Per l´occasione l´Aula Magna della Scuola è
stata intitolata alla memoria di Nino Barone, fondatore dell´Istituto e
suo preside per il primo trentennio
Fonte notizia:

valorizzare lo sviluppo di un territorio che punta
sulle "eccellenze" enogastronomiche e sul suo inimitabile paesaggio
urbano-rurale.
L´idea di dar vita a una Scuola professionale per formare provetti tecnici agricoli nacque nel 1952 come progetto politico della DC modicana di combattere la disoccupazione e promuovere lo sviluppo economico del territorio. A quel programma collaborò lealmente anche il piccolo Partito Liberale dell´ avv. Niccolò Pinzero che appoggiò la proposta presso il ministro della PI Gaetano Martino. Nei primi anni del dopoguerra le condizioni sociali della città erano drammatiche : povertà diffusa, migliaia di famiglie "aggrottate", migliaia di braccianti "spigolatori", mancanza di elementari infrastrutture (acquedotto, fognatura, alvei dei torrenti in parte scoperti, analfabetismo elevato ed evasione dell´ obbligo scolastico). Anche per fronteggiare la dura opposizione del PCI dell´ on. Virgilio Failla, la nuova classe dirigente scudocrociata ebbe il merito di elaborare una strategia di sviluppo che puntava sulle vocazioni produttive del comprensorio, soprattutto sulla modernizzazione delle aziende agricole e sull´ istruzione tecnico-agraria.
Occorre sottolineare il livello alto della cultura politica dei partiti del tempo, a differenza dell´ inerzia presente. Nel progetto di Nino Barone riviveva la grande lezione di Sturzo e De Gasperi, il riformismo cattolico basato sulla riforma agraria e sulla diffusione della piccola proprietà, sulle piccole e medie imprese e sul ruolo della Casa del Mezzogiorno per vincere l´arretratezza del Sud. Manodopera qualificata, meccanizzazione agricola e innovazione agronomica per rilanciare su più avanzate basi produttive la zootecnia dell´altopiano ibleo, l´industria lattiero-casearia, l´ortofrutticoltura della "fascia trasformata". Nei carteggi di famiglia ho rintracciato lettere e documenti che testimoniano l´impegno di una classe politica seria e preparata che prima "pensava" e poi realizzava lo sviluppo locale, le delibere del Consiglio comunale, lo studio preliminare elaborato da mio padre e inviato al Ministero per l´approvazione del decreto istitutivo, le adesioni all´iniziativa dei Comuni di Scicli, Pozzallo, Ispica, dei Consorzi di bonifica, della Coldiretti. Un obiettivo collettivo e vittorioso, come oggi non accade.
L´ Istituto professionale di Stato per l´ Agricoltura apri´ i battenti nel 1954 e fu all´ unanimità intitolato a Clemente Grimaldi, nel solco di una prestigiosa tradizione culturale. Il nobile casato ha dato molto alla pubblica istruzione della città , da quando le sorelle Francesca e Concetta Grimaldi alla vigilia dell´ Unità contribuirono col loro vasto patrimonio ( oltre 1600 ettari di terra) alla nascita dell´ Istituto Tecnico "Archimede" e del Liceo classico "Campailla".
A cavallo tra 19mo e 20mo secolo i fratelli GiovanPietro e Clemente sono stati protagonisti illustri della vita politica e culturale modicana: il primo è stato ordinario di Fisica e Rettore dell´ Università di Catania, progettista dell´ impianto di sollevamento idrico della sorgente S.Pancrazio ; il secondo è riconosciuto come uno dei maggiori agronomi europei per i suoi studi volti a creare nuovi vitigni resistenti alla fillossera, organizzatore instancabile di consorzi e associazioni agrarie, sperimentatore esperto nelle sue aziende di Cipolluzzi e di Fondolongo. Negli stessi anni Michele Grimaldi fondava nel fondo Cannizzara una Colonia agricola allo scopo di istruire i contadini: non a caso l´ opera pia che porta il suo nome decise nel 1954 di destinare una larga parte delle sue rendite al finanziamento del nuovo Istituto Agrario e una parte delle sue terre all´ avvio di un´azienda agricola-modello.
Uomini e programmi di un tempo lontano, la cui eredità politica e pedagogica vive ancora oggi nella continuità delle istituzioni formative della città. Un esempio da non dimenticare, un monito alle nuove generazioni a progettare il futuro di Modica sulle solide radici della sua identità storica e culturale.
