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Dopo 31 anni e, per l’Italia, almeno 4 miliardi di multe, dal 1°
aprile 2015 finirà finalmente il famigerato regime delle quote latte,
vero e proprio totem, nel bene e nel male, della prima politica
economica europea. La sua abolizione era già stata decisa dalla riforma
della Politica agricola comune del novembre 2008, e lunedì, all'ultimo
Consiglio agricolo Ue presieduto dall'Italia, si è parlato delle
incognite del «dopo quote»: niente più gabbie produttive, supermulte da
pagare, contenziosi infiniti con Bruxelles. Aziende libere di
confrontarsi con il mercato dopo trent'anni di contingentamento della
produzione.
Nonostante dubbi e timori sulla volatilità dei mercati e
sull'inadeguatezza del cosiddetto «pacchetto latte» messo a punto da
Bruxelles per garantire al settore
un «atterraggio morbido» verso la
concorrenza senza paletti, un rapporto messo a punto dalla Presidenza
italiana sottolinea come le prospettive a lungo termine siano
favorevoli, grazie in particolare all'attesa crescita della domanda
globale. Tuttavia, si legge nel testo, «le sfide a cui far fronte nei
prossimi anni restano numerose», soprattutto in riferimento
all’instabilità dei mercati e all'accentuata volatilità dei prezzi.
Il blocco delle esportazioni di settore verso la Federazione russa ha
già causato un significativo calo delle quotazioni. In più, la
situazione di alcuni allevatori potrebbe essere aggravata dal pagamento
del prelievo di corresponsabilità per il superamento dei massimali di
produzione nella campagna 2014-2015. Da qui la richiesta dell'Italia al
Consiglio Ue di pronunciarsi sulla possibilità di prevedere un pagamento
rateizzato, e senza interessi, del prelievo supplementare dovuto
nell'ultima campagna di commercializzazione prima della soppressione del
regime delle quote.
Una richiesta che ha raccolto pochi consensi. Alcuni ministri Ue
hanno anche ricordato come l'Italia, nei mesi scorsi, si era opposta a
modifiche tecniche (sull'adattamento del tenore di materia grassa) che
avrebbero consentito di limitare gli splafonamenti. Dal canto suo, la
Commissione ha sottolineato che il settore lattiero-caseario non è in
crisi, nonostante «il considerevole aumento della produzione in alcuni
Stati membri e la diminuzione dei prezzi». Le consegne di latte hanno
raggiunto nel 2014 il livello record di 147 milioni di tonnellate. Come
dire: è il mercato, bellezza.
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