Aosta - "L'indagine è partita perché il sottoscritto, a seguito
di determinati riferimenti fatti al colonnello del Nas De Filippi, si
recò alla stazione dei carabinieri di Valpelline" ha spiegato Riccardo
Orusa.
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E’ ripreso ieri a Palazzo di Giustizia il processo sull'inchiesta sul bestiame contaminato e la fontina adulterata
con il direttore della sede di Aosta dell’Istituto zooprofilattico
sperimentale che ha rivelato di essere stato lui a dare avvio alle
indagini, in qualità di "teste-riservato" del Nas del Nord-Italia. Temeva infatti ritorsioni
dopo le minacce di morte ricevute da allevatori che contrastavano un
'suo' metodo per rilevare la Tbc. Riccardo Orusa è accusato di
omessa denuncia di reato del pubblico ufficiale.
"L'indagine è partita perché il sottoscritto, a seguito di
determinati riferimenti fatti al colonnello del Nas De Filippi, si recò
alla stazione dei carabinieri di Valpelline", alla presenza anche della
"forestale", per "fare una segnalazione", ha detto Orusa in aula. E, ha
sottolineato, "due volte, forse tre, andai al comando del Nas a Milano
per riferire di situazioni di tubercolosi in essere in Valle d'Aosta",
prima sulle capre e poi sui bovini.
Nel 2005 Orusa ha detto di esser stato lui a proporre l'impiego del gamma test interferone
per rilevare la presenza di Tbc, un metodo contrastato da diversi
allevatori. "Nel dicembre del 2008 intervenni ad un'assemblea dell'Arev
per spiegare cosa voleva dire il test gamma interferone. Entrando nella
sala subii minacce molto forti riferite a me, mio figlio e mia moglie.
All'uscita le minacce si fecero ancora più forti, anche di rischio della
mia vita, da parte di quattro-cinque allevatori. Mia moglie ricevette
telefonate continue sul telefono di casa a Torino, esattamente come io
ricevetti telefonate mute sul telefono privato e su quello di servizio".
Difeso dall'avvocato Giampaolo Zancan del foro di Torino, ha spiegato
ai giudici: "Io fui contattato dal capitano del Nas Tamponi per alcune
operazioni che condussi". Un giorno "il colonnello De Filippi viste le
minacce e le situazioni in essere, mi disse: 'Lei è un mio teste
riservato e come tale non mi deve fare denuncia scritta'. Quindi rimasi
un suo teste ad uso sia tecnico che di altre situazioni".
Sempre ieri il consulente della difesa di Eliseo Duclos, Alfonso
Zecconi, ordinario di epidemiologia e malattie infettive ha spiegato in
aula come nelle fontine rosse non vi fosse alcun
“agente patogeno. La colorazione rossa è dovuta all'azione di batteri
lattici. Neppure il latte dichiarato affetto da Tbc è pericoloso dato
che non era stato identificato il microorganismo".
Riguardo alla Fontina rossa che secondo l'accusa avrebbe
commercializzato Eliseo Duclos, il professore dell'Università di Milano
ha spiegato che "definire pericoloso lo streptococco bovis è
scientificamente inaccettabile, anche perché formaggi come il Cheddar lo
contengono normalmente".
Neppure "la commercializzazione dello zangolato è pericolosa per la
salute pubblica in quanto non era stata riscontrata presenza di agenti
patogeni", ha detto il consulente rispondendo alle domande dell'avvocato
Jacques Fosson. Anche in riferimento al burro, "la presenza di muffa
non è sufficiente per dire che il prodotto è pericoloso per la salute
pubblica. Le muffe infatti potrebbero essere comparsa a livello di
distribuzione e poi di per sé non sono patogene, anzi sono benefiche, si
pensi al formaggio Bleu d'Aoste".
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