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Da tempo la comunità scientifica internazionale ha lanciato un monito sulla crescita dei fenomeni di antibiotico-resistenza da parte di un nutrito gruppo di batteri.
Su questo argomento è stato recentemente diffuso il rapporto firmato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), dall'agenzia europea dei medicinali (Ema) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che conferma il rapporto fra uso di antibiotici e aumento dei batteri resistenti.
Il commissario europeo per la Salute, Vytenis Andriukaitis, nel commentare i dati del rapporto, ha affermato che “per contenere l'antibiotico-resistenza occorre combattere su tre fronti: l'uomo, l'animale e l'ambiente ed è esattamente ciò che si sta cercando di realizzare nella Ue e nel mondo con il piano di azione contro la resistenza agli antimicrobici, varato di recente”.
Chi ne usa di più I dati sul consumo di antibiotici illustrati nel rapporto evidenziano una forte disparità fra i paesi europei, con la Spagna che utilizza 3,29 tonnellate di antimicrobici e supera di larga misura l'Italia, che figura al secondo posto con poco più di due tonnellate.
Altro elemento che emerge dal rapporto è il maggior impiego di antibiotici ad uso veterinario rispetto alle quantità utilizzate in campo umano.
Il ruolo degli animali sebbene il rapporto si preoccupi di valutare il consumo di antibiotici in base alla popolazione umana e animale, sembra dimenticare un'ulteriore suddivisione fra animali in produzione e animali da affezione.
La grande diffusione di questi ultimi (circa 14 milioni di