Padovano e il Vicentino. «Ci hanno fatto sentire lo stesso calore di allora. Se una cosa è rimasta uguale in questi 20 anni è proprio la solidarietà della gente, che non è mai mancata».
La guerra del letame
Correva l’anno 1997, un autunno umido e “caldo” per gli allevatori veneti, a cui l’Unione Europea impone di pagare le famigerate quote latte istituite nel 1984 e relative alle campagne 1996-1997. Una mazzata di svariati milioni di lire fra capo e collo. I produttori non ci stanno. Prendono i trattori e scendono in strada un po’ in tutta Italia. In Veneto sono a

Puglia, Coldiretti chiede operatività per il tavolo della filiera latte

L'organizzazione lamenta una stagnazione del controvalore all'origine ai livelli di venti anni fa, l'importazione massiccia di materia prima dall'estero per i caseifici e chiede l'aggancio del prezzo alla stalla al prezzo al consumo 

 Fonte:
In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall'estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari "che vengono poi venduti come prodotti lattiero-caseari made in Puglia" denuncia la Coldiretti Bari.
Queste importazioni contribuiscono a tenere basso il prezzo del latte alla stalle. A fronte di questo fenomeno l'assessore all'Agricoltura della Regione Puglia Leonardo Di Gioia ha costituito il tavolo regionale della filiera latte del quale la Coldiretti Bari chiede l'avvio delle attività.
 
"Risultano ormai inaccettabili le dinamiche secondo le quali - denuncia il delegato confederale della Coldiretti Bari Angelo Corsetti - un litro di latte alla stalla costa nella migliore delle ipotesi tra i 37 e i 39 centesimi (stesso prezzo di venti anni fa) e un litro di latte al consumo arrivi a costare da euro 1,30 fino ad euro 1,60. Eppure i trasformatori stanno acquistando il 'latte spot' a prezzi stellari, per poi 'compensare' i maggiori

giovedì 9 novembre 2017

Mangimistica, via libera Ue agli insetti

L'Unione europea ha approvato l'uso di alcuni insetti nel settore. Quali prospettive per gli agricoltori che vogliono lanciarsi nel business? Ne abbiamo parlato con Marco Ceriani, fondatore della startup ItalBugs
Fonte:

Dal primo luglio nel settore dell'acquacoltura si possono utilizzare gli insetti come mangimi. A deciderlo è stata la Commissione europea che, dopo aver avuto il via libera dell'Efsa (l'Ente europeo sulla sicurezza alimentare), ha sdoganato con il Regolamento 893 del 2017 tre specie di insetti le cui farine potranno essere inserite all'interno dei pastoni che vengono somministrati ai pesci negli allevamenti.
E il settore è esploso. Negli ultimi mesi si sono chiusi differenti round di investimenti proprio in startup che si occupano di allevare insetti per l'acquacoltura. La francese Ynsect ha incassato 15,2 milioni di dollari. AgriProtein, una startup sudafricana, ha invece ottenuto 17,5 milioni. Ma il deal più grosso l'ha concluso Protix, una azienda olandese che ha raccolto 50,5 milioni di dollari per creare un mega impianto per la produzione di insetti.

Ma quali sono le specie che si possono allevare? La Commissione europea ha sdoganato la mosca soldato nera (Hermetia illucens) e la mosca comune (Musca domestica). Il tenebrione mugnaio (Tenebrio molitor) e alfitobio (Alphitobius diaperinus). Infine il grillo domestico (Acheta domesticus),

Proteine, la corsa alle alternative

Il mondo della ricerca guarda con sempre maggiore interesse ai laboratori come fonti di proteine alternative a quelle animali
Fonte:

Nel 2013 è stato cucinato e mangiato a Londra il primo hamburger fatto di carne coltivata in provetta. A quattro anni da quell'esperimento l'interesse degli investitori e delle aziende verso l'agricoltura cellulare sta esplodendo. L'idea di poter eliminare gli animali dal settore agroalimentare senza però dover rinunciare a bistecche, uova e latte affascina (e preoccupa) molti.
Negli Stati Uniti gli investimenti in questo settore sono enormi e secondo gli esperti tra pochi anni i costi di produzione (oggi astronomici) saranno abbordabili. Beyond meat, Memphis meat e altre società simili si stanno dando da fare, grazie anche ai finanziamenti di personalità come Bill Gates e Richard Branson.

