
E’ l’allarme della Coldiretti siciliana che chiede al Governo
un incontro urgente per trovare soluzioni adeguate che rinvigoriscano
il comparto decimato dalle importazioni, dai costi di produzione e dal
basso prezzo di vendita siciliana. Oggi un litro di latte ovino viene
venduto
da 64 a 74 centesimi iva compresa ma solo per produrlo se ne
spendono circa 82 – sostiene il presidente regionale della Coldiretti,
Alessandro Chiarelli – .
Produzioni uniche, tradizionali, a denominazione di origine protetta
come il pecorino o il caciocavallo non sono molto conosciute perché si
preferiscono formaggi che prima di arrivare sulle nostre tavole
percorrono migliaia di chilometri. Ogni anno arrivano tonnellate di
cagliate, preparati, formaggi spalmabili. Ed è grave che alcune
industrie di caseificazione scelgano di utilizzare materie prime
straniere addirittura confezionando all’esterno prodotti che poi vendono
in Sicilia utilizzando marchi e nome che inneggiano all’Isola. Il latte
ovino da troppo tempo è sottopagato da un cartello di caseificatori che
non permettono né di valorizzare la produzione, né di contribuire
all’economia. Da oltre un anno in Sardegna, in Toscana e in Lazio ai
produttori viene dato circa 1,10 centesimi al litro più iva. E’ una
forbice non giustificabile ed accettabile alla quale bisogna con urgenza
porre fine permettendo a gruppi nazionali di acquistare il latte in
Sicilia così come avviene in Sardegna.
È urgente porre fine alla gestione privata e privatistica del consorzio del Pecorino Siciliano DOP,
unica Denominazione d’Origine Protetta a carattere regionale d’Italia
che conta una manciata di soci e ancora meno di caseificatori (circa
4/6) per un prodotto totale di pochissime tonnellate. In vista dell’Expo
2015 si deve lavorare sul comparto. Inoltre – prosegue Alessandro
Chiarelli– così come richiesto nel corposo documento che abbiamo
recentemente consegnato al presidente della Regione, bisogna progettare
un utilizzo diverso delle carni, valorizzando la filiera dell’agnello
siciliano in mano a pochissimi commercianti che la comprimono in maniera
negativa. Non abbiamo strumenti normativi adeguati per consentire
l’utilizzo della produzione e dell’allevamento della bassa corte con
piccoli macelli così come avviene in altre regioni per esempio in
Lombardia.
E’ indispensabile attuare una politica zootecnica che salvi soprattutto le
tradizioni produttive e garantisca anche quel presidio territoriale
fondamentale nelle aree interne – aggiunge il direttore Giuseppe
Campione – a tutela della salute dei consumatori. La zootecnia siciliana
ha bisogno di assistenza tecnica che favorisca l’incremento della
competitività. Servono interventi mirati all’innalzamento degli standard
sanitari, ambientali e del benessere animale. E’ essenziale un’attività
di supporto tecnico e professionale mirato alla promozione del processo
innovativo. Bisogna intervenire subito prima che lo spopolamento delle
campagne comporti ulteriori danni all’economia regionale.
Nel 2013 - ricorda la Coldiretti siciliana - sono
stati “scippati” alla zootecnia siciliana circa 84 milioni di euro.
Sempre lo scorso anno l’importazione di latte e formaggi è aumentata
del 5% rispetto all’anno precedente.
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