
La decisione unilaterale di rivedere il prezzo alla stalla è stata
giudicata negativamente da Confagricoltura. Secondo l’organizzazione
degli imprenditori agricoli è necessario attendere i prossimi mesi, in
quanto l’indice riproduce fedelmente l’andamento del mercato, ma con
almeno quattro mesi di traslazione temporale. Il ribasso di questi mesi
si farà quindi sentire più avanti nel prezzo del latte stalla. La decisione di Italatte è stata “replicata” da alcuni caseifici,
anche piemontesi, forti della loro importante posizione di mercato.
Questi stanno cercando di imporre ai conferenti quotazioni
inaccettabili, pur a fronte di un andamento di mercato positivo per
quanto riguarda i prodotti lattiero-caseario trasformati.
In questo quadro occorre rilevare che a livello commerciale per la prima volta l’Unione Europea si è affermata leader delle esportazioni,
superando la Nuova Zelanda. Da mesi però sta anche aumentando in modo
consistente la produzione di latte e si stanno affacciando sul mercato
nuovi Paesi produttori ed esportatori, quali la Bulgaria e la Romania.
In questo contesto esiste il rischio di uno squilibrio tra domanda e
offerta che produrrà, inevitabilmente, ripercussioni negative sul
mercato.
Pur tenendo presente che il mercato è globale e che è
difficile
incidere sul prezzo delle commodities a livello internazionale, è
necessario agire su più fronti per limitare la
produzione, aggregare l’offerta, valorizzare la commercializzazione del
prodotto attraverso la produzione di specialità a denominazione
d’origine protetta. È cioè necessario individuare una nuova strategia
che punti a riequilibrare il rapporto tra le attese del mercato e la
capacità produttiva, per far sì che si raggiunga un nuovo equilibrio in
grado di garantire agli allevatori un prezzo adeguato,
in grado di remunerare i costi di produzione e favorire prospettive
commerciali solide per assicurare un futuro di sviluppo per il comparto.
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