I Caa sono organismi locali del pianeta Agea - Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura incaricati di supportare il mondo agricolo per quanto attiene alle erogazioni comunitarie. |
Chi
segua trasmissioni televisive come Report e Presa Diretta (Rai Tre), ma
anche chi sia abituato a leggere vari giornali e a formarsi delle
proprie opinioni (andando oltre i comunicati stampa del "Palazzo") non
si meraviglierà certo nell'apprendere che giovedì scorso 2 ottobre, due
impiegati di altrettanti Caa (Centri di Assistenza Agricola) siciliani
(Catania e Lentini) sono stati ridotti alle misure cautelari. In loro
compagnia sono finiti due locali malviventi, accusati dell'ennesima
speculazione ai danni dell'Unione Europea, oltre che di vari diversi
reati (tra gli altri: estorsione, minacce aggravate, truffa aggravata,
falso ideologico in atti pubblici).
In pratica due dei
quattro (Giuseppe Scipliliti ed Enrico Guerrera) si procuravano i
documenti d'identità di persone indigenti dai diretti interessati, a cui
intestavano terreni su terreni e pascoli su pascoli (e relativo
bestiame, inesistente), per accedere ai premi
comunitari (qui
la cronaca dei fatti; nella foto i due impiegati). Il tutto ovviamente
con la complicità dei due impiegati (i Caa sono organismi locali del
pianeta Agea - Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura incaricati di
supportare il mondo agricolo per quanto attiene alle erogazioni
comunitarie).
Di fatti analoghi
in Italia se ne sono contati a centinaia (in genere relegati alle
cronache locali) ma quello che emerge in maniera inquietante è che
spesso la criminalità - più o meno organizzata - ha le sue alleanze
all'interno degli enti pubblici. Perché capita sempre che serva un
certificato che non c'è o un timbro per avallare il falso. Certificati e
timbri si possono sempre falsificare, certo, ma poi c'è il rischio che a
Bruxelles qualcuno se ne accorge, e allora tanto vale corrompere
l'impiegato di turno, che difficilmente dirà di "no" e quasi mai
denuncerà la cosa. Per soldi o forse perché alla pelle lui ci tiene.
E poi, dopotutto,
perché dire di no, se i tuoi capi per primi hanno già detto di sì?
Perché un anonimo colletto bianco di provincia di un misconosciuto Caa
(sono gli organismi territoriali di cui l’Agea si avvale per lo
svolgimento dei propri compiti istituzionali di Organismo Pagatore dei
contributi e premi erogati dall’Unione Europea a beneficio dei
produttori agricoli degli Stati membri) dovrebbe opporsi ad un sistema
che ha le sue radici ai piani alti del proprio ente, e a Roma?
La storia locale
diventa ancora una volta quindi paradigma di un andazzo generale, in cui
la norma pare essere il lucrare, il corrompere, il falsificare, il
truffare. Tanto poi difficilmente qualcuno avrà interesse a far emergere
il marcio che c'è. A meno che non ci si imbatta in alcune indagini
delle forze dell'ordine (talvolta rimaste però lettera morta: leggi qui)
o in qualche procuratore con tanto ma tanto senso del dovere. E poi in
qualche raro giornalista in vena di raccontare le cose che contano,
oltre e più degli uffici stampa di ministeri e associazioni agricole. E
così può capitare di imbattersi ancor oggi in qualche articolo
apparentemente già letto, che parla di vacche ultraottuagenarie (leggi qui),
disvelando però tra le righe delle novità sostanziali, vale a dire che
le indagini procedono, e lasciano emergere i primi nomi.
Delle
falsificazioni avvenute per anni per avvantaggiare illecitamente gruppi
industriali si conoscono quindi per ora solo alcuni responsabili
(funzionari di Agea e della sua controllata Sin: Sistema Informativo
Nazionale) e prima o poi si arriverà ai perché della loro condotta. Quel
che è certo oggi è che i loro illeciti - ben conosciuti da chi avrebbe
potuto intervenire - hanno causato una delle più gravi crisi di un
intero comparto, compromettendo il futuro di una larga parte del mondo
agro-zootecnico. L'epilogo di tutto questo, mentre l'ennesimo ministro
invita gli allevatori multati a versare milioni di euro nelle casse
dell'Ue (leggi qui) porterebbe l'Agea verso la fine dei propri giorni (leggi qui): una prospettiva che - per quanto l'agenzia sia invisa a molti - non dovrà far felice
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