La carne in vitro, come il latte prodotto da lieviti, non è il frutto del capriccio di qualche scienziato, ma una delle strade che il mondo della ricerca sta percorrendo per trovare fonti di proteine alternative a quelle animali. L'umanità sta crescendo, il pianeta è sovra-sfruttato e dunque servono alternative sostenibili alla carne bovina, al latte, alle uova e al pesce.

"La nostra società investe elusivamente in prodotti vegetali

Scordatevi le mucche, il latte ora si produce così

Chi ha detto che il latte vaccino deve essere fatto da una mucca? Una startup statunitense ha messo a punto un metodo alternativo per produrlo che rivoluzionerà il settore lattiero-caseario.

Fonte:

Ogni mattina milioni di italiani si svegliano e come prima cosa aprono il frigo, prendono la bottiglia del latte e la mettono in tavola per la colazione. Anche nelle famiglie statunitensi si ripetono gli stessi gesti, anche se il latte viene versato sui cereali. Ma tra neppure un anno una parte del latte americano potrebbe non essere prodotto da mucche, come è accaduto per millenni, ma da lieviti.
La rivoluzione arriva da una azienda della Silicon Valley, Perfect day, che ha modificato geneticamente un ceppo di lievito aggiungendo delle sequenze provenienti dal Dna di un bovino da latte. Il risultato? Questo microrganismo produce le proteine del latte vaccino (la caseina, la lattoglobulina e la lattoalbumina). A questa base vengono poi aggiunti zuccheri, grassi vegetali e altri microelementi per ottenere un prodottoche, a detta dei fondatori (Ryan Pandya e Perumal Gandhi) non è distinguibile dal latte vaccino.

 "E' tutto pronto, stiamo solo mettendo a punto la rete di distribuzione e la campagna di comunicazione", spiega ad AgroNotizie Tim Geistlinger, chief technology officer di Perfect day, durante il Future-food tech innovation summit che si è tenuto a San Francisco a fine marzo. Il problema principale è l'autorizzazione da parte dell'Fda (Food and drug administration) della denominazione 'latte' in etichetta. Può infatti chiamarsi latte qualcosa che non è prodotto da una mucca? Dal punto di vista economico e ambientale produrre latte coi

Basta antibiotici negli animali d'allevamento sani: le nuove linee guida OMS

Fonte: 
Eliminare l’uso degli antibiotici negli animali d’allevamento sani per prevenire il fenomeno dell’antibioticoresistenza nell’uomo. Di fronte alla diffusione dei batteri super resistenti agli antibiotici che possono portare a gravi conseguenze per la nostra salute anche la sicurezza alimentare è importane e interviene ora l’Oms che pubblica delle Linee guida contenenti raccomandazioni per allevatori e industrie alimentari.

Nel rapportoUse of medically important antimicrobials in food-producing animals” l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di smettere di utilizzare antibiotici in modo regolare per promuovere la crescita e prevenire la malattia negli animali sani.

Le nuove raccomandazioni dell’Oms – sviluppate in base a una revisione sistematica pubblicata su The Lancet che ha rilevato che gli interventi che limitano l’uso degli antibiotici negli animali utilizzati per produrre cibo (tutti animali terrestri e acquatici utilizzati per la produzione di alimenti) hanno ridotto i batteri resistenti agli antibiotici in questi animali fino al 39% - hanno lo scopo di contribuire a preservare l’efficacia degli antibiotici importanti per la medicina umana riducendo il loro uso inutile negli animali che producono cibo. In alcuni Paesi, circa l’80% del consumo totale di antibiotici di rilevanza medica è nel settore degli animali, in gran parte per la promozione della crescita negli animali sani.

