sabato 1 dicembre 2018

I numeri della carne: mercati in affanno

Stabile la situazione per le carni bovine in Italia, ma in flessione nella Ue. Difficoltà per il comparto suino, con prezzi assai più bassi rispetto allo scorso anno. Scarsa propensione ad aumentare i ristalli
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Prezzi stabili per i vitelloni italiani, che stando alle rilevazioni di Ismea quotano a fine novembre 2,37 euro kg/peso vivo, con una modesta ripresa (appena lo 0,1%) rispetto sia al mese precedente, sia allo stesso periodo dello scorso anno.

Siamo dunque lontani dai picchi massimi dell'anno raggiunti a inizio 2018.
Una ripresa più sostenuta si potrebbe avere in prossimità delle feste natalizie, ripetendo uno schema ciclico per il settore.
Stesso scenario per le scottone, mentre i baliotti da ristallo cedono pesantemente (-9,9%) fermandosi a 2,49 euro kg/peso vivo.
Un segnale preoccupante, che può essere interpretato come una scelta a non appesantire il carico di stalla.
Suini in caduta Più difficile la situazione per le carni suine, dove i prezzi mantengono il segno meno.
Pesante in particolare il calo dei suini di allevamento che nell'ultimo mese sono scesi del 4,3%.

Impietoso il confronto con lo scorso anno, quando le quotazioni erano di circa il 20% più elevate in ogni comparto.

Uno scenario che giustifica la scarsa propensione degli allevatori ad aumentare il numero di animali in accrescimento.
Scelta che tuttavia, come nel caso dei bovini, può favorire scenari più positivi nei prossimi mesi.
Situazione europea E' presto tuttavia per azzardare previsioni e in ogni caso è opportuno guardare cosa accade sui mercati europei.
Iniziamo dalle carni bovine, consultando come consueto i dati messi a disposizione dalla Commissione europea.

Prosegue l'aumento dei prezzi dei maschi delle razze da latte mentre restano deboli le quotazioni delle razze da carne.
In tutte le tipologie di animali si nota tuttavia una forte distanza dalle quotazioni dello scorso anno, che erano superiori alle attuali per valori che vanno sino al 4,5% per gli animali vivi.


C'è più carne Un'inversione di tendenza appare improbabile se si osserva l'andamento della produzione, che continua a segnare aumenti in particolare nel segmento delle vacche (+3,9%) e delle manze (+7,7%).
Nel complesso la produzione di carne bovina nella Ue nei primi otto mesi del 2018 segna un incremento del 2,2%, con una lieve contrazione (appena lo 0,1% in meno) rispetto al periodo gennaio-luglio 2018.

Significativo l'aumento delle macellazioni in Italia, che segnano un più 5,4%, in linea con la crescita di molti altri paesi.
Solo in Ungheria, con il suo più 14,2%, si ha un aumento a due cifre.


L'import-export Altro elemento da prendere in esame è l'andamento delle esportazioni.
L'esame dei flussi di export tra gennaio e settembre 2018 evidenzia un accentuarsi del divario con lo stesso periodo dello scorso anno.

Scopriamo così che le esportazioni europee di carni bovine sono calate di circa 14mila tonnellate, mentre al contempo sono aumentate le importazioni per oltre 30mila tonnellate.
Ed ecco così spiegata la flessione dei prezzi di mercato.




La carne suina Le difficoltà del settore suinicolo non si fermano all'Italia, ma coinvolgono tutta la Ue.
I prezzi delle principali categorie continuano a flettere e si mantengono molto distanti dai livelli dello scorso anno.

Solo per i suinetti qualche segnale di recupero. Anche in questo caso la distanza con i prezzi dell'anno precedente resta assai elevata ed è prematuro interpretarla come un'inversione di tendenza.


Produzione in eccesso Ancora una volta le ragioni della caduta dei prezzi possono essere ricondotte all'aumento della produzione, cresciuta del 2,4% nei primi nove mesi del 2018.

Una maggiore offerta di carni suine che non ha trovato sfogo nell'andamento delle esportazioni, rimaste praticamente stabili come si nota in quest'ultimo grafico.

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