Copre i territori della province di Mantova, Brescia, Bergamo, Cremona e Sondrio. Coinvolta anche la gdo.
di Matteo Bernardelli, Informatore Zootecnico
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È l'ultimo nato nel panorama dei distretti rurali e agroalimentari della
Lombardia, 23 in tutto, ma è il primo che coinvolge direttamente anche
la grande distribuzione organizzata (gdo). La filiera avicola prova a
fare rete, sulla scorta sia delle opportunità offerte dalla Pac che
delle opportunità che un'intesa fra più soggetti dall'allevamento alla
tavola possono assicurare in termini di reazione alle dinamiche di
mercato. Il battesimo del distretto è avvenuto nei giorni scorsi a
Milano, al Pirellone, uno dei quartieri generali della Regione.
D'altronde, un forte ruolo l'ha avuto l'assessorato lombardo
all'Agricoltura, che ha saputo interpretare le richieste del mondo
agricolo. Il distretto della filiera avicola lombarda, ricorda infatti
l'assessore regionale all'Agricoltura Gianni Fava, «rappresenta una
tappa fondamentale nel percorso di aggregazione di un comparto che,
forse più di altri, necessita di aggregarsi per tutelare le piccole e
medie imprese sul mercato». La Lombardia è la terza regione per
importanza con una quota del 17,1% del totale nazionale, in termini di
valore alla produzione, e insieme a Veneto ed Emilia Romagna raggiunge
una quota pari a circa il 64% della produzione nazionale. In
particolare, la produzione di pollame in Lombardia rappresenta il 6,3%
del valore della produzione agricola totale e la produzione di uova il
2,8%. Il 30% dei polli prodotti in Lombardia è allevato in provincia di
Brescia. Ad oggi quasi 130 soggetti hanno aderito al progetto di
distretto, che copre i territori della province di Mantova, Brescia,
Bergamo, Cremona e Sondrio. Novità, come detto, è la partecipazione
della gdo con la catena Italmark, che coinvolgerà 38 punti vendita,
mentre è allo studio la possibilità di realizzare un marchio ad hoc per
il pollo di Lombardia. Un progetto, tuttavia, i cui dettagli sono ancora
da definire. Il fatturato aggregato dei più importanti soggetti che
hanno aderito al distretto supera i 170 milioni di euro.
Presidente e vice
Gianni Comati, produttore bresciano e presidente del distretto avicolo, afferma che «il risultato raggiunto è tanto importante quanto necessario, anche per fronteggiare un percorso di crescita che la stessa Commissione europea indica per il comparto avicolo nei prossimi 10 anni». I vicepresidenti sono il mantovano Andrea Gobbi Frattini e il bresciano Mario Crescenti, medico veterinario e al vertice della società Avicola Monteverde, fra le più importanti realtà di produzione e macellazione del pollo (300mila capi all'anno) e sostenitore di un segmento della zootecnia «che sempre più è fortemente specializzato, anche in termini di tecnologie e innovazione». L'aggregazione, specifica Crescenti, «costituisce una reazione corretta ai mercati e all'esigenza di mantenersi in corsa con una competitività sempre crescente. Il caso tedesco è emblematico: 15 anni fa avevano una presenza marginale nel comparto avicolo, ma grazie agli investimenti in strutture, capannoni, fase di produzione e industrie di macellazione, oggi produrre un pollo in Germania costa mediamente l'8-9% in meno rispetto all'Italia. E questo perché hanno saputo fin dall'inizio fare sistema». Tra i vantaggi dell'aggregazione, afferma il professor Gabriele Canali dell'Università Cattolica, «annoveriamo in primis la possibilità di rispondere alle esigenze del mercato in maniera aggregata e, naturalmente, con maggiore reattività, che in un mondo ad alto tasso di globalizzazione diventa un requisito prioritario». In pratica, puntualizza Canali, «serve oggi un'integrazione dinamica lungo la filiera, dalla genetica all'incubazione, ma anche nelle fasi di produzione, crescita, nell'area veterinaria, nei segmenti della trasformazione e della valorizzazione del prodotto finito. E altrettanto rilevante è il timing col quale si garantiscono le risposte. Non si può aspettare. Non possiamo permetterci di andare all'inseguimento, come è già avvenuto sulle questioni ambientali o del benessere animale».
