Sto parlando delle “ nuove Vie della Seta”, ma anche di
un nuovo concetto di fare business nel cuore dell'Eurasia, con il
sostegno dell'Unione Economia Euroasiatica (Russia, Bielorussia,
Kazakhstan e Armenia), che prende il via il primo gennaio 2015.
Al
fine di silurare il progetto del secolo, Obama ha riunito i
rappresentanti di 12 paesi presso l'ambasciata americana a Pechino,
tentando di assicurare il loro supporto all’idea alternativa di una zona
di libero scambio regionale, la Trans Pacific Partnership (Tpp), che
esclude la Russia e la Cina.
Alla fine, pero’, i paesi
Apec hanno approvato la zona di
libero scambio sostenuta da Pechino
pronta ad investire circa 140 miliardi dollari in vari progetti di ampio
respiro.
La strategia è quella di creare un mercato che
unisce i 3 miliardi di persone e copre il territorio dal Mar Baltico al
sud-est asiatico.
Essendo il ponte principale tra
l'Asia e l'Europa, la Russia è una delle regioni chiave della nuova
rete. Non a caso, il sostegno della Russia di Putin è stato decisivo per
la vittoria delle "Vie della Seta" (ferrovie ad alta velocità,
oleodotti, porti). Il progetto e’ chiamato a collegare, ad un livello
d’interazione qualitativamente nuovo, la Cina, la Russia e gli altri
paesi dell'Europa occidentale e del Mediterraneo con un apposito
terminale a Venezia.
Grazie ad un nuovo accordo
energetico firmato a Pechino la Siberia si prendera’ l’impegno di
fornire per la prima volta più gas alla Cina che in Europa, assicurando
in tal modo la competitività delle economie dell’Asia-Pacifico.
E
come Mosca vede nuovi approcci alla cooperazione economica a livello
europeo e, in senso più ampio, – sul mercato eurasiatico, con il
sostegno del neonato Unione eurasiatica? Ad esprimere la sua opinione su
questo importante aspetto e’ stato uno dei protagonisti della Russia di
oggi, ossia Igor Sechin, presidente di Rosneft - la più grande
compagnia petrolifera al mondo. L’occasione è stata il III Forum
eurasiatico, Innovazione e Internazionalizzazione, svoltosi a Verona,
che rimane l’unico appuntamento di incontro fra rappresentanti del mondo
istituzionale, politico ed economico di Italia, Russia, Kazakistan,
Armenia, Ucraina, Azerbaigian e Cina. In una sorta di preludio al
vertice APEC, Il Forum eurasiatico si e’ svolto con l’auspicio di
sopprimere le sanzioni occidentali contro Mosca, che vanno in netto
contrasto anche con lo spirito delle nuove “Vie della Seta”.
Partendo
dall’ idea fondamentale che la cooperazione tra la Russia e l'Europa ha
i suoi vantaggi naturali, Sechin ha ricordato alcuni fatti importanti:
Le
forniture di petrolio russo verso l'Europa lo scorso anno sono stati
pari a 178 milioni di tonnellate. E’ quasi il 38% del totale delle
importazioni nette europei. La Russia fornisce inoltre all'Europa circa
35 milioni di tonnellate di gasolio, che è l'85% delle importazioni di
questo tipo di carburante. L'introduzione di sanzioni contro il petrolio
russo potrebbe peggiorare la condizione delle raffinerie europee e
portare alla chiusura di molti di essi.
A questo
punto, è il momento di passare a nuove forme di collaborazione e di
cooperazione nel settore dell'energia, che prediligano un approccio
integrato. I temi chiave in questo caso sono la sicurezza energetica, il
collegamento reciproco degli interessi dei fornitori e consumatori. In
economia e’ largamente noto il concetto del "Vento in poppa" che deve
garantire una crescita rapida. ‘Vento della fortuna per la nostra
cooperazione, secondo il presidente di Rosneft - vuol dire le sinergie
naturali che collegano la nostre economie, le nostre potenzialita’ e il
nostro business’.
“Abbiamo
creduto nella Russia piu’ di 50 anni fa, anzi, 60 anni, e continiamo a
crederci”. Cosi’ ha parlato al Forum di Verona Paolo Clerici, presidente
e amministratore delegato di Coeclerici S.p.A. che ha avuto l’esclusiva
del carbone russo per oltre 30 anni.
Quest’anno
festeggiamo i primi cinquant’anni del nostro primo ufficio a Mosca. La
nostra azienda si propone di raddoppiare la produzione con investimenti
di circa 100 milioni di dollari. Le sanzioni non risolvono i problemi
politici, anzi, aggravano i problemi economici.
A
confermarlo sono le ultime statistiche: l’embargo russo, conseguenza
delle sanzioni decise dall’Unione Europea nei confronti della
Federazione Russa, ha colpito il Made in Italy, che in meno di un mese,
fra agosto e settembre, ha perso il 16,4%, pari a 33 milioni di euro.
L’agroalimentare e’ il settore piu’ colpito: -63% le esportazioni
agricole, -12% il calo degli alimentari (fonte Coldiretti). In
proiezione, le perdite nell’arco dei 12 mesi potrebbero arrivare a 200
milioni di euro. Il Made in Italy agroalimentare viene sostituito con
produzioni locali? Talvolta anche a rischio in Italian sounding, con
richiami cioe’ a veri prodotti italiani. Il comparto lattiero caseario
ha registrato un aumento delle produzioni nella zona degli Urali
Centrali del 20%, mentre sono in fase di realizzazione nuovi casefici,
con investimenti di 2 milioni di rubli nella regione Sverdlovsk per
formaggi a pasta dura, a pasta molle e mozzarella.
I
settori piu’ penalizzati sono l’ortofrutta, che nel 2013 ha esportato
per 72 milioni di euro, le carni (61 milioni), latte, formaggi e
derivati (45 milioni). Solo le due grandi Dop casearie, Grana Padano e
Parmigiano-Reggiano hanno perso 15 milioni.
Risultano
ampiamente insufficienti i 344 milioni di euro finora stanziati a
livello comunitario per sostenere la crisi nell’ortofrutta e nel
lattiero caseario.
Il Made in Italy soffre anche nel
comparto tessile (-24,8%), mezzi di trasporto (-50,1%), mobili (-17,8%),
farmaceutici (-32,3%), apparecchi elettrici (-15,9%).
“I
paesi dell'UE potrebbero perdere circa un trilione di euro, se
porteranno avanti la politica delle sanzioni contro la Russia, lo ha
detto consigliere del presidente russo, Sergei Glasiev. Nel contempo
Washington ha definito le sanzioni contro Mosca ‘non efficienti”.
Ma
c'è qualche alternativa ragionevole a questo triste scenario di un
suicidio collettivo dell'Europa? Sembrerebbe di si. L'Europa dovrebbe
tornare a ragionare e a far si che siano i venti prosperi
dell’integrazione eurasiatica a spingere la sua nave. In caso contrario,
l'Unione Europea in tandem con gli Stati Uniti non potrà fare altro che
trovarsi con un pugno di mosche "sulle coste impoverite dell'Oceano
Atlantico."
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/2014_11_14/Alle-nuove-vie-della-seta-ormai-va-il-vento-della-fortuna-6584/
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