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I contributi sono riservati agli allevatori che decidono di investire
sulla qualità, la sicurezza alimentare e il benessere. Le aziende
agricole potranno ottenere aiuti fino a 15mila euro che salgono a
200mila per quelle che sono impegnate anche
nella trasformazione e
commercializzazione. Con una corsia preferenziale per giovani e imprese
delle zone montane.
«Un piano sicuramente positivo – spiega Mario Guidi, presidente della
Confagricoltura – frutto anche dei lavori del tavolo promosso dal
ministero, ma a questo punto bisogna fare molta attenzione su come
spendere il budget. Condividiamo le linee indicate dal ministro Martina e
cioè di puntare sulla qualità e sul miglioramento genetico. Ma bisogna
evitare interventi a pioggia». Guidi ricorda che in Italia sono
operative 40mila stalle per una produzione di latte di circa 12 milioni
di tonnellate. Dividendo il budget per le stalle con le risorse del
2015, pari a 8 milioni, l'aiuto si limiterebbe a 200 euro. Se
all'intervento accedesse la metà delle imprese si salirebbe a 400 euro.
Con le risorse 2016 e 2017, 50 milioni all'anno, la situazione cambia
perché «la disponibilità sarebbe infatti maggiore rispetto al plafond
per la qualità dell'ex articolo 68». La Confagricoltura ha calcolato
l'impatto anche in termini di latte. Il sostegno sarebbe nel 2015 di 0,1
centesimi al litro, 0,7 centesimi nel 2016 e 2017. Un aiuto di circa
7mila euro per una stalla che produce 10mila quintali. Per Guidi
«bisogna puntare ad aggregare quanto più latte possibile, investire
nella promozione dei formaggi e del latte fresco. Bene quindi la
campagna sui consumatori. L'obiettivo deve essere la conquista dei
mercati». La ricetta di Confagricoltura è di semplificare, alleggerire
le aziende e investire sul mercato». «No quindi agli interventi tampone
che una volta esauriti ripropongono il problema della competitività. Il
prezzo del latte potrebbe scendere ancora – avverte Guidi – per questo
dobbiamo attrezzare le nostre aziende al dopo quote latte, la Germania
lo sta già facendo.
Valutazioni positive anche dal presidente della Coldiretti Roberto
Moncalvo: «Occorre intervenire a livello comunitario e nazionale per
preparare con strumenti adeguati un atterraggio morbido all' uscita del
sistema delle quote». La Coldiretti punta molto sulle misure annunciate
dal ministro per la valorizzazione del prodotto italiano. E su queste
chiede un colpo di acceleratore. Fondamentale – spiega Giorgio Apostoli,
responsabile del servizio zootecnia di Coldiretti– è la questione della
denominazione del formaggio, spesso realizzato con derivati del latte
«con conseguenze micidiali per la filiera made in Italy». «La Lituania –
dice Apostoli – ha triplicato l'export di cagliate a prezzi irrisori.
Così si mette a rischio la trasparenza del prodotto e la competitività
delle imprese italiane. È sufficiente una norma a costo zero – conclude –
che obbliga a indicare in etichetta che il formaggio è fatto con il
latte per tutelerebbe il sistema produttivo nazionale».
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