La denuncia èdi Confagricoltura e CIA dell'isola: con la nuova PAC - complice il governo nazionale di Renzi - si punta a togliere le risorse agli allevatori di bovini dell'isola per destinarli ad altre aree. I parlamentari europei eletti nella nostra isola che fine hanno fatto?
Foto trata da "Agraria.org" |
“Così com’è scritto si corre il rischio di far sparire il settore zootecnico dal panorama produttivo siciliano”.
Lo dicono in un comunicato congiunto i presidenti regionali di
Confagricoltura e Cia della Sicilia, rispettivamente, Ettore Pottino e
Rosa Giovanna Castagna che affrontano un tema ‘caldo’: i
contenuti delle disposizioni nazionali con i quali si applica la nuova
Pac, sigla che sta per Politica agricola comune che il ministro,
Maurizio Martina, si accinge ad emanare.
“Nella stesura definitiva del provvedimento – di legge nel Comunicato di Confagricoltura e Cia
della Sicilia – è precisato che il premio per il settore della carne
bovina viene assegnato esclusivamente alle vacche nutrici di razze da
carne, o a duplice attitudine, iscritte nei libri genealogici o nel
Registro anagrafico delle razze bovine”.
“Il requisito dell’iscrizione – prosegue la nota – taglia fuori dai benefici tutti quegli allevamenti siciliani, cioè la
stragrande maggioranza, che operano nelle aree interne e svantaggiate
della nostra Isola. Bovini che, proprio
grazie alla individuazione di ceppi autoctoni, sono riusciti ad operare in questi ambiti territoriali altrimenti destinati al degrado ed all’abbandono. Bestiame, in linea con le disposizioni sanitarie e con le norme per il benessere degli animali, in grado di resistere alla prolungata assenza di pascoli verdi, alle forti escursioni termiche, alla carenza di acqua, alle zone d’ombra, alla transumanza ed alla carenza di servizi ed infrastrutture. Animali che nel tempo hanno maturato spiccate doti di frugalità e rusticità e mantenute inalterate le percentuali di fertilità”.
grazie alla individuazione di ceppi autoctoni, sono riusciti ad operare in questi ambiti territoriali altrimenti destinati al degrado ed all’abbandono. Bestiame, in linea con le disposizioni sanitarie e con le norme per il benessere degli animali, in grado di resistere alla prolungata assenza di pascoli verdi, alle forti escursioni termiche, alla carenza di acqua, alle zone d’ombra, alla transumanza ed alla carenza di servizi ed infrastrutture. Animali che nel tempo hanno maturato spiccate doti di frugalità e rusticità e mantenute inalterate le percentuali di fertilità”.
Per questa ragione i presidenti di Confagricoltura e Cia della
Sicilia hanno lanciato un nuovo accorato appello ai vertici politici
della Regione affinché si faccia tutto il possibile e l’impossibile per
porre rimedio ad una disposizione iniqua e dalle conseguenze nefaste per
la zootecnia siciliana.
“L’esclusione – fanno poi rilevare i presidenti Pottino e Castagna –
non risponde alla filosofia del regolamento comunitario. La motivazione
di Bruxelles per l’erogazione degli aiuti è quella di evitare
l’abbandono ed il conseguente squilibrio ecologico, nonché creare nuove
opportunità imprenditoriali grazie alla zootecnia estensiva. Non esiste
alcun riferimento a razze o a ceppi particolari. Il voler inserire a
tutti i costi il requisito della purezza o della storia familiare dei
capi è un pretesto inaccettabile il cui solo scopo è quello di far
confluire più risorse a favore dei soliti noti”.
Nota a margine
Come sempre, l’Unione Europea penalizza le agricolture del Sud Europa e, in particolare, del Sud Italia.
Ci chiediamo e chiediamo: che fine hanno fatto gli europarlamentari eletti in Sicilia? Dormono?
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