Fonte notizia:
Quando si sente parlare di terroir, che è quel termine
francese (intraducibile) che esprime la territorialità di un prodotto -
vale a dire il rapporto con il suo territorio di origine - si fa quasi
sempre riferimento al vino (Francia docet).
C’è già una certa letteratura scientifica sui rapporti fra il vino ed
il suo suolo di origine, la sua geologia ed il suo ambiente.
Molto
magra o manchevole è invece la letteratura sui terroir degli altri
prodotti agricoli. Eppure il vino è un prodotto di trasformazione,
quindi non può essere influenzato solo dalle componenti geoambientali,
ma anche dalla mano dell’uomo e dal suo savoir-faire. Pertanto ci si
dovrebbe concentrare maggiormente su altre primizie dell’agroalimentare
che
vanno ad esprimere maggiormente il loro terroir (gli ortaggi, la
frutta o i seminativi, che vengono raccolti e consumati senza passare
attraverso altri processi).
Ci pensa però un esperto d’oltralpe a smentirmi, il francese Claude
Bourguignon, agronomo e specialista in Biologia e Microbiologia del
suolo, che dall’alto della sua trentennale carriera ci spiega che solo
per i prodotti fermentati sono rilevabili le interazioni con il
territorio di origine, poiché la fermentazione va ad esacerbare i sapori
del terroir. Ergo i prodotti del terroir saranno - oltre ai vini - la
birra, il sidro il caffè, i pani, i formaggi prodotti dalla
fermentazione dei latti, i salumi, la cioccolata… (Il suolo, un
patrimonio da salvare, Claude Bourguignon 2004).
Tenendo per buone le sue ricerche, mi soffermerei oggi sui formaggi,
anche perché sono già stati effettuati su di essi degli studi
interessanti di caratterizzazione pedologica, sensoriale e qualitativa,
che ne rivelano risultati importanti, analoghi a quelli del vino.
Per esempio, da alcune indagini condotte in Piemonte non molti anni
orsono dall’Assessorato all’agricoltura in collaborazione con
l’Università degli studi di Torino, i Consorzi di tutela e le Comunità
Montane sulla Toma piemontese (1995) e sul Formaggio Ossolano (2002),
emergerebbero correlazioni tangibili fra queste tipologie casearie ed i
loro siti di origine.
In
particolare sono emerse diversità fra i formaggi ossolani di alpeggio
ed i loro“gemelli” di fondovalle. Questi ultimi presentavano una
maggiore concentrazione di acidi grassi saturi a catena corta e media.
Differenze significative sono anche emerse nei contenuti di acido
stearico ed arachico, maggiori nei formaggi di alpeggio; i quali
rivelavano anche una presenza superiore degli isomeri posizionali
dell’acido linoleico. Tutto ciò confermerebbe una spiccata influenza
dell’erba pascolata dalle bovine sui componenti del latte e dunque del
formaggio, con una maggior qualità nutrizionale dei formaggi d’alta
quota.
Per giunta i formaggi ossolani d’alpeggio sembrerebbero maggiormente
dotati anche sotto l’aspetto sensoriale: infatti alcuni composti
aromatici volatili come i terpeni e i sesquiterpeni risultano quasi
esclusivamente presenti appunto nei prodotti di quota. Anche in questo
caso appaiono evidenti le correlazioni fra i composti aromatici citati e
l’alimentazione delle bovine. Sotto quest’ultimo aspetto emergono
altresì evidenti differenze non solo tra le categorie alpeggio e
fondovalle, ma anche fra un formaggio d’alpeggio ed un altro; per quanto
riguarda il periodo di produzione ad esempio, si riscontrano maggiori
concentrazioni dei composti succitati nei formaggi prodotti a
giugno/luglio vale a dire in piena fioritura o in prefioritura rispetto a
quelli prodotti nel periodo di fine pascolo (agosto).
Altre differenze rilevabili sono legate alle eterogeneità delle
composizioni floristiche: ed è qui che entra in gioco il suolo e la
roccia. Su differenti litologie infatti si formano suoli diversi con
mineralogia e chimica diverse, con ph diversi su cui si svilupperanno
essenze diverse; parimenti su topografie ad acclività difforme
evolveranno suoli diversi, più o meno organici, stabili o rielaborati,
asfittici o arieggiati e dunque anche in questo caso avremo essenze
disuguali.
Dagli studi sulla Toma piemontese, emergono anche qui maggiori
peculiarità organolettiche per i formaggi d’alpeggio, riscontrando
tuttavia una maggiore qualità igienico-sanitaria per le tome di pianura.
Nessun commento:
Posta un commento