lunedì 28 luglio 2014

Lombardia: crisi zootecnia è grave, azioni inefficaci, serve piano strategico di rilancio


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MILANO - «Il solco che si è venuto a creare tra la crisi del settore zootecnico e l’efficacia delle azioni di contrasto, è diventato sempre più ampio»: è il giudizio netto che la Confederazione Italiana Agricoltori, preoccupata in particolare per le problematiche relative a filiera e formazione dei prezzi, sui quali chiede più chiarezza ma soprattutto un progetto organico di rilancio del comparto.

SERVE PIANO STRATEGICO DI RILANCIO «Stiamo assistendo ad una crisi che si sta aggravando ogni giorno di più e che coinvolge tutti i comparti della
zootecnia – è il commento di Luigi Panarelli, vicepresidente di Cia Lombardia – da quello suino, ormai cronicizzato, a quello bovino che sembra arrivato a un punto di non ritorno, a quello altalenante del latte. A questo punto per uscire dalla crisi occorre un'azione di contrasto efficace, definita in base ad un progetto organico di rilancio della zootecnia utile al sistema agroalimentare nazionale e agli interessi generali, sociali, culturali ed ambientali del Paese, sui quali occorre puntare sia i provvedimenti sia le risorse disponibili».

Ma oltre all’assenza di una efficace azione di contrasto, Cia Lombardia lamenta anche la mancanza di chiarezza: «Sta diventando una colpevole volontà – spiega Panarelli – perché a fronte di una richiesta di prodotti di origine animale sempre più costante nel mercato mondiale e nella quale è molto apprezzato il modello italiano, le imprese di allevamento non riescono a beneficiare della nuove opportunità. La mancanza di un progetto strategico rischia di vanificare le azioni deliberate di recente come la riforma della Pac o quelle in discussione come il Decreto Competitività».

CHIAREZZA NECESSARIA Secondo Panarelli, la chiarezza è necessaria per beneficiare del margine di riduzione dei costi diretti (costo delle materie prime), dei costi indiretti (costo della burocrazia e servizi) o degli aiuti (Pac e Psr) che diversamente vengono immediatamente assorbiti dalla pressione sul valore, e questa chiarezza è da esigere anche in tutto il percorso della filiera, imputando ad ogni soggetto le precise responsabilità, e mettendo in trasparenza tutto il percorso della formazione dei prezzi dall’allevatore al consumatore, per riportare in positivo l'equilibrio economico dei bilanci delle imprese zootecniche. A ciò si aggiunge anche la richiesta di una risposta sulla necessità di un controllo dei produttori nella formazione dei prezzi agricoli, anche in seguito alla ipotizzata ristrutturazione delle Camere di Commercio: questo comporta una formazione del prezzo lontana dal luogo di origine dei prodotti, con il rischio di standardizzare e massificare i prodotti: «Serve questo per il futuro dell’agroalimentare italiano? – conclude Panarelli – la standardizzazione delle produzioni zootecniche e il marchio di una famosa bibita all’Expo 2015? Gli allevatori non sono disponibili».

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