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Sul tavolo di Nino Caleca, assessore
regionale all’agricoltura, c’è la patata bollente dell‘Istituto
Sperimentale Zootecnico della Sicilia, uno dei più antichi del Paese,
istituito con decreto del re d’Italia nel 1884, che, pur avendo svolto per
decenni un ruolo cruciale nello sviluppo della zootecnia isolana, versa oggi in
uno stato di grave sofferenza economica sia per effetto dei tagli
di finanziamenti imposti dalla spending review, da tre a due milioni di euro,
del tutto insufficienti per gli stipendi dei 48 dipendenti che vi lavorano e
per il mantenimento degli animali autoctoni che vi sono custoditi, sia per una
gestione che, secondo il vezzo italico, ha avuto molte ombre per delibere
irregolari, consulenze sospette, errori grossolani di contabilità aziendale.
Fatto sta che, secondo varie interrogazioni
parlamentari presentate da deputati
della maggioranza e dell’opposizione,
gli animali sono tenuti a stecchetto. E a stecchetto sono stati tenuti anche i
dipendenti che qualche mese fa, per gli stipendi arretrati, hanno inscenato
manifestazioni di protesta. Ad aggravare il disagio anche un incendio di vaste
proporzioni sulle cui cause sta indagando la Procura di Palermo.
Alcuni documenti contabili hanno
dell’incredibile. Nell’ultimo bilancio dell’Istituto (d’ora in poi ne
scriveremo l’acronimo ISZS) esso risulta avere un patrimonio immobiliare
di 356 mila euro, più o meno quanto un appartamento nel centro di Catania. Ma,
da una lettura delle carte, nel Fondo Luparello, a Palermo, dove si trova
una stazione di ricerca dell’Assessorato Agricoltura (vi è, peraltro, un
“meraviglioso parco borbonico con un baglio settecentesco, da cui si gode un
panorama mozzafiato”), l’azienda di pertinenza è estesa 52 ettari, con ovili,
sala mungitura, stalla, caprile, porcilaia, scuderia, fienile, concimaia e
magazzini mentre nel Centro Avicolo di Messina, lungo la statale 113, si trova
“una villa risalente alla fine dell’800 e una struttura più recente che un
tempo ospitava una scuola”. La villa è stata integralmente ristrutturata per
accogliere il Centro di documentazione delle attività in Sicilia e un
laboratorio di tassidermia, di monitoraggio della fauna selvatica siciliana e
dell’avifauna migratoria, voliere e parchetti per ospitare gli animali
selvatici autoctoni; in un altro immobile, il Museo della fauna selvatica. In
più l’ISZS ha un’altra azienda, denominata Giardinello. Questo fondo ha una
pertinenza di 152 ettari di terreno.
Secondo le stime di alcuni esperti, il valore reale
del patrimonio immobiliare dell’Istituto si aggirerebbe
invece, e c’è da crederci, sulla cifra di 13,5 milioni euro.
Nel bilancio stupisce ancora la produzione foraggera
riportata senza alcun valore, la quantità di foraggio per l’alimentazione di
ovicaprini ed equidi chiaramente sottodimensionata, la mancanza dei costi
relativi ai mangimi per avicoli, canidi, conigli, suini e alcuni altri
strafalcioni del genere.
A fronte di questi svarioni, difficili da
spiegare ma certamente non scusabili, lascia di stucco, nelle aziende Luparello
e Giardinello, il mantenimento del rapporto di fornitura di energia elettrica
con l’Enel, che espone l’Istituto per 127 mila euro, nonostante l’ISZS abbia due
impianti fotovoltaici con immissione in rete di una potenza di 13,94 KWP
superiore alle loro esigenze energetiche.
Sul tavolo di Nino Caleca, assessore regionale all’agricoltura, c’è la patata bollente dell‘Istituto Sperimentale Zootecnico della
Sicilia, uno dei più antichi del Paese, istituito con decreto del re
d’Italia nel 1884, che, pur avendo svolto per decenni un ruolo cruciale
nello sviluppo della zootecnia isolana, versa oggi in uno stato di grave sofferenza economica sia
per effetto dei tagli di finanziamenti imposti dalla spending review,
da tre a due milioni di euro, del tutto insufficienti per gli stipendi
dei 48 dipendenti che vi lavorano e per il mantenimento degli animali
autoctoni che vi sono custoditi, sia per una gestione che, secondo il
vezzo italico, ha avuto molte ombre per delibere irregolari, consulenze
sospette, errori grossolani di contabilità aziendale.
