Foto tratta da: "L'ecodibergamo" |
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Innovazione, diversificazione e accurata
pianificazione degli investimenti: questi gli ingredienti della ricetta
suggerita da Confai al mondo agricolo e agromeccanico bergamasco per
affrontare un 2015 che si preannuncia all’insegna dell’incertezza.
“Per il prossimo anno risulta assai
difficile fare previsioni sull’andamento del settore primario – osserva
Leonardo Bolis, presidente provinciale e nazionale di Confai – in quanto
ci si trova di fronte ad una serie di variabili di carattere non solo
economico, ma anche di politica agraria, che nel giro di pochi mesi
potrebbero disegnare un quadro dell’agricoltura bergamasca e lombarda
profondamente diverso da quello attuale”.
Tra le partite aperte sul fronte delle
scelte istituzionali il 2015 potrebbe portare cambiamenti da un duplice
punto di vista. “Innanzitutto confidiamo in uno sblocco della direttiva
nitrati – auspica Bolis – e in una revisione delle cosiddette ‘zone
vulnerabili’ in senso più favorevole al comparto zootecnico: sotto
questo profilo apprezziamo il notevole attivismo dell’assessore
all’agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, che da tempo ha avviato
una serrata interlocuzione con il Governo e con l’Unione europea a
difesa degli interessi della nostra zootecnia”.
Il secondo punto riguarda il varo
definitivo della nuova politica agricola europea. “La Lombardia ha
presentato da tempo a Bruxelles il proprio progetto di Piano di sviluppo
rurale – ricorda Bolis -, condizione indispensabile per l’erogazione
dei nuovi fondi comunitari. Stiamo ora aspettando il via libera dell’Ue,
ma attendiamo nel contempo che il Governo consenta anche alle imprese
agromeccaniche, come già annunciato, di concorrere per il riparto delle
risorse europee per il settore primario”. L’accesso dei contoterzisti
agrari alle misure del Psr rappresenterebbe infatti l’unica strada per
sbloccare gli investimenti in meccanizzazione e tecnologie innovative
per l’agricoltura e per fare uscire il settore da una crisi che si
trascina da oltre un quinquennio”.
A tutto ciò si aggiungeranno le
conseguenze della fine del regime europeo delle quote latte. “A partire
dall’aprile del prossimo anno – ricorda Enzo Cattaneo, direttore di
Confai Bergamo e segretario generale di Confai Academy – tutte le
aziende del comparto dovranno operare confrontandosi con il mercato
globale senza nessuna rete di salvataggio. Secondo l’Osservatorio
economico di Confai Academy, lo smantellamento del regime di protezione
offerto dalle quote di produzione potrebbe mettere fuori mercato circa
250 allevamenti bergamaschi, ovvero quasi un quarto delle nostre aziende
zootecniche”.
Tra i comparti che stanno vivendo una
situazione di evidente negatività rientra senz’altro quello suinicolo,
che in Bergamasca annovera attualmente più di 700 aziende, di cui
tuttavia gli allevamenti ad alta specializzazione sono poco più di un
centinaio.
Si registra un perdurante stato di
difficoltà anche per il comparto dei bovini da carne, che negli ultimi
otto anni ha fatto registrare un calo costante nel numero dei capi
allevati, riflesso della generale tendenza alla diminuzione dei consumi
di carne e della crescita dei costi di produzione della nostra
zootecnia.
Quali strategie dovranno adottare le
imprese agricole per il prossimo anno? “Uno dei punti chiave sarà
l’innovazione – suggerisce Cattaneo -. In presenza di contesti
internazionali sempre più competitivi chi non innova finisce per
autoescludersi dal mercato, pregiudicando irrimediabilmente il futuro
della propria azienda”.
Ad uno spirito innovatore bisogna però
aggiungere una buone dose di prudenza sotto il profilo gestionale.
“Purtroppo – fa notare Cattaneo – molti imprenditori agricoli
oggigiorno ancora non compilano sistematicamente uno schema delle
entrate e delle uscite. Come organizzazione non ci stanchiamo mai di
ripetere ai nostri associati che il flusso di cassa deve essere il
‘sorvegliato speciale’ in ogni attività d’impresa, anche nelle più
piccole”.
Un’importante via d’uscita alla crisi
per molte imprese agricole potrebbe essere data dall’agricoltura
multifunzionale con la sua varietà di attività, che vanno dalla vendita
diretta alle iniziative in materia di didattica rurale e di agricoltura
sociale. A questo proposito Expo 2015 potrebbe rappresentare la giusta
occasione per superare un orizzonte strettamente agricolo e puntare a
situare la propria impresa a cavallo tra agricoltura, agroindustria,
commercio e terziario.
Da non trascurare il comparto
dell’agroenergia: dopo l’euforia dei primi anni gli scenari sono per
certi versi meno incoraggianti, ma nel contempo meglio definiti e
presentano margini di sviluppo interessanti nel medio-lungo periodo:
tutto questo in relazione alla caduta dei costi marginali di produzione
dell’energia verde e al crescente sostegno dell’opinione pubblica verso
il processo di riduzione della dipendenza globale dai combustibili
fossili.
Per far fronte alle complesse sfide che
attendono l’agricoltura bergamasca nel 2015 sarà infine essenziale
approfondire ancor di più la collaborazione già esistente tra imprese
agricole e agromeccaniche, considerando la funzione che i servizi di
coltivazione in conto terzi svolgono da tempo ai fini della riduzione
dei costi di produzione in agricoltura.
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