Fonte:

Accuse simboleggiate dal maxipacco esposto in piazza a
Roma con le
imitazioni delle specialità nazionali, dal fontina al prosciutto di
Parma made in Canada, restituite però al mittente dai principali consorzi di tutela delle nostre Dop
e Igp, dall’aceto balsamico al Parmigiano reggiano, dal prosciutto di
Parma al Grana padano. «Salutiamo favorevolmente l’accordo perché ci
fornisce uno strumento di tutela sul mercato canadese che altrimenti non
avremmo. La registrazione della nostra Igp nell’elenco delle
denominazioni riconosciute dalle autorità canadesi (sono 41 i prodotti
italiani annoverati e rappresentano il 92% delle nostre esportazioni
verso il Canada, ndr) amplia infatti notevolmente il campo delle
possibili azioni di tutela del prodotto e porterà a un’ulteriore
crescita della nostra quota di mercato», rimarca Mariangela Grosoli,
presidente del Consorzio dell’Aceto balsamico di Modena Igp,
l’eccellenza gastronomica italiana più esportata (744 milioni di euro di
export nel 2016). In milioni di euro. (Fonte: Rapporto 2016 Ismea-Qualivita)
Consorzi compatti nell’avallare l’accordo
Analogo il ragionamento di Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio Grana padano, il prodotto Dop più consumato del mondo (oltre 4,8 milioni di forme annue e secondo per export con 581 milioni di euro di vendite oltreconfine). «L’accordo, seppur frutto di evidenti compromessi, potrebbe aprire interessanti prospettive di aumento del nostro export – afferma Baldrighi - e sancire un principio per noi fondamentale, ovvero il riconoscimento di Dop e Igp anche per quanto riguarda direttamente il settore lattiero-caseario. Con il Ceta le importazioni canadesi di formaggi comunitari di alta qualità a dazio zero passeranno da 12mila a 29mila tonnellate». «È un risultato storico per il Prosciutto di Parma che prenderà finalmente possesso del proprio nome in Canada», aggiunge Stefano Fanti, direttore del Consorzio di tutela, precisando che l’intesa prevede la coesistenza della denominazione originale “Prosciutto di Parma” (finora venduto come “The Original Prosciutto-Le Jambon Original”) perché il marchio “Parma” è attualmente detenuto dalla società canadese Maple Leaf.
Analogo il ragionamento di Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio Grana padano, il prodotto Dop più consumato del mondo (oltre 4,8 milioni di forme annue e secondo per export con 581 milioni di euro di vendite oltreconfine). «L’accordo, seppur frutto di evidenti compromessi, potrebbe aprire interessanti prospettive di aumento del nostro export – afferma Baldrighi - e sancire un principio per noi fondamentale, ovvero il riconoscimento di Dop e Igp anche per quanto riguarda direttamente il settore lattiero-caseario. Con il Ceta le importazioni canadesi di formaggi comunitari di alta qualità a dazio zero passeranno da 12mila a 29mila tonnellate». «È un risultato storico per il Prosciutto di Parma che prenderà finalmente possesso del proprio nome in Canada», aggiunge Stefano Fanti, direttore del Consorzio di tutela, precisando che l’intesa prevede la coesistenza della denominazione originale “Prosciutto di Parma” (finora venduto come “The Original Prosciutto-Le Jambon Original”) perché il marchio “Parma” è attualmente detenuto dalla società canadese Maple Leaf.
Cooperative pro Ceta
Plaudono all’accordo non solo i Consorzi delle Dop e Igp rientrate nella lista riconosciuta dal Governo canadese ma anche Agrinsieme, il coordinamento di Alleanza delle coop agroalimentari, Cia, Confagricoltura e Copagri, che rappresentano oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e più del 30% del valore del nostro agrifood: il Ceta spalanca reali e interessanti opportunità commerciali e marginalità che possono compensare il calo dei consumi interni; il settore lattiero-caseario (11 i formaggi riconosciuti) può arrivare a raddoppiare le proprie vendite; per il vino italiano è prevista l’eliminazione completa delle tariffe e la tutela di tutte le denominazioni; «e per quanto riguarda poi le importazioni del grano - spiega Giorgio Mercuri a nome di Agrinsieme - va detto che i dazi alle importazioni di grano duro dal Canada sono stati eliminati più di 30 anni fa e non abbiamo motivi per pensare che le istituzioni italiane e gli organi di controllo non manterranno alta la guardia per garantire gli standard qualitativi e la massima reciprocità».
Plaudono all’accordo non solo i Consorzi delle Dop e Igp rientrate nella lista riconosciuta dal Governo canadese ma anche Agrinsieme, il coordinamento di Alleanza delle coop agroalimentari, Cia, Confagricoltura e Copagri, che rappresentano oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e più del 30% del valore del nostro agrifood: il Ceta spalanca reali e interessanti opportunità commerciali e marginalità che possono compensare il calo dei consumi interni; il settore lattiero-caseario (11 i formaggi riconosciuti) può arrivare a raddoppiare le proprie vendite; per il vino italiano è prevista l’eliminazione completa delle tariffe e la tutela di tutte le denominazioni; «e per quanto riguarda poi le importazioni del grano - spiega Giorgio Mercuri a nome di Agrinsieme - va detto che i dazi alle importazioni di grano duro dal Canada sono stati eliminati più di 30 anni fa e non abbiamo motivi per pensare che le istituzioni italiane e gli organi di controllo non manterranno alta la guardia per garantire gli standard qualitativi e la massima reciprocità».
Le ragioni di Coldiretti
«È inaccettabile la presunzione canadese di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi, una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori - risponde il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - si rischia di avere un effetto valanga sui mercati internazionali dove invece Italia e Ue hanno il dovere di difendere i prodotti, espressione di un’identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati su specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo». Nel frattempo - denuncia Coldiretti - gli sbarchi di grano duro del Paese nordamericano in Italia sono aumentati del 15% nei primi due mesi del 2017, con manovre speculative che hanno portato le quotazioni del grano a 24 centesimi al chilo provocando la scomparsa della coltivazione in Italia (100mila ettari di raccolti spariti e 300mila aziende cerealicole in bilico). Per non parlare del via libera all’importazione a dazio zero per circa 75mila tonnellate di carni suine e 50mila tonnellate di carne di manzo dal Canada dove vengono utilizzati ormoni per l’accrescimento vietati in Italia.
«È inaccettabile la presunzione canadese di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi, una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori - risponde il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - si rischia di avere un effetto valanga sui mercati internazionali dove invece Italia e Ue hanno il dovere di difendere i prodotti, espressione di un’identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati su specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo». Nel frattempo - denuncia Coldiretti - gli sbarchi di grano duro del Paese nordamericano in Italia sono aumentati del 15% nei primi due mesi del 2017, con manovre speculative che hanno portato le quotazioni del grano a 24 centesimi al chilo provocando la scomparsa della coltivazione in Italia (100mila ettari di raccolti spariti e 300mila aziende cerealicole in bilico). Per non parlare del via libera all’importazione a dazio zero per circa 75mila tonnellate di carni suine e 50mila tonnellate di carne di manzo dal Canada dove vengono utilizzati ormoni per l’accrescimento vietati in Italia.
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