Fatto sta che, secondo varie interrogazioni parlamentari presentate da deputati della maggioranza e dell’opposizione, gli animali sono tenuti a stecchetto. E a stecchetto sono stati tenuti anche i dipendenti che qualche mese fa, per gli stipendi arretrati, hanno inscenato manifestazioni di protesta. Ad aggravare il disagio anche un incendio di vaste proporzioni sulle cui cause sta indagando la Procura di Palermo.
Alcuni documenti contabili hanno dell’incredibile. Nell’ultimo bilancio dell’Istituto (d’ora in poi ne scriveremo l’acronimo ISZS) esso risulta avere un patrimonio immobiliare di 356 mila euro, più o meno quanto un appartamento nel centro di Catania. Ma, da una lettura delle carte, nel Fondo Luparello, a Palermo, dove si trova una stazione di ricerca dell’Assessorato Agricoltura (vi è, peraltro, un “meraviglioso parco borbonico con un baglio settecentesco, da cui si gode un panorama mozzafiato”), l’azienda di pertinenza è estesa 52 ettari, con ovili, sala mungitura, stalla, caprile, porcilaia, scuderia, fienile, concimaia e magazzini mentre nel Centro Avicolo di Messina, lungo la statale 113, si trova “una villa risalente alla fine dell’800 e una struttura più recente che un tempo ospitava una scuola”. La villa è stata integralmente ristrutturata per accogliere il Centro di documentazione delle attività in Sicilia e un laboratorio di tassidermia, di monitoraggio della fauna selvatica siciliana e dell’avifauna migratoria, voliere e parchetti per ospitare gli animali selvatici autoctoni; in un altro immobile, il Museo della fauna selvatica. In più l’ISZS ha un’altra azienda, denominata Giardinello. Questo fondo ha una pertinenza di 152 ettari di terreno.
Secondo le stime di alcuni esperti, il valore reale del patrimonio immobiliare dell’Istituto si aggirerebbe invece, e c’è da crederci, sulla cifra di 13,5 milioni euro.
Nel bilancio stupisce ancora la produzione foraggera riportata senza alcun valore, la quantità di foraggio per l’alimentazione di ovicaprini ed equidi chiaramente sottodimensionata, la mancanza dei costi relativi ai mangimi per avicoli, canidi, conigli, suini e alcuni altri strafalcioni del genere.
A fronte di questi svarioni, difficili da spiegare ma certamente non scusabili, lascia di stucco, nelle aziende Luparello e Giardinello, il mantenimento del rapporto di fornitura di energia elettrica con l’Enel, che espone l’Istituto per 127 mila euro, nonostante l’ISZS abbia due impianti fotovoltaici con immissione in rete di una potenza di 13,94 KWP superiore alle loro esigenze energetiche.
- See more at: http://www.ilmoderatore.it/2014/12/04/strafalcioni-contabili-allistituto-zootecnico-varrebbe-appena-356mila-euro-52495/#sthash.AgLQz4tE.dpuf
Fatto sta che, secondo varie interrogazioni parlamentari presentate da deputati della maggioranza e dell’opposizione, gli animali sono tenuti a stecchetto. E a stecchetto sono stati tenuti anche i dipendenti che qualche mese fa, per gli stipendi arretrati, hanno inscenato manifestazioni di protesta. Ad aggravare il disagio anche un incendio di vaste proporzioni sulle cui cause sta indagando la Procura di Palermo.
Alcuni documenti contabili hanno dell’incredibile. Nell’ultimo bilancio dell’Istituto (d’ora in poi ne scriveremo l’acronimo ISZS) esso risulta avere un patrimonio immobiliare di 356 mila euro, più o meno quanto un appartamento nel centro di Catania. Ma, da una lettura delle carte, nel Fondo Luparello, a Palermo, dove si trova una stazione di ricerca dell’Assessorato Agricoltura (vi è, peraltro, un “meraviglioso parco borbonico con un baglio settecentesco, da cui si gode un panorama mozzafiato”), l’azienda di pertinenza è estesa 52 ettari, con ovili, sala mungitura, stalla, caprile, porcilaia, scuderia, fienile, concimaia e magazzini mentre nel Centro Avicolo di Messina, lungo la statale 113, si trova “una villa risalente alla fine dell’800 e una struttura più recente che un tempo ospitava una scuola”. La villa è stata integralmente ristrutturata per accogliere il Centro di documentazione delle attività in Sicilia e un laboratorio di tassidermia, di monitoraggio della fauna selvatica siciliana e dell’avifauna migratoria, voliere e parchetti per ospitare gli animali selvatici autoctoni; in un altro immobile, il Museo della fauna selvatica. In più l’ISZS ha un’altra azienda, denominata Giardinello. Questo fondo ha una pertinenza di 152 ettari di terreno.
