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La somministrazione di antibiotici in mucche, polli e altri animali
destinati a essere uccisi per il consumo umano tra 2009 e 2012 negli
Stati Uniti è aumentata del 16%. A farlo sapere è la Food & Drug
Administration (Fda), ente americano che regolamenta prodotti alimentari
e farmaceutici, riferisce il Wall Street Journal. Il dato è destinato a
sollevare preoccupazione, per il già diffuso utilizzo di antibiotici
negli animali e per la conseguente resistenza ai farmaci sviluppata dai
batteri.
L'aumento maggiore è avvenuto tra 2011 e 2012, con una crescita
dell'8%: 12.700 tonnellate di farmaci rispetto a
14.500 tonnellate. Di
essi, circa il 60% è costituito da medicinali importanti per gli esseri
umani. Gli allevatori usano gli antibiotici per prevenire e curare le
malattie, ma anche per far crescere di più gli animali dando loro meno
cibo.
Ogni anno le infezioni resistenti ai farmaci sono collegate a 2
milioni di malattie e alla morte di 23.000 persone negli Stati Uniti,
secondo i dati dell'istituto per la salute Centers for Disease Control
and Prevention.
La Fda ha annunciato di voler ridurre l'uso di antibiotici negli
animali, chiedendo nel 2013 alle case farmaceutiche di eliminarli
gradualmente come stimolo alla crescita e agli allevatori di ottenere
prescrizioni veterinarie prima dell'uso. La Casa Bianca ha promesso a
settembre azioni per preservare l'efficacia degli antibiotici.
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