L´idea di dar vita a una Scuola professionale per formare provetti tecnici agricoli nacque nel 1952 come progetto politico della DC modicana di combattere la disoccupazione e promuovere lo sviluppo economico del territorio. A quel programma collaborò lealmente anche il piccolo Partito Liberale dell´ avv. Niccolò Pinzero che appoggiò la proposta presso il ministro della PI Gaetano Martino. Nei primi anni del dopoguerra le condizioni sociali della città erano drammatiche : povertà diffusa, migliaia di famiglie "aggrottate", migliaia di braccianti "spigolatori", mancanza di elementari infrastrutture (acquedotto, fognatura, alvei dei torrenti in parte scoperti, analfabetismo elevato ed evasione dell´ obbligo scolastico). Anche per fronteggiare la dura opposizione del PCI dell´ on. Virgilio Failla, la nuova classe dirigente scudocrociata ebbe il merito di elaborare una strategia di sviluppo che puntava sulle vocazioni produttive del comprensorio, soprattutto sulla modernizzazione delle aziende agricole e sull´ istruzione tecnico-agraria.
Occorre sottolineare il livello alto della cultura politica dei partiti del tempo, a differenza dell´ inerzia presente. Nel progetto di Nino Barone riviveva la grande lezione di Sturzo e De Gasperi, il riformismo cattolico basato sulla riforma agraria e sulla diffusione della piccola proprietà, sulle piccole e medie imprese e sul ruolo della Casa del Mezzogiorno per vincere l´arretratezza del Sud. Manodopera qualificata, meccanizzazione agricola e innovazione agronomica per rilanciare su più avanzate basi produttive la zootecnia dell´altopiano ibleo, l´industria lattiero-casearia, l´ortofrutticoltura della "fascia trasformata". Nei carteggi di famiglia ho rintracciato lettere e documenti che testimoniano l´impegno di una classe politica seria e preparata che prima "pensava" e poi realizzava lo sviluppo locale, le delibere del Consiglio comunale, lo studio preliminare elaborato da mio padre e inviato al Ministero per l´approvazione del decreto istitutivo, le adesioni all´iniziativa dei Comuni di Scicli, Pozzallo, Ispica, dei Consorzi di bonifica, della Coldiretti. Un obiettivo collettivo e vittorioso, come oggi non accade.
L´ Istituto professionale di Stato per l´ Agricoltura apri´ i battenti nel 1954 e fu all´ unanimità intitolato a Clemente Grimaldi, nel solco di una prestigiosa tradizione culturale. Il nobile casato ha dato molto alla pubblica istruzione della città , da quando le sorelle Francesca e Concetta Grimaldi alla vigilia dell´ Unità contribuirono col loro vasto patrimonio ( oltre 1600 ettari di terra) alla nascita dell´ Istituto Tecnico "Archimede" e del Liceo classico "Campailla".
A cavallo tra 19mo e 20mo secolo i fratelli GiovanPietro e Clemente sono stati protagonisti illustri della vita politica e culturale modicana: il primo è stato ordinario di Fisica e Rettore dell´ Università di Catania, progettista dell´ impianto di sollevamento idrico della sorgente S.Pancrazio ; il secondo è riconosciuto come uno dei maggiori agronomi europei per i suoi studi volti a creare nuovi vitigni resistenti alla fillossera, organizzatore instancabile di consorzi e associazioni agrarie, sperimentatore esperto nelle sue aziende di Cipolluzzi e di Fondolongo. Negli stessi anni Michele Grimaldi fondava nel fondo Cannizzara una Colonia agricola allo scopo di istruire i contadini: non a caso l´ opera pia che porta il suo nome decise nel 1954 di destinare una larga parte delle sue rendite al finanziamento del nuovo Istituto Agrario e una parte delle sue terre all´ avvio di un´azienda agricola-modello.
Uomini e programmi di un tempo lontano, la cui eredità politica e pedagogica vive ancora oggi nella continuità delle istituzioni formative della città. Un esempio da non dimenticare, un monito alle nuove generazioni a progettare il futuro di Modica sulle solide radici della sua identità storica e culturale.
Bei tempi, quando ancora i politici, oltre che a pensare ai loro affari, tenevano a cuore un po' anche il loro territorio e i bisogni della loro gente. E credevano nella cultura come mezzo per elevare a migliori condizioni il mondo contadino che, a quei tempi, viveva veramente nella miseria, miseria mantenuta anche dall'ignoranza. E molta strada, molta fatica facevano allora gli studenti contadini per accedere alla cultura. Oggi, invece, i politici pensano solo alle loro tasche e a tenere quanto più possibile il popolo nell'ignoranza. E i contadini? I contadini oggi hanno più facile accesso alla scuola ma, stranamente, sono sempre ignoranti solo che, a differenza del passato, non lo sanno o lo negano. Ma in entrambi i casi pensano ormai di sapere tutto, tranne che come sopravvivere.
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