Estesi alla Finlandia gli
aiuti già decisi per i Paesi Baltici, per un totale di oltre 38 milioni
di euro. E l'Italia non potrà nemmeno beneficiare degli aiuti
all'ammasso dei formaggi, che sono cancellati.
Fonte notizia:
Nessun aiuto all'ammasso dei formaggi, ma solo a burro e latte in
polvere. La conferma viene da Bruxelles che ha deciso di estendere al 28
febbraio 2015 questa “valvola di sfogo” destinata a dare un sollievo, seppure parziale, alle conseguenze dell'embargo russo sui prodotti agroalimentari. Nulla da fare invece per gli aiuti all'ammasso privato dei formaggi,
a causa delle eccessive richieste giunte dai produttori e non
giustificate dal livello dei commerci verso la Russia. Per i nostri
formaggi Dop, Parmigiano Reggiano e Grana Padano soprattutto, si chiude
così un'opportunità che avrebbe dato sollievo alla flessione di mercato
registrata negli ultimi mesi.
Aiuti alla Finlandia
Confermato invece l'aiuto ai produttori di latte di Estonia, Lettonia e Lituania (si veda quanto anticipato QUI) ai quali è stato riconosciuto un danno in seguito all'embargo russo. A loro sono destinati 28 milioni di euro, cosa che ha fatto scattare la protesta della Finlandia,
non meno colpita dall'embargo, che ha chiesto alla Commissione europea
di essere a sua volta inclusa fra gli “aventi diritto” ai sostegni
comunitari. Richiesta che in questi giorni è stata accolta e anche i
produttori di latte di quel Paese riceveranno aiuti per 10,7 milioni di euro.
Il plauso di Copa Cogeca
Gli aiuti della Commissione sono stati accolti con favore dal Copa
Cogeca (sodalizio che riunisce la cooperazione europea) che per voce del
suo segretario, Pekka Pesonen, ha salutato il provvedimento come una giusta risposta per compensare almeno in parte i produttori
lattiero-caseari, penalizzati dall'embargo e da un mercato che non
copre nemmeno le spese di produzione. Situazione, ha ribadito Pesonen,
che rende necessario trovare nuovi sbocchi mercato, rimuovendo laddove necessario barriere sanitarie e ostacoli al commercio.
Italia in affanno
In Italia, a ben guardare, la situazione non appare poi dissimile da
quella dei Paesi baltici, che pure hanno beneficiato degli aiuti decisi
dalla Commissione. Il Parmigiano Reggiano, ad esempio, ha
esportato verso la Russia nel 2013 più di diecimila forme, per un valore
di quasi sei milioni di euro. Per non parlare dei prezzi, scesi a 7,45 euro al chilo per il prodotto di più breve stagionatura, prezzi che un anno fa superavano i 9 euro. Una situazione che si fa ancora più pesante per gli allevatori, da sei mesi alla vana ricerca di un accordo per definire il prezzo del latte
in Lombardia. Anche l'intervento del ministero per le Politiche
agricole, dove si è svolto un tavolo di mediazione con le industrie, non
ha sbloccato la situazione. E il 2014 sembra destinato a chiudersi
così, senza un accordo e con prezzi calanti, sotto il costo di
produzione. Ma ai Paesi Baltici un aiuto alla fine è giunto. All'Italia
no. Intanto a Bruxelles è andata in scena la protesta degli allevatori che chiedono a gran voce interventi per frenare la produzione di latte europeo, nella speranza di una ripresa dei prezzi. Che al momento appare lontana.
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