Tempi
duri per gli allevatori svizzeri di vacche da latte, da alcune
settimane nella morsa di un duplice attacco: quello del mondo
scientifico - intenzionato a introdurre il Gps per il controllo delle
mandrie al pascolo - e quello di sedicenti animalisti che rivendicano il
diritto di sapere cosa sia bene (quasi nulla, si sa) e cosa no
nell'allevamento di animali da reddito. In entrambi i casi le
intenzioni, le rivendicazioni e le accuse rivolte agli allevatori
toccano questioni poco o per nulla modificabili nell'esercizio delle
pratiche di conduzione delle aziende tradizionali, per cui gli
interessati, prontamente e fermamente hanno risposto picche ai promotori
delle due istanze.
La prima questione, avanzata dal Politecnico Federale di
Zurigo, segue un poco credibile studio (ne abbiamo parlato qui, qualche settimana fa) secondo cui i campanacci sarebbero dannosi per i bovini. A questa presa di posizione di parte del mondo scientifico ha risposto, all'inizio della scorsa settimana, una interpellanza parlamentare presentata al Palazzo Federale di Berna dal consigliere nazionale liberal-radicale Jacques Bourgeois, primo di ventotto firmatari dell'iniziativa, che solleva non pochi dubbi sull'attendibilità di tale ricerca. Riferendosi al costo dello studio, il documento chiede "se gli autori conoscano la realtà e la pratica degli allevatori che si occupano del benessere del loro bestiame", contestando poi l'introduzione del Gps se non altro perché "in alcune regioni la mancanza di copertura di rete potrebbe impedire al dispositivo di emettere il segnale".
Zurigo, segue un poco credibile studio (ne abbiamo parlato qui, qualche settimana fa) secondo cui i campanacci sarebbero dannosi per i bovini. A questa presa di posizione di parte del mondo scientifico ha risposto, all'inizio della scorsa settimana, una interpellanza parlamentare presentata al Palazzo Federale di Berna dal consigliere nazionale liberal-radicale Jacques Bourgeois, primo di ventotto firmatari dell'iniziativa, che solleva non pochi dubbi sull'attendibilità di tale ricerca. Riferendosi al costo dello studio, il documento chiede "se gli autori conoscano la realtà e la pratica degli allevatori che si occupano del benessere del loro bestiame", contestando poi l'introduzione del Gps se non altro perché "in alcune regioni la mancanza di copertura di rete potrebbe impedire al dispositivo di emettere il segnale".
Nella
sua risposta, pubblicata giovedì 13, il Governo svizzero ha affermato
di non volersi esprimere "sulla fondatezza dello studio", e di non voler
intervenire infrangendo i "principi di libertà di insegnamento e di
ricerca". Proseguendo nella sua replica, il Consiglio federale ha tenuto
a precisare che tra le missioni della ricerca è compreso l'obiettivo di
"preparare il terreno al dibattito sociale" e che "la ricerca sulle
pratiche di allevamento ha contribuito negli ultimi trent'anni al
miglioramento del benessere degli animali richiesto dalla società".
Intervenendo
sulla disputa attraverso un sondaggio pubblicato nella stessa giornata
di giovedì, il quotidiano online Tco (Portale del Ticino) ha rivelato la
forte propensione dei propri lettori a mantenere lo status quo. I
campanacci non sarebbero in discussione per il 65% di quanti hanno
risposto, che si è detto certo che il tradizionale strumento per
individuare il bestiame non dia fastidio né alle vacche né agli esseri
umani; il 78% inoltre non li vieterebbe, mentre il 66% giudica il
sistema basato sulla tecnologia Gps una complicazione inutile. Il 50% ha
inoltre ha espresso un parere nettamente negativo su questo genere di
studi scientifici.
Ferma risposta contro gli animalisti
Infine,
sul fronte dell'animalismo militante, che martedì 4 si era espresso
duramente attraverso Manuele Bertoli (nella foto), leader del movimento
"Offensiva animalista" (le tesi sono quelle invalse anche nel nostro
Paese, largamente poco attendibili e indiscriminate: leggi qui),
l’Unione Contadini Ticinesi e la Federazione Ticinese Produttori di
Latte hanno replicato fermamente: “Il latte è uno degli alimenti
fondamentali della nutrizione umana, proprio perché ricco di sostanze
nutritive necessarie nelle differenti fasi di crescita e sviluppo
dell’essere umano. Alimento peraltro raccomandato dalle associazioni di
peso nell’ambito della nutrizione umana, tra le quali la Asn
(Assicurazione Sanitaria Svizzera) o l’Ufficio Federale delle Sanità
Pubblica".
In
particolare le due associazioni hanno contestato la tesi degli
animalisti, secondo cui “i Paesi con il più alto consumo di prodotti
caseari sono anche quelli in cui si riscontra la percentuale più alta di
casi di osteoporosi, cancro alla prostata, diabete”, asserendo che
anche “nei Paesi con il più alto tasso di alfabetizzazione al mondo si
riscontra la percentuale più alta di casi di osteoporosi, cancro alla
prostata, diabete. Non per questo ci sentiamo di sconsigliare a tutti di
andare a scuola per prevenire queste gravissime malattie!”
La
deliziosa considerazione tornerà utile anche da noi per zittire i più
esaltati tra quelli che si oppongono al mondo dell'allevamento a
prescindere dalla pratica zootecnica adottata (intensiva ed estensiva:
due mondi ben diversi!, ndr). Ancora una volta c'è da chiedersi se il
fare di tutta l'erba un fascio possa giovare al dibattito e alla civile
convivenza e dove altrimenti possa portare la logica della più cieca e
sterile contrapposizione.
Nessun commento:
Posta un commento