L'eccessivo uso e l'uso improprio degli antibiotici negli animali e negli esseri umani contribuisce alla crescente minaccia della resistenza agli antibiotici. Alcuni tipi di batteri che causano infezioni gravi negli esseri umani hanno già sviluppato una resistenza alla maggior parte o a tutti i trattamenti disponibili. Non a caso Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, afferma che “la mancanza di antibiotici efficaci è una grave minaccia alla sicurezza, un focolaio improvviso e mortale. L’azione forte e sostenuta in tutti i settori è fondamentale se vogliamo bloccare la marea della resistenza antimicrobica e mantenere il mondo al sicuro”.

sabato 28 ottobre 2017

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La Scuola NOSCO di Ragusa è la prima Scuola Mediterranea di Enogastronomia, nata nel 2013 e ubicata a Ibla presso l'Antico Convento dei Cappuccini.
Gli allievi dell'ottavo corso, come da programma didattico, hanno iniziato le visite ai laboratori. Una tappa del loro percorso formativo ha riguardato il caseificio Mediterrae, a Modica, dove hanno seguito lezioni teoriche e pratiche relative alla caseificazione tenute dal dr. Rosario Petriglieri.

martedì 24 ottobre 2017

Nutraceutica ed epigenetica: gestiamo la vacca del futuro

L'evento, organizzato da Pro Tech, si terrà il prossimo 28 ottobre nell'ambito delle Fiere zootecniche di CremonaFonte:

Il prossimo 28 ottobre, ore 10.00 nella sala Guarneri del Gesù, Pro Tech organizza il convegno "Nutraceutica ed epigenetica: gestiamo la vacca del futuro" nell'ambito delle Fiere zootecniche di Cremona.
Nel corso dell'incontro si parlerà di nutrizione di precisione e dell'approccio nutraceutico più avanzato alle principali problematiche della vacca da latte, dei risultati in stalla e delle linee di ricerca dell'azienda. Inoltre sarà fatto un focus sulle nuove sfide dell’epigenetica, dell’antibiotic free e delle deiezioni a basso impatto.

Scarica Programma del convegno

giovedì 19 ottobre 2017

"Via libera dall’Ue al marchio Qualità Sicura"

Fonte:
BRUXELLES. “Via libera al marchio ‘QS - Qualità Sicura Garantito dalla Regione Siciliana’. Gli uffici di Bruxelles hanno approvato il regolamento ed espresso parere positivo sulla procedura di utilizzo del logo". Lo annuncia l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici
“ Si tratta di una grande conquista per il nostro settore agroalimentare che permetterà di rafforzare la filiera della qualità. Nelle prossime settimane verranno notificate a Bruxelles le linee guida per la stesura dei disciplinari e le prime 3 proposte di disciplinare di produzione elaborate in collaborazione con i consorzi di ricerca: Corfilcarni (carni bovine), Consorzio di Ricerca Gian Piero Ballatore (grano), Corfilac (latte e formaggi). In elaborazione anche il progetto di disciplinare di produzione sulla filiera ittica – conclude l’assessore regionale all’Agricoltura. Ogni filiera

I custodi dei formaggi delle Madonie: “Ma l’Europa impone regole assurde”

Fonte:
Ogni anno scompaiono dalle nostre tavole decine di varietà di formaggi tipici, cancellati da una crisi che nel settore della zootecnia dura da troppo tempo. Scompaiono i formaggi perché scompaiono gli allevatori e, con loro, scompaiono anche diverse razze autoctone di animali da latte, bovini e ovini in particolare. 
In Sicilia uno dei territorio tradizionalmente più vocati alla zootecnia ed alla produzione lattiero casearia è sempre stato quello delle Madonie. Nel solo distretto madonita operano infatti oltre 100 produttori autorizzati di latte ovino, per un totale di 36 mila capi di bestiame, di cui 25 mila destinata alla produzione di latte. Queste cifre danno l’idea dell’importanza della pastorizia nel tessuto economico delle Madonie. Ma la crisi sta mettendo in ginocchio quello che per più di un secolo è stato il settore traino di questo territorio.
I problemi sono cominciati da quando il prezzo di acquisto del latte alla stalla, da parte delle aziende di trasformazione

giovedì 5 ottobre 2017

Assolatte, rischio Nuova Zelanda per il lattiero caseario

Appello a istituzioni in vista negoziati libero scambio con Ue

 Fonte:

  "Ci troviamo di fronte alla possibilità che l'Ue definisca un accordo di libero scambio con la Nuova Zelanda. Un obiettivo certamente ambizioso per il commercio extra europeo, ma che se negoziato sul modello dei precedenti potrebbe diventare deleterio per il settore lattiero caseario". E' quanto osserva Assolatte, nell'esprimere preoccupazione tenendo conto che "il settore lattiero caseario sta uscendo con difficoltà da una delle più complicate crisi che abbia mai attraversato. La volatilità dei prezzi ha messo a dura prova la stabilità del mercato e con essa la resilienza dei protagonisti dell'intera filiera. Il tutto in un quadro di estrema competitività con i maggiori player mondiali, uno dei quali è proprio la Nuova Zelanda".
"Abbiamo immediatamente allertato i ministri Calenda e Martina - osserva Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte

mercoledì 4 ottobre 2017

San Francesco: protettore di tutti gli animali.

