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Foto tratta dal sito "Foodscovery" |
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Secondo l’analisi di Greenpeace,
tra il 2005 e il 2013 in Europa le aziende zootecniche sono diminuite del 32%,
ma il numero di animali allevati è aumentato, soprattutto negli allevamenti
intensivi di grandi dimensioni, che hanno visto il
numero di capi crescere di
10 milioni di unità di bestiame, arrivando alla cifra record di 94 milioni di
unità (*). Allo stesso tempo gli animali allevati in piccole aziende si sono
dimezzati, arrivando a contare appena un milione di unità.
Insomma, mentre in Europa cala il
numero di aziende del settore zootecnico, quelle che rimangono diventano sempre
più grandi, allevano un numero maggiore di animali (soprattutto polli e maiali)
e producono una quantità crescente di carne, latte e derivati. Ciò accade
nonostante da più parti giungano appelli per una drastica diminuzione dei
consumi degli alimenti di origine animale, come quello pubblicato dalla rivista
medica The Lancet, che chiede di dimezzare l’apporto di carni rosse, per una
dieta più sana e sostenibile.
A favorire l’allevamento
intensivo, però, è stata proprio la Politica agricola comune (Pac). Dai primi
anni 2000, infatti, l’assegnazione dei fondi europei si è sempre più svincolata
dalla produzione, come avveniva negli anni ’90 per proteggere agricoltori e
allevatori dalle oscillazioni del mercato, e sempre più legata all’estensione
dei terreni coltivati. Ciò ha reso più conveniente per le aziende coltivare
grandi superfici destinate alla produzione di mangimi, come mais e soia.
Inoltre, gli Stati membri hanno
anche la possibilità di finanziare direttamente alcuni settori produttivi e
Greenpeace calcola che, tra sostegni diretti e indiretti, l’allevamento
riceverebbe quasi l’80% di questo tipo di fondi. Mettendo insieme tutti i
finanziamento (Pac, sussidi diretti e altre forme di sostegno), l’associazione
ambientalista calcola che il settore zootecnico assorbirebbe ogni anno tra il
69% e il 79% di tutti i fondi. Stiamo parlando di cifre che oscillano tra 28,5
miliardi e 32,6 miliardi di euro.
Non sembra però che l’Europa
abbia intenzione di cambiare il modo in cui distribuisce i contributi
all’agricoltura e all’allevamento. Sebbene la Commissione europea abbia
annunciato che la nuova Pac sarà “più verde”, la proposta continua a basare i
finanziamenti in base alle dimensioni dei terreni, un sistema che continuerà a
favorire le grandi aziende e che non rende in alcun modo più sostenibile ed
eco-compatibile la produzione agroalimentare europea.
Secondo Greenpeace i fondi Pac
dovrebbero essere destinati alla transizione a un modello di produzione a
minore impatto ambientale, riducendo la quantità di prodotti di origine animale
e aumentandone allo stesso tempo la qualità. In particolare, l’associazione
chiede di dedicare il 50% della Pac al sostegno dell’agricoltura ecologica, di
irrigidire i criteri ambientali che devono essere rispettati per ricevere i
fondi (per esempio, stabilire un numero massimo di capi per superficie), di
assegnare misure di sostegno diretto solo a settori che offrono vantaggi
ambientali e di non incoraggiare il consumo di prodotti di origine animale
attraverso i fondi Pac.
(*) Nota: L’unità di bestiame è
un coefficiente standard che permette di aggregare differenti specie di animali
da allevamento. Un’unità di bestiame corrisponde all’equivalente di una vacca
da latte, oppure circa tre maiali, 10 pecore o poco meno di 150 polli da carne.
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