Secondo le stime di alcuni esperti, il valore reale del patrimonio immobiliare dell’Istituto si aggirerebbe invece, e c’è da crederci, sulla cifra di 13,5 milioni euro.
Nel bilancio stupisce ancora la produzione foraggera riportata senza alcun valore, la quantità di foraggio per l’alimentazione di ovicaprini ed equidi chiaramente sottodimensionata, la mancanza dei costi relativi ai mangimi per avicoli, canidi, conigli, suini e alcuni altri strafalcioni del genere.
A fronte di questi svarioni, difficili da spiegare ma certamente non scusabili, lascia di stucco, nelle aziende Luparello e Giardinello, il mantenimento del rapporto di fornitura di energia elettrica con l’Enel, che espone l’Istituto per 127 mila euro, nonostante l’ISZS abbia due impianti fotovoltaici con immissione in rete di una potenza di 13,94 KWP superiore alle loro esigenze energetiche.
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Sul tavolo di Nino Caleca, assessore regionale all’agricoltura, c’è la patata bollente dell‘Istituto Sperimentale Zootecnico della
Sicilia, uno dei più antichi del Paese, istituito con decreto del re
d’Italia nel 1884, che, pur avendo svolto per decenni un ruolo cruciale
nello sviluppo della zootecnia isolana, versa oggi in uno stato di grave sofferenza economica sia
per effetto dei tagli di finanziamenti imposti dalla spending review,
da tre a due milioni di euro, del tutto insufficienti per gli stipendi
dei 48 dipendenti che vi lavorano e per il mantenimento degli animali
autoctoni che vi sono custoditi, sia per una gestione che, secondo il
vezzo italico, ha avuto molte ombre per delibere irregolari, consulenze
sospette, errori grossolani di contabilità aziendale.
Fatto sta che, secondo varie interrogazioni parlamentari presentate da deputati della maggioranza e dell’opposizione, gli animali sono tenuti a stecchetto. E a stecchetto sono stati tenuti anche i dipendenti che qualche mese fa, per gli stipendi arretrati, hanno inscenato manifestazioni di protesta. Ad aggravare il disagio anche un incendio di vaste proporzioni sulle cui cause sta indagando la Procura di Palermo.
Alcuni documenti contabili hanno dell’incredibile. Nell’ultimo bilancio dell’Istituto (d’ora in poi ne scriveremo l’acronimo ISZS) esso risulta avere un patrimonio immobiliare di 356 mila euro, più o meno quanto un appartamento nel centro di Catania. Ma, da una lettura delle carte, nel Fondo Luparello, a Palermo, dove si trova una stazione di ricerca dell’Assessorato Agricoltura (vi è, peraltro, un “meraviglioso parco borbonico con un baglio settecentesco, da cui si gode un panorama mozzafiato”), l’azienda di pertinenza è estesa 52 ettari, con ovili, sala mungitura, stalla, caprile, porcilaia, scuderia, fienile, concimaia e magazzini mentre nel Centro Avicolo di Messina, lungo la statale 113, si trova “una villa risalente alla fine dell’800 e una struttura più recente che un tempo ospitava una scuola”. La villa è stata integralmente ristrutturata per accogliere il Centro di documentazione delle attività in Sicilia e un laboratorio di tassidermia, di monitoraggio della fauna selvatica siciliana e dell’avifauna migratoria, voliere e parchetti per ospitare gli animali selvatici autoctoni; in un altro immobile, il Museo della fauna selvatica. In più l’ISZS ha un’altra azienda, denominata Giardinello. Questo fondo ha una pertinenza di 152 ettari di terreno.
Secondo le stime di alcuni esperti, il valore reale del patrimonio immobiliare dell’Istituto si aggirerebbe invece, e c’è da crederci, sulla cifra di 13,5 milioni euro.
Nel bilancio stupisce ancora la produzione foraggera riportata senza alcun valore, la quantità di foraggio per l’alimentazione di ovicaprini ed equidi chiaramente sottodimensionata, la mancanza dei costi relativi ai mangimi per avicoli, canidi, conigli, suini e alcuni altri strafalcioni del genere.
A fronte di questi svarioni, difficili da spiegare ma certamente non scusabili, lascia di stucco, nelle aziende Luparello e Giardinello, il mantenimento del rapporto di fornitura di energia elettrica con l’Enel, che espone l’Istituto per 127 mila euro, nonostante l’ISZS abbia due impianti fotovoltaici con immissione in rete di una potenza di 13,94 KWP superiore alle loro esigenze energetiche.
