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Nell'Expo dedicato a Nutrire il
Pianeta, l'agroalimentare italiano avrà un ruolo da protagonista.
Federalimentare, in collaborazione con Fiere di Parma, realizzerà un Padiglione
di tre piani di quasi 2 mila metri quadrati a piano, da dedicare interamente
alle aziende del comparto. Un investimento da 10 milioni di euro in parte
ripagato dalle 100 aziende che già dato la loro adesione. «Il progetto non
prevede attività commerciale e di vendita rivolta al pubblico, ma è stato
pensato per una rilettura del made in Italy». Filippo Ferrua, presidente
uscente di Federalimentare, racconta a ItaliaOggi il progetto che vuole
mostrare al mondo intero come nascono e quale storia ci sia dietro ai prodotti
italiani. «La progettazione è terminata, a giorni firmeremo il contratto con
Expo 2015. Il Padiglione lo realizziamo con il supporto tecnico finanziario di
Fiere di Parma e attendiamo anche un contributo del Mipaaf che dovrebbe
rientrare nell'accordo quadro con Expo per incentivare la presenza del food e
di quella del vino». A proposito di vino, nel Padiglione di Federalimentare ci
saranno nove comparti, divisi per colori, ma non ci sarà il vino. «A quello ci
pensano la fiera di Verona e Vinitaly. Ma è chiaro che se un produttore di vino
si presenta e ci chiede di partecipare non gli diciamo certo di no».Le presenze
più significative sono quelle di lattiero-caseario, olio, cereali e dolci.
Ognuno dei nove settori chiave dell'industria alimentare è caratterizzato da
uno specifico colore in grado di rimandare alle specifiche attività: Bianco -
latte, formaggi e derivati; Rosso - conserve vegetali; Verde - oli e
condimenti; Giallo - pane, pasta, pizza e sfarinati; Rosa - carni e salumi;
Azzurro - ittico; Blu - acqua e bevande; Viola - caffè, tè e coloniali;
Arancione - dolci. Un viaggio che vuole portare il visitatore a comprendere il
vero valore di prodotti e dei marchi italiani. «Quello che vogliamo fare non è
una fiera, ma cogliere l'occasione per organizzare incontri attraverso i quali
far conoscere la storia dei nostri prodotti a giornalisti e imprenditori
stranieri. A questo scopo è previsto anche un massiccio programma di incoming
realizzato in collaborazione con Ice», continua Ferrua. «Il padiglione sarà
organizzato attraverso un percorso per ricreare la storia della aziende e delle
varie filiere perché vogliamo far capire, far vedere come nascono le nostre
eccellenze, come e dove vengono lavorate, qual è la vera ricetta. Vogliamo in
questo modo battere il triste fenomeno dell'italian soundig». Tra le cento
aziende che hanno dato la loro adesione a partecipare, ci sono anche piccole e
medie imprese. «Abbiamo pensato non solo alle grandi industrie. Il modulo base,
da 30 mila euro è comprensivo di tutto, dentro c'è dall'allestimento al
personale alla luce. Non uno spazio vuoto, come in una fiera qualsiasi ed è un
costo per sei mesi. Abbiamo fatto in modo che anche le medio piccole possano
essere presenti», spiega il presidente di Federalimentare. Tutto pensato per
esserci e per far crescere la fiducia in tutte le aziende. «Pensiamo che Expo
possa davvero essere l'occasione per concretizzare questa auspicata ripresa.
Anche sotto l'aspetto psicologico di fiducia nel futuro, che è quello che
manca. I consumi non crescono nonostante gli 80 euro, ma ci dobbiamo convincere
che il peggio è passato. Si può tornare a investire, e l'Expo può aiutare a creare
il clima giusto». Dunque c'è tutto, sogni, futuro, e anche il progetto è
terminato. Manca la ditta che lo eseguirà. «È ancora prematuro, Fiere di Parma
avrà già individuato il soggetto, ma non abbiamo ancora firmato con Expo ed è
presto per fare nomi».
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