Comagri, ecco le priorità per il futuro dell'agricoltura
Istituito un Fondo per gli
investimenti nel settore lattiero caseario; avanti tutta con Ttip,
regolamento biologico e "Frutta nelle scuole". Il bilancio dell'anno
presentato a Roma il 19 dicembre.
Fonte notizia:
Rinnovato a Roma l’ormai consueto appuntamento annuale con il Report Comagri, iniziativa organizzata da Paolo De Castro,
coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici e relatore
permanente per Expo e il Ttip (Transatlantic Trade and Investment
Partnership) della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del
Parlamento europeo.
Nel corso dell’incontro, che ha visto la partecipazione del ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, sono stati illustrati i temi principali che impegneranno nei prossimi mesi la Commissione agricoltura dell’Europarlamento.
De Castro ha esordito rassicurando che, a dispetto della riduzione delle
iniziative sulle quali si concentrerà l’Esecutivo Ue prospettata pochi
giorni fa nel programma di lavoro per il 2015 dal presidente della
Commissione Jean-Claude Juncker, non si registreranno battute d’arresto per i regolamenti agricoli più importanti attualmente in lavorazione.
Diverse le attività dei prossimi mesi già in agenda e che a breve entreranno nel vivo della fase operativa: Programma di educazione alimentare: l'evoluzione di “Frutta e latte nelle scuole”
Il programma di distribuzione di frutta e latte nelle scuole dovrebbe evolversi, abbandonando il suo attuale aspetto di promozione del consumo per svilupparsi in una nuova dimensione educativa del consumo alimentare nella prima infanzia. La nuova proposta di regolamento introduce un quadro giuridico e finanziario comune per i programmi di distribuzione di frutta e verdura e di latte nelle scuole, completato da un rafforzamento delle misure.
Partendo da tale proposta, il lavoro che attende il Parlamento dovrà
essere orientato al superamento della frammentarietà delle singole
iniziative.
“È fondamentale anche un lavoro di supporto basato su
un’informazione che renda per i bambini il mondo agricolo più reale di
Peppa Pig” è stato detto nel corso dell’incontro. Il nuovo percorso, per la realizzazione del quale è stato prevista una spesa di circa 250 milioni di euro,
ambisce all'introduzione di un vero e proprio programma aperto anche
agli altri prodotti alimentari che, di volta in volta, caratterizzeranno
le scelte operative dei singoli Stati membri. Nuove regole per l’agricoltura biologica
È già sul tavolo della Comagri il nuovo regolamento relativo alla produzione e all'etichettatura dei prodotti biologici.
La proposta, presentata lo scorso mese di marzo, punta al raggiungimento dell’equità concorrenziale per gli operatori biologici, della trasparenza alimentare con
un accrescimento del livello di fiducia dei consumatori e, infine,
della considerazione della produzione biologica quale leva per
l'accrescimento dello sviluppo sostenibile dell'Unione; un provvedimento che ha iniziato il suo iter parlamentare, ma che necessita di qualche ritocco,
in particolare per eliminare il ricorso eccessivo agli strumenti della
delega e dell'implementazione che crea incertezze giuridiche al sistema
produttivo.Da rivedere anche il divieto alle aziende miste,
che rischia di essere un freno allo sviluppo dell'agricoltura
biologica, nonché il tema delle certificazioni e dei controlli e della
scarsa efficacia di quest’ultimi nell'ambito degli scambi commerciali
con i Paesi terzi.
“La commissione voterà senz’altro il testo prima dello scadere dei prossimi sei mesi. Abbiamo un 40% di produttori
che oltre al biologico fanno anche altro. Non si possono obbligare
queste aziende a passare integralmente al bio: il risultato sarebbe una
riduzione della produzione, ossia l’esatto contrario di quello che si
vuole ottenere” ha detto De Castro, ribadendo la fondamentale importanza dei controlli.
Controlli che, a detta del ministro Martina, hanno raggiunto nel 2014 la
ragguardevole soglia delle 100 mila unità e la cui efficacia è stata
riconosciuta dalla Commissione Europea come “al di sopra dei requisiti richiesti”. Settore ortofrutticolo
Tempo di bilanci per il settore dell’ortofrutta, con la Commissione
Agricoltura e sviluppo rurale impegnata nella definizione della propria
relazione necessaria a valutare l'impatto delle misure introdotte
durante l'ultima tappa (2007) del processo di riforma del settore
ortofrutticolo europeo. Il report proporrà una serie di raccomandazioni,
tra cui il miglioramento degli strumenti di prevenzione e gestione delle crisi, la riduzione degli oneri burocratici e una maggiore semplificazione del quadro giuridico,
l'eventuale introduzione di misure aggiuntive per incoraggiare un
aumento del livello di organizzazione dei produttori. La gestione delle
crisi, venuto alla ribalta con l’embargo russo, sarà prevedibilmente il
tema centrale delle discussioni dei prossimi mesi, avendo messo in
mostra, secondo il ministro Martina, “tutti i limiti della Pac”.