Sostiene Confagricoltura
Presidente e vice
Gianni Comati, produttore bresciano e presidente del distretto avicolo, afferma che «il risultato raggiunto è tanto importante quanto necessario, anche per fronteggiare un percorso di crescita che la stessa Commissione europea indica per il comparto avicolo nei prossimi 10 anni». I vicepresidenti sono il mantovano Andrea Gobbi Frattini e il bresciano Mario Crescenti, medico veterinario e al vertice della società Avicola Monteverde, fra le più importanti realtà di produzione e macellazione del pollo (300mila capi all'anno) e sostenitore di un segmento della zootecnia «che sempre più è fortemente specializzato, anche in termini di tecnologie e innovazione». L'aggregazione, specifica Crescenti, «costituisce una reazione corretta ai mercati e all'esigenza di mantenersi in corsa con una competitività sempre crescente. Il caso tedesco è emblematico: 15 anni fa avevano una presenza marginale nel comparto avicolo, ma grazie agli investimenti in strutture, capannoni, fase di produzione e industrie di macellazione, oggi produrre un pollo in Germania costa mediamente l'8-9% in meno rispetto all'Italia. E questo perché hanno saputo fin dall'inizio fare sistema». Tra i vantaggi dell'aggregazione, afferma il professor Gabriele Canali dell'Università Cattolica, «annoveriamo in primis la possibilità di rispondere alle esigenze del mercato in maniera aggregata e, naturalmente, con maggiore reattività, che in un mondo ad alto tasso di globalizzazione diventa un requisito prioritario». In pratica, puntualizza Canali, «serve oggi un'integrazione dinamica lungo la filiera, dalla genetica all'incubazione, ma anche nelle fasi di produzione, crescita, nell'area veterinaria, nei segmenti della trasformazione e della valorizzazione del prodotto finito. E altrettanto rilevante è il timing col quale si garantiscono le risposte. Non si può aspettare. Non possiamo permetterci di andare all'inseguimento, come è già avvenuto sulle questioni ambientali o del benessere animale».
Sostiene Confagricoltura
Alla
presentazione del distretto avicolo lombardo era presente anche Ezio
Veggia, vicepresidente nazionale di Confagricoltura, al quale nel “Mario
Guidi 1” è toccata la delega alle reti di impresa. «L'obiettivo
raggiunto col distretto avicolo - osserva Veggia - rappresenta un
momento positivo e valorizza ciò che di buono abbiamo per sfruttare
opportunità di mercato. Dobbiamo fare leva su aspetti che costituiscono
un valore aggiunto, a partire dalla normativa sanitaria fino al numero
di controlli, che rendono la zootecnia italiana più sicura rispetto ad
altri Paesi». Il ruolo della politica, tuttavia, sarà determinante per
mettere a segno alcuni obiettivi in grado di fare la differenza nei
confronti dei produttori, della filiera e dei consumatori stessi.
«Dobbiamo arrivare a concludere il percorso relativo all'etichettatura -
sostiene Veggia - in modo che si possa evidenziare quel tipo di
prodotto che viene fatto rispettando determinate regole. Positiva anche
la posizione della Regione Lombardia che punta a formulare bandi nel
Programma di sviluppo rurale rivolti ad appoggiare un percorso di
ristrutturazione utile al comparto». Quanto all'etichettatura, sulla
stessa lunghezza d'onda si colloca il numero uno dell'Unione agricoltori
di Brescia, Francesco Martinoni: «Le proiezioni dell'Unione europea
dicono che nei prossimi dieci anni i consumi di carne avicola
aumenteranno ancora, così come le importazioni dal Brasile, piuttosto
che dall'Ucraina. Diventa necessario che le carni siano ben
identificate, in modo che il consumatore sappia che cosa acquista».
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