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Una laurea in agraria alla Statale di Milano e una grande passione per “l’allevamento e la montagna”
fin da
quando, adolescente, trascorre le estati nella casa del nonno
sul lago di Iseo facendo pascolare le mucche di un anziano pastore. A
differenza di molti suoi coetanei che ritornano all’agricoltura, Giacomo
però non è “figlio d’arte” (il papà faceva il
rivenditore di macchine utensili) e il suo sogno lo continua a coltivare
ma senza un ettaro di terra in tasca.Finita la triennale, per caso scopre la Valzurio, valle della sinistra della Val Seriana, e in particolare la contrada Bricconi, un piccolo gruppo di case del 1500 che si trova a mille metri d’altezza dalle parti di Clusone. Il comune di Oltressenda Alta si prepara a lanciare un bando per la locazione della vecchia contrada: il contadino che vi abita, anche lui fittavolo, è troppo anziano per rinnovare il contratto.
Giacomo vi partecipa e lo vince con un piano di sviluppo rurale che diventerà poi la sua tesi di laurea magistrale
e che prevede la costruzione di una nuova stalla, di un nuovo
caseificio e la ristrutturazione delle case vecchie da adibire a
ricezione con un agriturismo e una fattoria didattica.
“Mi sono preparato al bando che mi avrebbe poi concesso l’affitto e a ottobre 2010 ho vinto – spiega Giacomo – gli ultimi due anni in università li ho passati a studiare la sostenibilità economica di un progetto che prevedesse la reintroduzione, in contrada, dell’allevamento”.
Inizia l’avventura. Nasce l’azienda agricola Contrada Bricconi: i
genitori finanziano l’acquisto di un trattore usato e di tre vacche da
latte di razza “grigia alpina”. Il resto lo fa il suo spirito di
iniziativa: il progetto piace al parco delle Orobie Bergamasche che
assieme al Comune, proprietario della Contrada, riceve un finanziamento di Regione Lombardia per ristrutturare una piccola parte del vecchio borgo da adibire a “centro parco” con piccola sala congressi.
Il grosso dei lavori di riqualificazione saranno invece finanziati con i fondi del programma europeo di Sviluppo Rurale. Intanto Giacomo – assieme a Matteo Trapletti, amico ed ex giardiniere che lavora al suo fianco – comincia a falciare prati e a produrre formaggio.
Compra nuove mucche e maiali. L’aver fatto un
business plan lo rende tutto fuorché ingenuo: “Mi sono sempre chiesto se
l’agricoltura oggi possa vivere senza l’aiuto delle istituzioni che
finanziano il ritorno alla terra e la mia risposta è ‘sì’, possiamo
farcela, ma con enorme fatica”.
Gli abitanti del paese lo hanno accolto molto bene: agli otto ettari
di terreno compresi nel bando in questi anni se ne sono aggiunti altri
quattro che i vicini gli hanno dato in gestione: “E’ molto comune da
queste parti – precisa Giacomo – l’età media degli allevatori è sopra i sessant’anni e il ricambio generazionale praticamente non c’è”.
Perché al di là del mito mediatico del ritorno alla terra, i dati
dicono che i giovani agricoltori sono ancora troppo pochi: secondo
l’Inea (l’Istituto nazionale di economia agraria), tra il 2000 e il 2010 i conduttori di aziende agricole con meno di 40 anni sono scesi del 40,8%, più della media (37,4%) e più di chi ha già compiuto 65 anni (-38,3%).
Il rischio è l’abbandono dei campi: “In Valzurio esistono 4 aziende agricole su 17 chilometri quadrati – spiega Giacomo – ciò significa che se non fosse per quelle persone che ancora possiedono dei prati e che li curano per pura passione, l’agricoltura non sarebbe sufficiente a presidiare un intero territorio”.
Di fronte al rischio di spopolamento, le istituzioni da quelle parti
sono lungimiranti: recentemente il comune di Oltressenda Alta ha
ristrutturato una vecchia cantina per dare uno spazio agli agricoltori
locali in modo che potessero vendere assieme i loro prodotti. E’ lì che
Giacomo ha iniziato a vendere i suoi formaggi: “Il luogo non solo è
diventato un punto vendita in un territorio che non aveva più nemmeno un
negozio – racconta Giacomo – ma è anche un luogo di incontro con i clienti e un occasione per noi produttori di conoscersi, coltivando così un aspetto molto importante della nuova agricoltura: quello di fare rete”.
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