Ttip agroalimentare
Il settore agroalimentare sarà fortemente coinvolto dall'esito del negoziato Ttip, che sta muovendo l'interesse di un’opinione pubblica che si mostra a dir poco spaccata tra favorevoli e contrari.
A livello europeo il saldo della bilancia agroalimentare è positivo per
circa 6 miliardi, e nell'ultimo decennio è stato caratterizzato da una
continua crescita (+36%). Per l’Italia l'export agroalimentare verso gli
Usa rappresenta la terza destinazione delle spedizioni, per un valore
di quasi 3 miliardi di euro, con il primato di alcuni comparti
rappresentativi del made in Italy come vino, olio, formaggi, salumi e
prosciutti.
“Bisogna evidenziare che nel negoziato non sono in discussione gli standard qualitativi europei, - ha spiegato De Castro – questi
sono già regolamentati e un accordo commerciale non cambia i
regolamenti. Quello che stiamo cercando di cambiare è tutto il sistema di dazi, blocchi, quote e via di seguito”.
I rapporti commerciali tra Stati Uniti e Europa sono infatti vincolati da una serie di ostacoli che ne limitano le potenzialità esportative e, nello specifico, dalle cosiddette barriere non tariffarie
(differenze di requisiti sanitari, ambientali, ecc.) rispetto alle
quali si concentra il grande interesse di entrambi i blocchi negoziali.
Il tema del trattamento fiscale delle bevande alcoliche e, in
particolare, del vino importati nel mercato statunitense, le restrizioni fitosanitarie che
ostacolano le nostre esportazioni di insaccati e prodotti orto
frutticoli, il sistema di quote tariffarie cui sono soggette le
spedizioni di formaggi, il riconoscimento delle indicazioni d'origine e
la complessità dei processi autorizzativi previsti
dalla legislazione statunitense in materia di sicurezza alimentare, sono
alcune tra le più importanti tematiche che nei prossimi mesi dovranno
essere affrontate durante la fase negoziale del Trattato.
Le posizioni oltranziste contro il negoziato presenti nel grande
pubblico, secondo quanto riportato da De Castro, sono peraltro
perfettamente rispecchiate nelle istituzioni europee, dove tra gli oltre
700 deputati, circa 200 hanno già dichiarato che esprimeranno voto
contrario all’accordo a prescindere da quale siano i suoi contenuti. “Rinunciare a priori al negoziato significa rinunciare a un mercato di circa 350 milioni di consumatori, e non solo – ha detto De Castro – significa
anche rinunciare a portare avanti negli Usa quella lotta alla
contraffazione e all’Italian sounding da tutti richiesti e sostenuti”.
Una posizione, quella del nostro deputato europeo, condivisa anche dal
ministro Martina, soprattutto in considerazione del fatto che gli
accordi raggiunti alla conclusione dei negoziati dovranno essere
ratificati a livello comunitario e nazionale, il che lascia un portone
spalancato per la fuga qualora non dovessero essere ritenuti “opportuni”.
Settore lattiero caseario
Altro tema “bollente” sarà quello delle quote latte e del settore lattiero-caseario in generale. A partire dal prossimo aprile, infatti, sparirà il sistema delle quote produttive e si rende necessario un intervento per la gestione del passaggio al post quote latte,
per evitare la crisi del settore in diversi stati membri. Una crisi più
che annunciata, alla luce di un prevedibile crollo dei prezzi del 40%
aggravato da una volatilità in grado di far impazzire i mercati e
lasciare i produttori senza punti di riferimento. L'emergenza secondo De
Castro è legata a tre motivi principali: calo dei consumi, aumento
della produzione del 5% ed embargo russo.
“Non invidio affatto il ministro Martina e sono contento di stare a Bruxelles, perché prevedo un periodo molto caldo, con gli allevatori che torneranno a scendere in piazza” ha detto il presidente di Comagri, individuando “il punto di massima criticità tra febbraio e marzo”.
Lo dice con una battuta, De Castro, che però non scherza affatto quando denuncia una grave sottovalutazione del rischio da parte del commissario Phil Hogan, e l’assenza nel nuovo pacchetto latte che sostituirà il regime delle quote di un qualsiasi sistema a garanzia della “sostenibilità dell’offerta”
in presenza di volatilità dei prezzi. Per far fronte alla situazione la
Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, sta
elaborando proposte di possibili soluzioni per gestire l’offerta in un
mercato aperto.
Giudizio sulla situazione è condiviso anche dal ministro Martina, che ha rincarato la dose di critiche dichiarando di trovare “sensate” alcune proposte, come quella della Polonia di rateizzare le multe per lo sforamento delle quote latte e bloccare gli interessi, scontratesi con una “incomprensibile rigidità del commissario”.
