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Foto tratta da: "Novagricoltura.com" |
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Di conseguenza, un maggior numero di animali dovrà essere allevato in
spazi più ridotti, con
minori dispersioni, riducendo i consumi idrici
ed energetici. Questo sarà possibile se verranno adottate misure
adeguate per evitare l’insorgere di patologie derivanti da condizioni di
allevamento non appropriate.
Lo sviluppo di nuove tecnologie, che rientrano nella cosiddetta “zootecnia di precisione”,
può fornire soluzioni gestionali appropriate, principalmente attraverso
l’uso di sensori per monitorare le condizioni di allevamento,
assicurando efficienza e benessere animale. Un miglioramento di tali
condizioni, attraverso ad esempio una buona ventilazione, una
alimentazione appropriata, modi e tempi di mungitura adeguati, si
traduce in un latte migliore e più sicuro.
È però importante che le nuove tecnologie siano adottate da personale adeguatamente formato ed in accordo con le imprese di trasformazione, in modo da renderle funzionali alle caratteristiche del prodotto finale, nell’ottica della filiera produttiva.
L’uso di software per l’analisi di immagini può risultare efficace,
ad esempio, per rilevare precocemente problemi podali, vacche in calore
ed una serie di altre sintomatologie, con messaggi giornalieri
rilevabili ad esempio su smartphone, in modo da intervenire prontamente,
limitando l’uso di antibiotici ed altri farmaci ai casi di vero
bisogno.
Nulla, comunque, potrà sostituire l’allevatore nel giudicare l’affidabilità dei dati rilevati e nell’uso delle strumentazioni. All’allevatore compete decidere
il livello di efficienza produttiva che vuole raggiungere e di
conseguenza come modulare alimentazione, salute e benessere animale, e,
non da ultimo, la competitività finanziaria.
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