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Le
ultime stime Ismea indicano per il 2014 un aumento dei raccolti
italiani di soia e mais. Un incremento del 32,9% per la soia, ai massimi
da 10 anni, e del 14,3% per il mais da granella.
Soia e mais sono
materie prime per la mangimistica, per questo la loro maggiore o minore
disponibilità interessa il mondo della zootecnia. Questi aumenti del
2014 costituiscono una importante novità, dal momento che fino al 2013 i
trend erano di segno opposto. E prima o poi potranno portare a un
alleggerimento dei costi di alimentazione del bestiame: se l’offerta di
questi prodotti cresce, il loro prezzo (in teoria) dovrebbe calare.
Soia: +32,9%
Ismea dunque
prevede per il 2014 una produzione italiana di soia pari a circa 848mila
tonnellate, appunto un +32,9%. E sottolinea: «Siamo di fronte ai
migliori
risultati produttivi da dieci anni. L’ottimo risultato di
quest’anno riflette una produttività di 3,8 tonnellate per ettaro, con
un aumento di quest’ultima dell’8,6% rispetto al 2013; produzioni per
ettaro record, in particolare, in alcune province come Venezia, Rovigo,
Udine e Padova, dove le rese dovrebbero stabilizzarsi ben oltre le 4
t/ha. Di grande rilievo poi il forte incremento delle superfici
seminate, +22,4%».
In altre parole
sembra proprio che i coltivatori italiani abbiano ripreso in grande
stile a produrre soia: un aumento delle superfici del 22,4% rispetto al
2013 è un aumento davvero notevole, quasi una risposta diretta alla
denuncia di Assalzoo, che da anni lamenta una forte dipendenza
dall’estero dell’industria mangimistica italiana nell’approvigionamento
di questo particolare tipo di materia prima. Ora che questa esigenza dei
mangimisti appare in via di parziale risoluzione, sembra lecito per gli
allevatori attendersi conseguenze positive sul prezzo o sulla qualità
dei mangimi.
Gli
aumenti produttivi stimati da Ismea per la soia italiana raggiungono
percentuali addirittura più rilevanti se si considera «la dinamica di
lungo periodo». Quest’ultima «mostra, rispetto al 2014, progressioni
molto consistenti: le superfici nel 2014 dovrebbero risultare di circa
il 45% più elevate di quelle medie del periodo 2004-2013, i volumi
prodotti più elevati di circa il 50% e le rese ad ettaro di oltre
l’11%».
Mais da granella: +14,3%
Mais da granella: +14,3%
Assalzoo,
l’associazione degli industriali mangimisti italiani, in occasione della
sua assemblea del giugno scorso lamentava problemi anche per il mais.
Denunciava in particolare come il problema della dipendenza dall’estero
nell’approvvigionamento di materie prime non riguardasse più soltanto la
soia. Aveva detto in assemblea il presidente Assalzoo: per il mais fino
al 2005 l’Italia aveva un grado di auto-approvvigionamento vicino al
100%, ora però anche per questa materia prima sono progressivamente
aumentate le importazioni, a causa del continuo calo della produzione
interna, tanto che nel 2013 siamo arrivati ad acquistare all’estero
quasi il 40% del fabbisogno interno.
Bene, nel 2014
secondo Ismea si assiste a una inversione di tendenza anche per il mais
(il mais da granella). La produzione di mais da granella, dice
l’Istituto, dovrebbe crescere di più di un milione di tonnellate,
portandosi nel 2014 a 9,15 milioni di tonnellate (+14,3%). Questo grazie
a un miglioramento delle rese del 25,1% «che ha compensato
abbondantemente il meno 8,6% delle superfici investite». A frenare gli
investimenti sono stati «sia fattori di ordine sanitario (la presenza di
micotossine), che ormai da anni condizionano le scelte degli
agricoltori, sia motivazioni di ordine economico e di mercato».
Nelle coltivazioni
di mais da granella, sottolinea ancora Ismea, le rese per ettaro hanno
potuto beneficiare quest’anno delle favorevoli condizioni meteorologiche
dei mesi estivi, caratterizzate, specie nelle regioni
centro-settentrionali, da precipitazioni abbondanti e da temperature
inferiori alla media. L’incremento delle rese ad ettaro risulta di
particolare rilievo in alcuni areali produttivi, come le province di
Brescia, Lodi, Cremona, Udine e Treviso, dove sono stati segnalati
picchi di produzione che hanno sfiorato le 13 t/ha.
Ultimo dato sul
mais da granella evidenziato da Ismea il fatto che «i volumi prodotti
nel 2014 potrebbero risultare inferiori solo del 2,5% rispetto ai valori
medi dell’ultimo decennio (9,4 milioni di tonnellate), a fronte di una
più consistente perdita di superfici nel medesimo riferimento temporale
(-18,5%, un milione di ettari); infatti le rese medie 2004-2013
risultanti dai dati Istat sono pari a 9,2 tonnellate ad ettaro, cioè
quasi il 20% in meno di quelle stimate nel 2014».
Ok la quantità, ma la qualità?
Ok la quantità, ma la qualità?
Trend produttivi
interessanti anche per il mais, dunque, stando a quanto dice Ismea.
Interessanti, anche se l’ottimismo degli operatori è turbato da voci non
belle sulla qualità del mais prodotto nel 2014, tanto della granella
quanto del trinciato: si temono infatti diffuse contaminazioni da
fusariotossine.
Purtroppo non si
tratta soltanto di rumors: da metà settempre in avanti sono state
numerose le segnalazioni di questo rischio. Se ne è occupato per esempio
anche il numero 37 del settimanale Terra e Vita (uscito già il 20
settembre 2014), con un articolo tecnico firmato dai fitopatologi
Riccardo Bugiani e Massimo Bariselli; un estratto nel box qui in alto.
Agli atti c’è anche
un comunicato datato 24 settembre 2014 redatto dal Glm di Bologna,
Gruppo di lavoro micotossine, con il contributo dei professori Amedeo
Reyneri, Roberto Causin, Tommaso Maggiore e del dottor Alberto Verderio
(vedi anche www.glmicotossine.it).
Il comunicato Glm
diffonde un “avviso di attenzione alle fusariotossine nel mais” e recita
testualmente: «Le intense e continue precipitazioni primaverili/estive e
le temperature miti degli ultimi mesi hanno determinato un grande
sviluppo dei funghi appartenenti a tutti i generi. In campo si rilevano
principalmente funghi del genere Fusarium,
produttori di Tricoteceni - Don, T2 - HT2, zearalenone e fumonisine.
(...) Tutto ciò fa prevedere una preoccupante presenza di fusariotossine
(fumonisine, Don, Zea) in certi areali maidicoli. (...) Tale
problematica è segnalata anche nel Bollettino colture erbacee n. 251 del
23 settembre 2014 di Veneto Agricoltura».
Il problema è stato
rilanciato anche da Assomais in un paio di suoi comunicati, datati 24
settembre e 16 ottobre 2014 (vedi www.assomais.it).
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