Ovicaprini, crisi profonda per la filiera della carne
Ismea: difficoltà
strutturali, calo dei consumi, Blue Tongue affondano la produzione
nazionale (-30% nel 2014). Più incoraggiante il quadro per il comparto
caseario: corrono prezzi ed export del Pecorino Romano
Fonte notizia:
Sarà, con tutta probabilità, un epilogo d’annata all’insegna della crisi per il settore ovicaprino italiano.
A determinare il quadro di estrema problematicità del settore hanno concorso il persistere delle difficoltà strutturali nella fase di allevamento, il calo dei consumi e, quest’anno, anche l’epidemia di Blue Tongue,
che ha colpito soprattutto gli allevamenti della Sardegna, regione che
da sola rappresenta oltre il 40% del patrimonio ovino del Paese.
Secondo le stime Ismea, l’anno in corso dovrebbe chiudere con una contrazione importante dei consumi di carne ovicaprina, del 7% rispetto al 2013, e con una caduta verticale della produzione nazionale (-30%), solo in parte compensata da un maggiore ricorso alle importazioni di agnelli da macello.
Il grado di autoapprovvigionamento del settore è destinato a ridursi ulteriormente. Ismea calcola che la produzione nazionale sarà in grado di soddisfare, quest’anno, solo il 26% della domanda domestica
(la quota aveva sfiorato il 35% nel 2013). In pratica, su ogni 10 chili
di carne ovicaprina consumata in Italia solo 2,6 chilogrammi sono,
quest’anno, di provenienza nazionale.
"Il settore - spiega ancora l’Ismea - attraversa da anni una crisi di carattere strutturale,
legata ai frequenti fenomeni di cessazione dell’attività per la scarsa
redditività degli allevamenti, al progressivo invecchiamento dei
conduttori, in assenza di un ricambio generazionale, e alla competizione
nell’utilizzo del suolo da parte di colture più remunerative, in
particolare i cereali. Uno scenario su cui si allunga anche l’ombra di
un consumo in evidente difficoltà di tenuta".
A fronte di queste criticità, specifiche del circuito delle carni, emerge un quadro decisamente più incoraggiante per le produzioni lattiero-casearie.
Una conferma viene dal forte aumento dei prezzi alla produzione del
Pecorino romano (+32% ad agosto su base annua) e dal buon andamento
dell’export (+19% nel primo semestre 2014) in particolare verso gli
Stati Uniti, principale mercato di sbocco. Anche il segmento caprino,
seppure ancora di nicchia, continua a beneficiare, nel comparto
caseario, di un trend positivo, grazie a una domanda che conferma un
maggiore interesse verso queste produzioni.
Nessun commento:
Posta un commento