Il centro di sperimentazione "Vezzani" fondato nel 1931, dieci fabbricati poi acquistati dalla Regione nel 2004, con tanto di spesa supplementare per mungitrici modernissime nuove di zecca e mai utilizzate, è abbandonato a se stesso, preda di ladri e vandali
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lasciati al degrado. Il Vezzani non è un semplice alpeggio: fondato nel 1931 da Valentino Vezzani, uno dei padri della ricerca zootecnica in Piemonte, fino al 2000 è stato il centro di sperimentazione per le attività economiche montane, per il miglioramento dei pascoli, la produzione di latte e formaggi, l’allevamento di bovini e altre specie. Un fiore all’occhiello dotato non solo di stalle e caseifici, ma anche di foresteria, ristorante e aule per la didattica (solo l’edificio maggiore, su più piani, occupa 1500 metri quadrati), oltre a falegnameria, magazzini e pure una chiesetta.
Oggi è tutto in stato di
abbandono. Eppure negli ultimi anni di tentativi ne sono stati fatti e di soldi
ne sono stati spesi: per periodi limitati il Vezzani aveva riaperto, seppur sporadicamente.
Dal 2008 era stato affidato in parte al Formont (il consorzio regionale per la
formazione professionale delle attività di montagna), e in parte all’Ipla
(l’istituto per le piante da legno e l’ambiente). Proprio quest’ultimo aveva
incassato nel 2010 un contributo di 130mila euro per l’avvio di alcune
attività. Lo stesso Ipla aveva poi pubblicato un bando per affidarlo a un
privato, ma la procedura era stata sospesa, nonostante tra gli interessati al
rilancio ci fossero enti locali pronti a comprarlo come Comune ed Ente parco.
«In passato abbiamo presentato a Regione e Ipla alcuni progetti per la
riapertura — spiega da Sauze il capo dell’ufficio tecnico Giorgio Fasano — ma
non si è mai arrivati a nulla di concreto ». Ma la nuova giunta Chiamparino
vuole attivarsi: «L’abbandono del Vezzani è preoccupante — ammette l’assessore
regionale al Patrimonio, Aldo Reschigna — me ne occuperò personalmente.
Possiamo cederlo in comodato d’uso, se da parte degli enti locali arriverà una
proposta concreta: convocherò una riunione urgente». Ma nel contempo Reschigna
avverte: «Se c’è un progetto fattibile bene, altrimenti saremo costretti a
vendere l’immobile.
In quelle condizioni non può più rimanere ». Uno spiraglio per il salvataggio potrebbe arrivare dall’Ordine degli architetti di Torino, che attraverso un gruppo di lavoro sta sviluppando un progetto: «Abbiamo incontrato il Comune di Sauze, il parco Alpi Cozie e altri enti interessati — spiegano Luisa Bellingeri e Massimo Rigat — vorremmo partecipare ad un apposito bando della Compagnia di San Paolo che potrebbe sostenerci nella ricerca. Speriamo che la Regione ascolti e possa appoggiarci: per riaprire il Vezzani si potrebbero trovare fondi europei, creando nuovamente posti di lavoro».
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