Latte, a rischio il 20% delle stalle. La Lombardia punta sulla strategia di filiera
Associazioni di categoria e
grande distribuzione al Tavolo convocato dall'assessore Gianni Fava. Il
settore punta a compattarsi su alcune misure strategiche come gli aiuti
agli indigenti e i programmi “Latte nelle scuole”
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"Oggi abbiamo aperto un confronto per capire se esistono le condizioni per arrivare, entro qualche mese, ad avere un Accordo quadro sul tema del latte, che comprenda le strategie di filiera, necessarie per capire dove mettere le risorse”.
Lo ha detto l'assessore lombardo all’Agricoltura Gianni Fava,
incontrando ieri i rappresentanti delle associazioni di categoria e di
Federdistribuzione sulle problematiche del settore lattiero caseario.
La situazione complessiva è davvero preoccupante e il
mondo produttivo sarebbe pronto – almeno così è hanno fatto trapelare
alcune fonti – a compattarsi su alcune misure strategiche come gli aiuti agli indigenti e i programmi di distribuzione alimentare “Latte nelle scuole”.
Al tavolo convocato in Regione Lombardia, l’assessore Fava ha avanzato
nuovamente le proposte fatte in un recente incontro con le
rappresentanze di categoria (“attendiamo osservazioni di merito e di sostanza” ha detto l’assessore), in particolare sui temi delle aggregazioni, delle sinergie con la grande distribuzione, della necessità di realizzare un impianto di polverizzazione del latte,
che sia nella disponibilità pubblica (ma non di proprietà pubblica) per
la gestione della materia prima nella fasi di maggiore volatilità del
mercato; dell’utilizzo di formule di sostegno al reddito dei produttori
attraverso strumenti assicurativi, sulla base di quanto da tempo avviene
negli Stati
Uniti con il Milk Protection Program, un programma, a
base volontaria, che assicura un sostegno finanziario agli allevatori
quando la differenza fra prezzo del latte e costi dell’alimentazione
scende sotto il livello di copertura assicurativa scelto
dall’allevatore.
“Siamo in una fase di ridefinizione del sistema economico di questo territorio – ha detto Fava - e nessuno si può ritenere chiamato fuori da questo processo. Serve uno sforzo di tutti
per riequilibrare la filiera nelle sue diverse componenti. Esistono le
condizioni per recuperare una marginalità da redistribuire ai suoi
componenti”.
“Solo riconsiderando quanto importante sia il made in Italy – ha proseguito - faremo scelte precise, che toccano poi alla politica. Da qui alla fine dell'anno dobbiamo decidere insieme cosa fare, la crisi non è passeggera. Se diciamo agli agricoltori lombardi che bisogna tirare ancora la cinghia, avremmo una reazione scomposta”.
Filiera verticale
“I costi non sono più comprimibili, soprattutto nel sistema italiano - ha analizzato l’assessore – e
dati certi ci dicono che, a fronte della contrazione consistente del
valore del latte, non c'è analoga situazione sui prezzi al consumo. Vuol
dire che la redditività si sposta, non sparisce. Ed è il motivo per cui abbiamo scelto di verticalizzare la filiera:
oggi qui abbiamo tutti gli attori, dal produttore a fino a chi vende
latte e formaggio alla massaia. Serve uno sforzo di tutti per
riequilibrare la filiera dal punto di vista dei margini, in tutte le
parti che la compongono”.
Il valore del made in Italy
“Se resta ancora un valore aggiunto avere una produzione nazionale nel settore, come pensiamo che sia – ha spiegato Fava - allora
non possiamo non tutelare un comparto in una regione dove si produce
quasi la metà del latte dell’intero Paese. Diversamente, tra un anno
l’indice di dipendenza dal mercato estero per un
prodotto primario come il latte salirà ancora. Punti di equilibrio nella
filiera vanno trovati, perché il livello di emergenza lo abbiamo
raggiunto”.
A rischio il 20% delle stalle
"Il 15-20 per cento delle 6.000 stalle lombarde rischia la chiusura,
per motivazioni spesso esogene al sistema, non per errori
imprenditoriali, ma che rendono le imprese fragili e poco competitive. A
chi si sta apprestando a presentare un piano di investimento per
ammodernare le proprie stalle, bisogna dire qual è il mercato in cui si
inserisce”.
Le rassicurazioni del ministro
Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina,
già ieri a Milano dal Consiglio informale dei ministri agricoli
dell’Unione europea, aveva cercato di tranquillizzare il settore. Alla
domanda precisa di Agronotizie se “per sostenere il settore lattiero caseario italiano prevedete anche il ritiro di forme come aiuto agli indigenti?”, Martina è stato chiarissimo.
“Ce lo siamo già detti – ha risposto – seguiamo l’approccio
che stiamo dando come Unione con i regolamenti che sono stati
impostati, con le correzioni che si dovranno attuare. Noi continuiamo a
chiedere il massimo degli interventi a sostegno delle imprese, per cui
tutto quello che possiamo fare per migliorare quell’impostazione lo
facciamo”.
Multe latte
Quanto al capitolo quote latte e sanzioni, Coldiretti annuncia con un comunicato che sono partite le riscossioni per oltre 13 milioni di
euro in Lombardia per le consegne di latte di circa 300 produttori non
in regola con il regime delle quote per gli anni che vanno dal 1995 in
poi. Somme che erano rimaste ''congelate'' nei bilanci di caseifici e
cooperative (i cosiddetti primi acquirenti) dopo i ricorsi presentati al
Tar da parte degli allevatori multati. Adesso i soldi potranno essere
incamerati dallo Stato come sanzione per gli splafonamenti.
“Si tratta dell'ultima fase di una vicenda che si trascina ormai da troppo tempo.
Una situazione che ha creato tensioni, malumori e danni agli allevatori
che invece in questi anni hanno rispettato la legge sulle quote”, spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia.
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