I titolari di alcune aziende tra Tortorici,
Cesarò e San Fratello hanno denunciato il furto di capre e vitelli per
essere destinati alla macellazione clandestina. Molti imprenditori
zootecnici hanno recuperato gli animali derubati, in alcuni casi si
presume dopo il pagamento di somme.
![]() |
Foto tratta dal sito: "webalice.it" |

I furti più recenti: 150 capre di proprietà di un allevatore di Tortorici, 85 vitelli appartenenti a cinque diversi allevatori che hanno le loro aziende in località
Cutò lungo i confini
territoriali tra Cesarò e San Fratello di cui non c’è traccia da 20
giorni. Gli allevatori danneggiati sperano di poter ritrovare i loro
animali e sperano che non siano stati destinati al mercato della
macellazione clandestina. Altri 10 cavalli di razza sanfratellana che
erano stati rubati a San Fratello sono stati fatti ritrovare dopo oltre
tre settimane anche perché non destinati alla macellazione. Gli
allevatori stanchi di subire soprusi da parte della delinquenza che non
si limita solo ai furti di bestiame, ma estende l’azione predatrice agli
attrezzi agricoli, motozappe ed altri macchinari, hanno cominciato a
denunciare i danneggiamenti subiti alle locali stazioni dei carabinieri
competenti per territorio. Pagare il pizzo per ritornare in possesso del
loro bestiame agli allevatori sembra una autentica gabella.
La titolare dell’azienda di allevamento “Manasseri Benedetta” ha denunciato il furto subiti dei bovini, ma altri armentisti sono pronti a denunciare i danneggiamenti perpetrati alle loro aziende, sostenuti nella loro azione dal comitato spontaneo di allevatori che già lo scorso anno ha segnalato al prefetto di Messina ed al questore di Palermo l’allarmante ripresa dell’abigeato e che quest’anno intende rivolgersi direttamente al presidente della Repubblica, Giorgio Napoltano, perchè intervenga.
La cifra impressionante di oltre un milione di euro rappresenta il danno che gli allevatori subiscono se si sommano nell’arco di un anno i furti di bestiame messi a segno dal crimine organizzato che opera nelle campagne dei Nebrodi. A seguito anche della crisi economica inarrestabile la criminalità organizzata è ritornata a praticare l’abigeato, reato abbandonato in passato perché poco remunerativo. Si tratta allora di invertire la tendenza allo smantellamento della presenza delle forze dell’ordine nelle zone rurali, che potrebbero presenti a controllare il territorio utilizzando nuove tecnologie, ma occorre anche incentivare il dialogo con le associazioni di rappresentanza, consentendo l’emergere di problemi e reati sovente neppure denunciati.
La titolare dell’azienda di allevamento “Manasseri Benedetta” ha denunciato il furto subiti dei bovini, ma altri armentisti sono pronti a denunciare i danneggiamenti perpetrati alle loro aziende, sostenuti nella loro azione dal comitato spontaneo di allevatori che già lo scorso anno ha segnalato al prefetto di Messina ed al questore di Palermo l’allarmante ripresa dell’abigeato e che quest’anno intende rivolgersi direttamente al presidente della Repubblica, Giorgio Napoltano, perchè intervenga.
La cifra impressionante di oltre un milione di euro rappresenta il danno che gli allevatori subiscono se si sommano nell’arco di un anno i furti di bestiame messi a segno dal crimine organizzato che opera nelle campagne dei Nebrodi. A seguito anche della crisi economica inarrestabile la criminalità organizzata è ritornata a praticare l’abigeato, reato abbandonato in passato perché poco remunerativo. Si tratta allora di invertire la tendenza allo smantellamento della presenza delle forze dell’ordine nelle zone rurali, che potrebbero presenti a controllare il territorio utilizzando nuove tecnologie, ma occorre anche incentivare il dialogo con le associazioni di rappresentanza, consentendo l’emergere di problemi e reati sovente neppure denunciati.
Nessun commento:
Posta un commento