Sempre più giovani tornano nelle campagne e scelgono l’allevamento di
pecore e vacche. Gli allevatori salvano le aree interne dallo
spopolamento, ma il crollo del prezzo di vendita degli animali mette a
rischio la loro professione. Che appassiona e coinvolge anche diverse
donne, nonostante i pregiudizi
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Alcuni hanno deciso di portare avanti l’azienda di famiglia e altri, invece, di reinventarsi un mestiere e garantirsi un futuro. È questa la sfida degli under 35 siciliani che decidono di vestire i panni del pastore e dedicarsi all’allevamento di pecore e vacche. «Negli ultimi anni - spiega Ignazio Gibiino, presidente regionale giovani impresa Coldiretti - si è registrato un aumento del 12 per cento di giovani che stanno tornando al mondo dell’agroalimentare». Un
ritorno che per il presidente Coldiretti dipende dalla
multifunzionalità del settore. «Oggi l’agroalimentare è un campo sempre
più innovativo perché consente la creazione di nuovi mestieri - prosegue -. Agri-asili, fattorie didattiche, agriturismi sono
esempi di come l’agricoltura sia diventata indispensabile alla
collettività e di come i giovani portino innovazione nella
tradizione». Pastori istruiti, dinamici e tecnologici tornano a fare rivivere le aree interne della Sicilia a rischio spopolamento.
«È un settore che offre prospettive future a molti giovani che decidono
di restare - continua Gibiino - e arricchisce un territorio che rischia
l’impoverimento».
Un mestiere che appassiona anche le donne, «promotrici di un nuovo modo di guardare all’agroalimentare». A dirlo è Tina Alfieri, rappresentante di Donne impresa Coldiretti regionale. «Sempre più donne - racconta - accedono ai nuovi bandi europei.
La multifunzionalità nell’azienda agricola si deve a loro che puntano
non solo alla produzione
ma anche, a differenza degli uomini, alla lavorazione dei prodotti e commercializzazione diretta con il consumatore». Passione, tenacia e intraprendenza sono le caratteristiche essenziali che contraddistinguono la giovane allevatrice Filippa Campo. Trentuno anni, nella sua impresa agricola a Leonforte, in provincia di Enna, alleva trecento pecore. «Ho deciso di proseguire l’attività di famiglia - dice - insieme a mia madre e mio fratello. In questa esperienza cerco di coniugare il mio ruolo di donna e mamma. Ma non è facile anche perché ancora oggi sono tanti gli uomini reticenti a dare fiducia a una donna. Ma io amo il mio lavoro e vado avanti». Il lavoro nell’allevamento è duro. «Ci impegna dall’alba fino al tramonto ma siamo felici di questa vita».
ma anche, a differenza degli uomini, alla lavorazione dei prodotti e commercializzazione diretta con il consumatore». Passione, tenacia e intraprendenza sono le caratteristiche essenziali che contraddistinguono la giovane allevatrice Filippa Campo. Trentuno anni, nella sua impresa agricola a Leonforte, in provincia di Enna, alleva trecento pecore. «Ho deciso di proseguire l’attività di famiglia - dice - insieme a mia madre e mio fratello. In questa esperienza cerco di coniugare il mio ruolo di donna e mamma. Ma non è facile anche perché ancora oggi sono tanti gli uomini reticenti a dare fiducia a una donna. Ma io amo il mio lavoro e vado avanti». Il lavoro nell’allevamento è duro. «Ci impegna dall’alba fino al tramonto ma siamo felici di questa vita».
Le difficoltà di certo non mancano. «Qualche anno fa - rivela Campo - aspettavamo Pasqua perché
era il periodo dove vendevamo di più ma negli ultimi anni abbiamo
registrato un calo della domanda di agnelli». A questo, si aggiunge il
fatto che la vita per gli allevatori nell’entroterra non è facile.
«Dobbiamo sempre spostarci - prosegue - per vendere i nostri animali. È
problematico trovare qualcuno della zona interessato». E se i sacrifici
sono tanti, i guadagni rimangono relativi. «Siamo costretti a vendere il latte a un prezzo molto basso che non copre nemmeno i costi di produzione -
ammette la 31enne - ma la passione e l’amore che abbiamo per la nostra
terra e gli animali è più forte di tutto». Filippa è consapevole di
impegnarsi in un settore non semplice. «È vero che sempre più giovani
scelgono questo mestiere, ma se si vuole guadagnare bisogna vendere il proprio prodotto fuori della Sicilia», conclude.
Il
desiderio di dare continuità all’attività di famiglia, trasformandola
in una delle più importanti della Sicilia è diventata realtà per il
31enne Giuseppe Scalisi. Oroginario di Corleone, in provincia di Palermo, alleva insieme al fratello e alla sorella 150 bovini di razza Limousine
che, ci tiene a precisare, «vengono cresciuti su una superficie di 150
ettari e alimentati con foraggi che coltiviamo sui nostri terreni».
L’azienda segue la produzione biologica ed esercita la vendita diretta tramite una catena di supermercati locali. «Il nostro è un prodotto certificato e di qualità. L'acquirente sa quello che mangia». L’entusiasmo di Scalisi deve comunque fare i conti con le tante difficoltà del settore: crollo dei prezzi degli animali, l’aumento dei costi di produzione, l’incidenza fiscale, la concorrenza con i paesi europei, il clima. «Buona parte degli allevamenti in Sicilia sono quasi tutti a condizione familiare perché sarebbe difficile pagare degli operai. Andiamo avanti con grandi sacrifici e per passione verso gli animali», conclude.
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