
Non essendo il mais ancora fiorito, l'intero lavoro è stato completamente annientato con un tempismo eccezionale.
Sarebbero infatti bastate ancora un paio di settimane e il duo
Fidenato-Taboga avrebbero potuto raccogliere dati di estrema importanza
sul reale impatto che i pollini dei mais Bt, resistenti agli insetti,
potrebbero avere sull'entomofauna neutrale o utile, in special modo api e lepidotteri.
Molto meno nella granella dove le concentrazioni di delta-tossina scendono a valori compresi fra 0,16 e 0,69 mg/kg. Ancor più basse le concentrazioni nel polline, con soli
0,09-0,097 mg/kg. Nel polline vi sono quindi concentrazioni di delta-tossina circa cento volte inferiori a quelle delle foglie, ovvero le parti di pianta attaccate dalla prima generazione di piralide.
Anche stando ai documenti dell'Epa, Environmental
protection agency americana, le concentrazioni di delta-tossina nei
pollini sarebbero molto basse. In tre differenti analisi di MON810
(Illinois, Nebraska, Indiana) nel polline sarebbe stata trovata infatti
la delta-tossina Cry1Ab in concentrazioni che vanno da zero a un massimo
di 0,079 µg/g di peso secco, corrispondenti a 0,079 mg/kg di polline. Considerando che un ettaro di mais produce circa 250 chili di polline, si tratta di 20 milligrammi in
tutto. Praticamente il nulla. Considerando poi la rarefazione dei
granuli pollinici nell'ambiente, l'esposizione delle specie spontanee
appare quindi per ciò che è: insignificante.
Resta però il fatto che alcuni studi europei, tedeschi nella fattispecie, affermerebbero che il polline Bt arriverebbe addirittura a quattro chilometri di distanza. Ecco perché Fidenato e Taboga volevano sviluppare la propria sperimentazione in campo: proprio per riportare l'intera faccenda nell'ambito del realismo.
Il 90% del polline di mais è stato infatti concepito dalla natura per cadere sui fiori femminili immediatamente al di sotto dei pennacchi fiorali maschili. Solo una minima parte esce quindi dai campi e si deposita per lo più nel volgere di pochi metri di distanza dai bordi del campo, raggiungendo concentrazioni sulla vegetazione spontanea che vanno dall'irrisorio al nullo in termini di pericolosità per i lepidotteri non target.
Ciò non di meno, il fronte anti-Ogm continua a cavalcare l'onda della dispersione ambientale del polline Ogm al fine di sostenere le proprie istanze proibizioniste.
Per smontare tali messaggi volutamente fuorvianti basterebbe svolgere prove serie, sul campo, in condizioni reali. Prove, appunto, come quella predisposta a Colloredo di Monte Albano. Ma in Italia non solo non si vuole coltivare questo ibrido, autorizzato da anni a livello europeo e ampiamente seminato in Spagna con piena soddisfazione degli agricoltori locali.
Di fatto, non si vuole nemmeno che qualcuno possa dimostrare con le proprie sperimentazioni quanto vacue siano le argomentazioni anti-biotech sulle quali sono state finora prese tutte le decisioni politiche di stampo proibizionista.
Ora, a un passo dal suo compimento, anche la prova di cui sopra è andata perduta, gettando al vento mesi di lavoro meticoloso svolto per allevare diverse specie di lepidotteri, come la Inachis io, che vive sulle ortiche, o il macaone, o le varie farfalle che prosperano sulla vegetazione spontanea di cui la stazione sperimentale era stata abbondantemente arricchita.
Quella vegetazione spontanea che troppe volte viene inutilmente tagliata o diserbata, anche per scopi civili e viabilistici, falcidiando in tal modo le fonti di approvvigionamento alimentare proprio delle farfalle di cui - inutilmente - in molti pare si preoccupino in modo accalorato quando si parla invece di Ogm.
Resta però il fatto che alcuni studi europei, tedeschi nella fattispecie, affermerebbero che il polline Bt arriverebbe addirittura a quattro chilometri di distanza. Ecco perché Fidenato e Taboga volevano sviluppare la propria sperimentazione in campo: proprio per riportare l'intera faccenda nell'ambito del realismo.
Il 90% del polline di mais è stato infatti concepito dalla natura per cadere sui fiori femminili immediatamente al di sotto dei pennacchi fiorali maschili. Solo una minima parte esce quindi dai campi e si deposita per lo più nel volgere di pochi metri di distanza dai bordi del campo, raggiungendo concentrazioni sulla vegetazione spontanea che vanno dall'irrisorio al nullo in termini di pericolosità per i lepidotteri non target.
Ciò non di meno, il fronte anti-Ogm continua a cavalcare l'onda della dispersione ambientale del polline Ogm al fine di sostenere le proprie istanze proibizioniste.
Per smontare tali messaggi volutamente fuorvianti basterebbe svolgere prove serie, sul campo, in condizioni reali. Prove, appunto, come quella predisposta a Colloredo di Monte Albano. Ma in Italia non solo non si vuole coltivare questo ibrido, autorizzato da anni a livello europeo e ampiamente seminato in Spagna con piena soddisfazione degli agricoltori locali.
Di fatto, non si vuole nemmeno che qualcuno possa dimostrare con le proprie sperimentazioni quanto vacue siano le argomentazioni anti-biotech sulle quali sono state finora prese tutte le decisioni politiche di stampo proibizionista.
Ora, a un passo dal suo compimento, anche la prova di cui sopra è andata perduta, gettando al vento mesi di lavoro meticoloso svolto per allevare diverse specie di lepidotteri, come la Inachis io, che vive sulle ortiche, o il macaone, o le varie farfalle che prosperano sulla vegetazione spontanea di cui la stazione sperimentale era stata abbondantemente arricchita.
Quella vegetazione spontanea che troppe volte viene inutilmente tagliata o diserbata, anche per scopi civili e viabilistici, falcidiando in tal modo le fonti di approvvigionamento alimentare proprio delle farfalle di cui - inutilmente - in molti pare si preoccupino in modo accalorato quando si parla invece di Ogm.
Quale unico risultato apprezzabile, quindi, resta l'efficacia del Mon810 nei
confronti della piralide. Al termine dell'attacco di prima generazione,
il mais convenzionale appariva seriamente danneggiato dalle larve,
mentre il Mon810 era praticamente perfetto.
Ma questo già si sapeva da anni: i mais Bt sono eccezionali nel contenimento della piralide, permettendo di eliminare costosi trattamenti insetticidi. Una serie di vantaggi cui l'Italia si ostina a rinunciare, a dispetto dei molti proclami pubblici che illudono a parole che dell'agricoltura importi davvero qualcosa nei piani alti della politica nazionale.
Ma questo già si sapeva da anni: i mais Bt sono eccezionali nel contenimento della piralide, permettendo di eliminare costosi trattamenti insetticidi. Una serie di vantaggi cui l'Italia si ostina a rinunciare, a dispetto dei molti proclami pubblici che illudono a parole che dell'agricoltura importi davvero qualcosa nei piani alti della politica nazionale.
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