Il mondo della ricerca guarda con sempre maggiore interesse ai laboratori come fonti di proteine alternative a quelle animali
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Nel 2013 è stato cucinato e mangiato a Londra il primo hamburger fatto di carne coltivata in provetta. A quattro anni da quell'esperimento l'interesse degli investitori e delle aziende verso l'agricoltura cellulare
sta esplodendo. L'idea di poter eliminare gli animali dal settore
agroalimentare senza però dover rinunciare a bistecche, uova e latte
affascina (e preoccupa) molti.
Negli Stati Uniti gli investimenti in questo settore sono enormi e
secondo gli esperti tra pochi anni i costi di produzione (oggi
astronomici) saranno abbordabili. Beyond meat, Memphis meat e altre
società simili si stanno dando da fare, grazie anche ai finanziamenti di
personalità come Bill Gates e Richard Branson.
La carne in vitro, come il latte prodotto da lieviti,
non è il frutto del capriccio di qualche scienziato, ma una delle
strade che il mondo della ricerca sta percorrendo per trovare fonti di proteine alternative a quelle animali.
L'umanità sta crescendo, il pianeta è sovra-sfruttato e dunque servono
alternative sostenibili alla carne bovina, al latte, alle uova e al
pesce. "La nostra società investe elusivamente in prodotti vegetali che possano rimpiazzare quelli di derivazione aniamle. Parliamo di uova, latte, carne e pesce", spiega ad AgroNotizie Chris Kerr, investment manager di New crop capital, una società di venture capital con sede a New York e che ha partecipato al Future food-tech, un evento che ha portato a Londra aziende, investitori e startupper per immaginare il futuro del cibo. "Saremo nove miliardi di persone entro il 2050 e i cambiamenti climatici sono una realtà sotto gli occhi di tutti. Servono alternative sostenibili ai prodotti alimentari di derivazione animale", spiega Kerr. "Il nostro obiettivo non è eliminare la bistecca dal piatto del consumatore, ma dare la possibilità di scegliere offrendo prodotti altrettanto buoni e convenienti e che siano sostenibili per il nostro pianeta".
Il mercato d'altronde è impressionante, stimato in 700 miliardi di dollari,
se si considera solo la carne, il latte e le uova che si trovano nei
nostri frigoriferi. Ma è molto più grande se si prende in considerazione
il pesce e l'acquacoltura, un settore che sta vedendo il moltiplicarsi di fabbriche di insetti per la mangimistica. La ricerca di piante ad altro potenziale proteico è poi uno degli obiettivi dell'industria che prepara superfood per atleti e integratori alimentari per la terza età. "Una delle startup su cui stiamo investendo è TomatoSushi.
Utilizzando la polpa di pomodoro creiamo un prodotto che ha il sapore e
la consistenza del tonno crudo, molto usato nella preparazione del
sushi", spiega Kerr. "Alla TomatoSushi hanno trovato un modo
per eliminare il gusto di pomodoro e sostituirlo con quello di tonno,
mantenendo il bel colore rosso e la consistenza del pesce".
Ma perché un consumatore dovrebbe scegliere il pesce o l'hamburger 'finto' invece di quello 'vero'? "Le motivazioni sono diverse. C'è chi è preoccupato per l'ambiente e chi è contrario agli allevamenti. C'è chi ha allergie, come quella al latte, e dunque opta per il gelato di soia. C'è chi è attento alla salute e non vuole ingerire grassi animali o come nel caso del tonno una carne con la presenza di metalli pesanti". "Il segreto - spiega Kerr - è creare un cibo che sia gustoso, conveniente e tagliato sulle esigenze del consumatore".
"In India stiamo investendo in una azienda chiamata Good dot
che produce pollo vegetale. Gli indiani sono un popolo tendenzialmente
vegetariano a causa del proprio credo religioso. Eppure lo sviluppo
della classe media e l'apertura al mondo spingono molti a mangiare carne
contravvenendo ai propri valori spirituali. Noi offriamo una soluzione
al dilemma tra gusto e principi producendo un cibo a base vegetale che è
simile al pollo".
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