Fonte notizia:

«Si comunica che il procedimento della Procura della Repubblica di Roma»
è in fase di indagini: è «passato al registro noti» e si indaga per «il
reato ex articolo 479 del Codice penale», cioè “falsità ideologica
commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”. Insomma, un’inchiesta
con nomi e cognomi per falso ideologico compiuto nel calcolo delle
quote latte assegnate agli allevatori italiani. È una notizia
importante, quella che ha legalmente ottenuto da pochi giorni, nero su
bianco, l’allevatore vicentino Eugenio Rigodanzo (si è costituito come
parte offesa), ma suona anche come una terribile beffa per le centinaia
di aziende venete e lombarde “irriducibili” che da anni avevano ottenuto
la sospensione delle multe e che ora, durante l’estate, hanno visto
depositare un centinaio di sentenze del Tar Lazio che dà loro torto.
Quelle sentenze infatti stanno dando il via all’Agenzia delle entrate che ha già pubblicato il “modulo” per le cartelle esattoriali con cui la Guardia di finanza - pare che da Roma non abbiano il coraggio di mandare Equitalia, proprio per i timori di forti tensioni - busserà dagli allevatori.
Il quadro generale purtroppo è chiaro: l’Ue e l’Italia devono recuperare soldi pubblici perché negli anni passati è avvenuto uno sforamento delle quote latte assegnate al nostro Paese e distribuite tra allevatori. Molti hanno accettato di pagare le multe, magari a rate, secondo le diverse legge Alemanno, legge Zaia, varate in questi anni. Altri irriducibili si sono opposti e sono convinti di essere nel giusto perché, come noto, prima una relazione dei carabinieri depositata al Ministero dell’agricoltura, e poi un’ordinanza di un giudice hanno aperto un varco sconcertante nella vicenda: il calcolo sulla distribuzione delle quote latte, e quindi poi delle multe, sarebbe stato falsato, mettendo in gioco mucche che hanno 80 anni (il latte sono brave se lo producono fino a 10-12) e perfino manomettendo l’algoritmo usato per il calcolo della distribuzione. E la notizia più sconfortante è che ci sono registrazioni - fatte da carabinieri, non da ignoti - che dimostrerebbero che a Roma hanno comunque deciso che era meglio chiudere la vicenda applicando le multe, piuttosto che ammettere che l’intero sistema di calcolo era stato fatto male.
Ecco perché gli allevatori
interessati, ora che sanno che pur di fronte a tutto ciò stanno per
arrivare le cartelle esattoriali, sono più che agitati. «Questa volta
non so cosa succederà», dice Mauro Giaretta, storico leader dei Cospa.
«L’inchiesta della procura, parlando di “falso ideologico” e di
“indagati noti”, conferma di fatto che le multe agli allevatori non si
basano sui dati reali di produzione di latte italiano, ma su dati
totalmente falsi, in base ai quali i funzionari dell’agenzia nazionale
Agea preposti hanno giustificato un’inesistente produzione di latte in
eccesso, che non trova riscontro sul reale patrimonio bovino italiano. E
la beffa, con le sentenze del Tar, è che rischiamo di trovarci
notificate cartelle esattoriali emesse da Agea, magari proprio da quei
funzionari che sono sotto inchiesta. Faremo ricorso al Consiglio di
Stato, ma il Governo deve fermare quelle cartelle: sono un’ingiustizia
colossale».
Quelle sentenze infatti stanno dando il via all’Agenzia delle entrate che ha già pubblicato il “modulo” per le cartelle esattoriali con cui la Guardia di finanza - pare che da Roma non abbiano il coraggio di mandare Equitalia, proprio per i timori di forti tensioni - busserà dagli allevatori.
Il quadro generale purtroppo è chiaro: l’Ue e l’Italia devono recuperare soldi pubblici perché negli anni passati è avvenuto uno sforamento delle quote latte assegnate al nostro Paese e distribuite tra allevatori. Molti hanno accettato di pagare le multe, magari a rate, secondo le diverse legge Alemanno, legge Zaia, varate in questi anni. Altri irriducibili si sono opposti e sono convinti di essere nel giusto perché, come noto, prima una relazione dei carabinieri depositata al Ministero dell’agricoltura, e poi un’ordinanza di un giudice hanno aperto un varco sconcertante nella vicenda: il calcolo sulla distribuzione delle quote latte, e quindi poi delle multe, sarebbe stato falsato, mettendo in gioco mucche che hanno 80 anni (il latte sono brave se lo producono fino a 10-12) e perfino manomettendo l’algoritmo usato per il calcolo della distribuzione. E la notizia più sconfortante è che ci sono registrazioni - fatte da carabinieri, non da ignoti - che dimostrerebbero che a Roma hanno comunque deciso che era meglio chiudere la vicenda applicando le multe, piuttosto che ammettere che l’intero sistema di calcolo era stato fatto male.
Ecco perché gli allevatori
Se ci sono stati errori, è giusto che gli allevatori non paghino quelle multe, ma sarebbe una grandissima ingiustizia non rimborsare quegli allevatori che hanno pagato, e non hanno potuto investire quelle somme nelle aziende, non solo, a tanti dovebbero ripagare anche i danni dovuti al fatto che molti allevatori sono stati costretti ad indebitarsi per pagare qulle multe.
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