Martina ha poi sottolineato che “la madre di tutte le partite si gioca in Europa” e che “nessuno Stato, da solo, può pensare di risolvere la questione”,
annunciando però che, per quanto di sua competenza, il governo italiano
ha inserito nel maxi emendamento alla legge di stabilità uno strumento
per sostenere i produttori italiani, incentivandoli a “puntare sulla qualità”.
Maggiori informazioni su questo strumento ci sono giunte poche ore dopo
il report di Comagri e dopo l’approvazione al senato del maxiemendamento
che, tra gli altri interventi in campo agricolo, prevede l’istituzione
di un Fondo per gli investimenti nel settore lattiero caseario, attraverso il sostegno alla produzione con una dotazione finanziaria di circa 110 milioni di euro (8
milioni per il 2015, 50 milioni di euro all’anno per il 2016 e 2017).
Gli obiettivi dichiarati sono: incremento della longevità; miglioramento
degli aspetti relativi al benessere animale; studio della resistenza
genetica alle malattie; rafforzamento della sicurezza alimentare e
riduzione dei trattamenti antibiotici.
Alle imprese che aderiscono al piano viene concesso un contributo
secondo le regole del ‘de minimis’, quindi fino ad un massimo di 15.000
euro per le aziende agricole e fino ad un massimo di 200.000 euro per le aziende che, oltre alla produzione primaria, operano anche nella trasformazione e commercializzazione.
Nell’attuazione sono previsti criteri favorevoli alle imprese condotte da giovani e a quelle nelle zone montane.
“Diamo un segnale importante al mondo dei produttori di latte, anche in vista della conclusione del regime delle quote – ha dichiarato il ministro Martina in un comunicato successivo all’approvazione in senato – Con l’istituzione del Fondo Latte Qualità, passiamo dalle parole ai fatti,
stanziando 110 milioni di euro per il triennio 2015-2017 che serviranno
per interventi mirati al miglioramento qualitativo del prodotto
italiano”.
“È fondamentale anche un lavoro di supporto basato su un’informazione che renda per i bambini il mondo agricolo più reale di Peppa Pig” è stato detto nel corso dell’incontro. Ma io dico: perché dovrebbe diventare interessante il mondo agricolo per i bambini, quando i loro genitori sono costretti ad abbandonarlo in quanto distrutto dalla globalizzazione e dalle politiche masochistiche dell'Europa (vedi embargo russo)? E poi cos'è questo programma di educazione alimentare nelle scuole se non un modo di dare milioni di euro solo ad alcune realtà (non a tutti) per far arrivare poi, ad esempio, nelle scuole siciliane piccole arance ammuffite (le ho viste di persona) provenienti da chissà dove, quando noi avremmo le nostre preziose arance siciliane? In che cosa consiste l'educazione alimentare nelle scuole? Nel fatto di costringere i bambini a mangiare la frutta di scarto di alcune aziende privilegiate che si spartiscono i 250 milioni di euro? E' questa l'educazione alimentare che si vuole dare ai nostri bambini? Io invece sono convinta che i nostri figli non mangiano frutta proprio perchè hanno mangiato quelle schifezze a scuola. E poi non è dando le noccioline solamente ad alcuni che si può risollevare il comparto agroalimentare italiano. E sul Ttip? Dobbiamo sapere la verità su che cosa è realmente. Secondo me non è come vogliono farci credere, nasconde delle trappole che se si ragiona anche solo un po' forse si capisce quali sono e il motivo per cui si tende a nasconderle.
“È fondamentale anche un lavoro di supporto basato su un’informazione che renda per i bambini il mondo agricolo più reale di Peppa Pig” è stato detto nel corso dell’incontro. Ma io dico: perché dovrebbe diventare interessante il mondo agricolo per i bambini, quando i loro genitori sono costretti ad abbandonarlo in quanto distrutto dalla globalizzazione e dalle politiche masochistiche dell'Europa (vedi embargo russo)? E poi cos'è questo programma di educazione alimentare nelle scuole se non un modo di dare milioni di euro solo ad alcune realtà (non a tutti) per far arrivare poi, ad esempio, nelle scuole siciliane piccole arance ammuffite (le ho viste di persona) provenienti da chissà dove, quando noi avremmo le nostre preziose arance siciliane? In che cosa consiste l'educazione alimentare nelle scuole? Nel fatto di costringere i bambini a mangiare la frutta di scarto di alcune aziende privilegiate che si spartiscono i 250 milioni di euro? E' questa l'educazione alimentare che si vuole dare ai nostri bambini? Io invece sono convinta che i nostri figli non mangiano frutta proprio perchè hanno mangiato quelle schifezze a scuola.
RispondiEliminaE poi non è dando le noccioline solamente ad alcuni che si può risollevare il comparto agroalimentare italiano. E sul Ttip? Dobbiamo sapere la verità su che cosa è realmente. Secondo me non è come vogliono farci credere, nasconde delle trappole che se si ragiona anche solo un po' forse si capisce quali sono e il motivo per cui si tende a nasconderle.