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Fatto sta che, secondo varie interrogazioni parlamentari presentate da deputati della maggioranza e dell’opposizione, gli animali sono tenuti a stecchetto. E a stecchetto sono stati tenuti anche i dipendenti che qualche mese fa, per gli stipendi arretrati, hanno inscenato manifestazioni di protesta. Ad aggravare il disagio anche un incendio di vaste proporzioni sulle cui cause sta indagando la Procura di Palermo.
Alcuni documenti contabili hanno dell’incredibile. Nell’ultimo bilancio dell’Istituto (d’ora in poi ne scriveremo l’acronimo ISZS) esso risulta avere un patrimonio immobiliare di 356 mila euro, più o meno quanto un appartamento nel centro di Catania. Ma, da una lettura delle carte, nel Fondo Luparello, a Palermo, dove si trova una stazione di ricerca dell’Assessorato Agricoltura (vi è, peraltro, un “meraviglioso parco borbonico con un baglio settecentesco, da cui si gode un panorama mozzafiato”), l’azienda di pertinenza è estesa 52 ettari, con ovili, sala mungitura, stalla, caprile, porcilaia, scuderia, fienile, concimaia e magazzini mentre nel Centro Avicolo di Messina, lungo la statale 113, si trova “una villa risalente alla fine dell’800 e una struttura più recente che un tempo ospitava una scuola”. La villa è stata integralmente ristrutturata per accogliere il Centro di documentazione delle attività in Sicilia e un laboratorio di tassidermia, di monitoraggio della fauna selvatica siciliana e dell’avifauna migratoria, voliere e parchetti per ospitare gli animali selvatici autoctoni; in un altro immobile, il Museo della fauna selvatica. In più l’ISZS ha un’altra azienda, denominata Giardinello. Questo fondo ha una pertinenza di 152 ettari di terreno.
Secondo le stime di alcuni esperti, il valore reale del patrimonio immobiliare dell’Istituto si aggirerebbe invece, e c’è da crederci, sulla cifra di 13,5 milioni euro.
Nel bilancio stupisce ancora la produzione foraggera riportata senza alcun valore, la quantità di foraggio per l’alimentazione di ovicaprini ed equidi chiaramente sottodimensionata, la mancanza dei costi relativi ai mangimi per avicoli, canidi, conigli, suini e alcuni altri strafalcioni del genere.
A fronte di questi svarioni, difficili da spiegare ma certamente non scusabili, lascia di stucco, nelle aziende Luparello e Giardinello, il mantenimento del rapporto di fornitura di energia elettrica con l’Enel, che espone l’Istituto per 127 mila euro, nonostante l’ISZS abbia due impianti fotovoltaici con immissione in rete di una potenza di 13,94 KWP superiore alle loro esigenze energetiche.
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Sul tavolo di Nino Caleca, assessore regionale all’agricoltura, c’è la patata bollente dell‘Istituto Sperimentale Zootecnico della
Sicilia, uno dei più antichi del Paese, istituito con decreto del re
d’Italia nel 1884, che, pur avendo svolto per decenni un ruolo cruciale
nello sviluppo della zootecnia isolana, versa oggi in uno stato di grave sofferenza economica sia
per effetto dei tagli di finanziamenti imposti dalla spending review,
da tre a due milioni di euro, del tutto insufficienti per gli stipendi
dei 48 dipendenti che vi lavorano e per il mantenimento degli animali
autoctoni che vi sono custoditi, sia per una gestione che, secondo il
vezzo italico, ha avuto molte ombre per delibere irregolari, consulenze
sospette, errori grossolani di contabilità aziendale.
Fatto sta che, secondo varie interrogazioni parlamentari presentate da deputati della maggioranza e dell’opposizione, gli animali sono tenuti a stecchetto. E a stecchetto sono stati tenuti anche i dipendenti che qualche mese fa, per gli stipendi arretrati, hanno inscenato manifestazioni di protesta. Ad aggravare il disagio anche un incendio di vaste proporzioni sulle cui cause sta indagando la Procura di Palermo.
