Oggi 28 novembre confronto tra esperti dell’Izs Sardegna, Asl di Nuoro, Istituto superiore di sanità e Università di Pavia
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L’obiettivo è fare il punto su una malattia che, trasmissibile dagli
animali all’uomo, ancora oggi rappresenta un problema di sanità pubblica
e, nel bacino del Mediterraneo, è considerata una delle principali
parassitosi degli animali in produzione zootecnica.
La giornata formativa “Echinococcosi cistica, stato dell'arte, piani di intervento sul territorio e obiettivi futuri”, organizzata dall’Izs Sardegna, vuole proprio dare uno spaccato della situazione nell’isola e far capire come questa malattia rivesta un notevole significato sociale per l’alta diffusione nell’uomo, oltre che negli animali.
A confronto ci saranno esperti dell’Izs Sardegna, dell’Asl di Nuoro, dell’Istituto superiore di sanità e dell’Università di Pavia. L'evento è indirizzato a veterinari, medici di
igiene pubblica, di
malattie infettive e di igiene degli alimenti, quindi biologi e tecnici
della prevenzione.
La giornata formativa “Echinococcosi cistica, stato dell'arte, piani di intervento sul territorio e obiettivi futuri”, organizzata dall’Izs Sardegna, vuole proprio dare uno spaccato della situazione nell’isola e far capire come questa malattia rivesta un notevole significato sociale per l’alta diffusione nell’uomo, oltre che negli animali.
A confronto ci saranno esperti dell’Izs Sardegna, dell’Asl di Nuoro, dell’Istituto superiore di sanità e dell’Università di Pavia. L'evento è indirizzato a veterinari, medici di
La persistenza della malattia è data dalla stretta convivenza tra cane e ovino. La Sardegna, con più di 3.500.000 capi ovini, rappresenta un serbatoio importante per il perpetuarsi del ciclo del parassita.
I dati a disposizione dell’Izs Sardegna dimostrano che la lotta contro l’echinococcosi in Sardegna è tutt’altro che vinta: dal 2001 al 2012 sono stati registrati 2215 ricoveri riguardanti 1449 pazienti residenti in Sardegna con un tasso medio annuo registrato di 6,8 pazienti ogni 100.000 abitanti, a fronte di una media nazionale di 1,6 casi per 100.000 abitanti.
Ogni anno in Sardegna si ammalano di echinococcosi circa 120 persone con picchi nelle province di Nuoro (11,9 pazienti per 100.000 ab.) e Ogliastra (10,2 pazienti per 100.000 ab.).
"Questi numeri – afferma Giovanna Masala, responsabile del Centro nazionale di referenza per l’echinococcosi-idatidosi (Cenre) dell’Izs Sardegna – assegnano purtroppo alla Sardegna un primato negativo che deve far riflettere ma, allo stesso tempo, deve stimolare a ricercare nuove strategie e rafforzare quelle sinora utilizzate". Sempre il Cenre ha rilevato che, dal 2001 al 2009, il costo dell’ospedalizzazione per un caso di echinococcosi è stato valutato pari a 5.970 euro, per una spesa media annua di 746.316 euro.
"E’ estremamente importante non affrontare tale problematica solo con competenze e attività settoriali – afferma Antonello Usai, direttore generale dell’Izs Sardegna –. La collaborazione e l’integrazione medico-veterinaria e la reciprocità delle informazioni, ancora oggi carenti, sono fondamentali per programmare e rendere più efficaci ed efficienti le attività di sorveglianza e controllo di tutte le zoonosi, non solo dell’echinococcosi". L’echinococcosi cistica, oltre ad avere un notevole impatto sulla salute umana, determina rilevanti perdite economiche per il settore zootecnico. In uno studio epidemiologico, condotto dal Cenre, nei mattatoi dell’isola, è emerso che il 95% (2.072/2.179) degli allevamenti ovini monitorati è risultato positivo per l’echinococcosi con il 49% (27.577/56.205) dei capi. I dati riguardano solo gli animali macellati nei mattatoi, fornendo cosi un quadro non completo, ma comunque descrivendo una situazione allarmante, che va ad incidere pesantemente sulla produzione e sul valore di mercato degli animali. E’ stato osservato che nelle pecore infette si ha una perdita della produzione lattea del 5% che porta ad una perdita economica di quasi 5 milioni di euro l’anno, valori non trascurabili soprattutto in un momento difficile come quello attuale. Da qui l’importanza di un vaccino per gli ovini che, già usato in Australia, Nuova Zelanda, Cina e Sud America, potrebbe essere inserito in un piano di intervento ad ampia scala, come suggeriscono sia l’Oms che il ministero della Salute e lo stesso Izs per la Sardegna.
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