San Francesco d'Assisi è considerato protettore di tutti gli animali ed è quasi sempre raffigurato con accanto il lupo;  mentre Sant'Antonio Abate è considerato il protettore solo degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella.

martedì 3 ottobre 2017

Grande successo per la 43esima Fiera Agroalimentare Mediterranea

Fonte:
Com’era nelle previsioni la 43^ Fiera Agroalimentare Mediterranea si è confermata un’edizione dai numeri record. Tre giornate ricche di eventi che hanno attirato un numero incredibile di visitatori a conferma di una realtà che rappresenta a pieno titolo la più importante vetrina commerciale del bacino del Mediterraneo del settore. Migliaia i visitatori che già dalle prime ore del mattino hanno affollato gli 80.000 metri quadrati del Foro Boario di c.da Nunziata a Ragusa anche nella terza giornata, la cui mattinata è stata dedicata anche alla premiazione dei vincitori dei vari concorsi svolti in occasione della Fiera e alla sfilata e premiazione dei campioni e delle campionesse delle razze bovine, equine e asinine.
Per la gara di valutazione morfologica i vincitori sono stati gli

domenica 1 ottobre 2017

Mediterrae Progetto Primo - Lattiero caseario

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ZOOTECNIA, LA LENTA AGONIA DELL'ASSOCIAZIONE ALLEVATORI

 Fonte:

Dalle stelle alle stalle: l’Associazione italiana Allevatori (Aia), un tempo organismo in grado di rappresentare un valore aggiunto tecnico per la filiera della zootecnia, oggi ha perso la sua autorevolezza e la sua indipendenza. 
È la sintesi sullo stato dell’arte dell’organismo di rappresentanza degli allevatori italiani descritta sull’ultimo numero de L’Informatore Agrario.
Per il settimanale, chi comanda in Aia ha infatti preferito procedere a una severa razionalizzazione organizzativa piuttosto che investire sui servizi alle imprese associate. Il risultato è che oggi l’allevatore non è più al centro della funzionalità del sistema organizzato dall’associazione. Un tempo, grazie a una guida autorevole e indipendente, la zootecnia italiana rappresentava l’avanguardia a livello internazionale anche grazie all’Aia, la cui consulenza ora latita su tutti i fronti, dall’anagrafe zootecnica all’alimentazione del bestiame, dai servizi di igiene e veterinari al benessere degli animali.

L'insostenibilità degli antimicrobici negli allevamenti

Uno studio su Science valuta l'impatto di una strategia globale contro l'uso eccessivo degli antimicrobici nel settore zootecnico: riducendo il consumo di carne, tassando i farmaci, agendo con norme adeguate. Per contrastare l'antibiotico-resistenza, la più grande minaccia della medicina moderna.
Fonte:
ERA esattamente un anno fa quando l'Assemblea generale delle Nazioni Unite definì l'uso inappropriato degli antimicrobici negli animali da allevamento una causa principale dell'antibiotico-resistenza, "la più grande minaccia alla medicina moderna", come fu definita in quella sede, e non soltanto, la capacità dei batteri di resistere all'azione dei farmaci. Un anno dopo, su Science un team internazionale di scienziati riflette sulle strategie per abbattere l'uso di antimicrobici nel settore degli animali destinati al consumo umano. Strategie "necessarie", perché la situazione oggi "è semplicemente insostenibile" dicono gli autori. Che valutano l'impatto di tre interventi da mettere in atto a livello globale: regolamentare il limite massimo di farmaci per capo di bestiame per anno, che varia molto da paese a paese, e che comporterebbe una riduzione del consumo di farmaci anche del 64%. Limitare il consumo di proteine animali: basterebbero 40 grammi di carne in meno per persona al giorno per abbattere fino al 66% l'utilizzo degli antimicrobici