Alcuni documenti contabili hanno dell’incredibile. Nell’ultimo bilancio dell’Istituto (d’ora in poi ne scriveremo l’acronimo ISZS) esso risulta avere un patrimonio immobiliare di 356 mila euro, più o meno quanto un appartamento nel centro di Catania. Ma, da una lettura delle carte, nel Fondo Luparello, a Palermo, dove si trova una stazione di ricerca dell’Assessorato Agricoltura (vi è, peraltro, un “meraviglioso parco borbonico con un baglio settecentesco, da cui si gode un panorama mozzafiato”), l’azienda di pertinenza è estesa 52 ettari, con ovili, sala mungitura, stalla, caprile, porcilaia, scuderia, fienile, concimaia e magazzini mentre nel Centro Avicolo di Messina, lungo la statale 113, si trova “una villa risalente alla fine dell’800 e una struttura più recente che un tempo ospitava una scuola”. La villa è stata integralmente ristrutturata per accogliere il Centro di documentazione delle attività in Sicilia e un laboratorio di tassidermia, di monitoraggio della fauna selvatica siciliana e dell’avifauna migratoria, voliere e parchetti per ospitare gli animali selvatici autoctoni; in un altro immobile, il Museo della fauna selvatica. In più l’ISZS ha un’altra azienda, denominata Giardinello. Questo fondo ha una pertinenza di 152 ettari di terreno.
Secondo le stime di alcuni esperti, il valore reale del patrimonio immobiliare dell’Istituto si aggirerebbe invece, e c’è da crederci, sulla cifra di 13,5 milioni euro.
Nel bilancio stupisce ancora la produzione foraggera riportata senza alcun valore, la quantità di foraggio per l’alimentazione di ovicaprini ed equidi chiaramente sottodimensionata, la mancanza dei costi relativi ai mangimi per avicoli, canidi, conigli, suini e alcuni altri strafalcioni del genere.
A fronte di questi svarioni, difficili da spiegare ma certamente non scusabili, lascia di stucco, nelle aziende Luparello e Giardinello, il mantenimento del rapporto di fornitura di energia elettrica con l’Enel, che espone l’Istituto per 127 mila euro, nonostante l’ISZS abbia due impianti fotovoltaici con immissione in rete di una potenza di 13,94 KWP superiore alle loro esigenze energetiche.
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Fatto sta che, secondo varie interrogazioni parlamentari presentate da deputati della maggioranza e dell’opposizione, gli animali sono tenuti a stecchetto. E a stecchetto sono stati tenuti anche i dipendenti che qualche mese fa, per gli stipendi arretrati, hanno inscenato manifestazioni di protesta. Ad aggravare il disagio anche un incendio di vaste proporzioni sulle cui cause sta indagando la Procura di Palermo.
Alcuni documenti contabili hanno dell’incredibile. Nell’ultimo bilancio dell’Istituto (d’ora in poi ne scriveremo l’acronimo ISZS) esso risulta avere un patrimonio immobiliare di 356 mila euro, più o meno quanto un appartamento nel centro di Catania. Ma, da una lettura delle carte, nel Fondo Luparello, a Palermo, dove si trova una stazione di ricerca dell’Assessorato Agricoltura (vi è, peraltro, un “meraviglioso parco borbonico con un baglio settecentesco, da cui si gode un panorama mozzafiato”), l’azienda di pertinenza è estesa 52 ettari, con ovili, sala mungitura, stalla, caprile, porcilaia, scuderia, fienile, concimaia e magazzini mentre nel Centro Avicolo di Messina, lungo la statale 113, si trova “una villa risalente alla fine dell’800 e una struttura più recente che un tempo ospitava una scuola”. La villa è stata integralmente ristrutturata per accogliere il Centro di documentazione delle attività in Sicilia e un laboratorio di tassidermia, di monitoraggio della fauna selvatica siciliana e dell’avifauna migratoria, voliere e parchetti per ospitare gli animali selvatici autoctoni; in un altro immobile, il Museo della fauna selvatica. In più l’ISZS ha un’altra azienda, denominata Giardinello. Questo fondo ha una pertinenza di 152 ettari di terreno.
Secondo le stime di alcuni esperti, il valore reale del patrimonio immobiliare dell’Istituto si aggirerebbe invece, e c’è da crederci, sulla cifra di 13,5 milioni euro.
Nel bilancio stupisce ancora la produzione foraggera riportata senza alcun valore, la quantità di foraggio per l’alimentazione di ovicaprini ed equidi chiaramente sottodimensionata, la mancanza dei costi relativi ai mangimi per avicoli, canidi, conigli, suini e alcuni altri strafalcioni del genere.
A fronte di questi svarioni, difficili da spiegare ma certamente non scusabili, lascia di stucco, nelle aziende Luparello e Giardinello, il mantenimento del rapporto di fornitura di energia elettrica con l’Enel, che espone l’Istituto per 127 mila euro, nonostante l’ISZS abbia due impianti fotovoltaici con immissione in rete di una potenza di 13,94 KWP superiore alle loro esigenze energetiche.
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