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Argomenti che sembrano naturali nella sua conversazione, non priva di elementi polemici, non propriamente politici, ma espressione naturale di chi si sente tradito e abbandonato dalle istituzioni, preposte alla difesa e alla valorizzazione delle attività economiche e produttive come la sua.
«Dove sono andati a finire i fiumi di soldi che si dovevano spendere per il territorio, le promesse che da sempre vengono fatte, le cifre che vengono raccontate? E le nostre associazioni di categoria, che dovrebbero tutelarci e aiutarci nella difesa dei nostri prodotti, e che invece non si vedono mai? Io non voglio fare polemiche, ma invitare tutti quelli che contano a mettersi in gioco, per risollevare la nostra terra, inserirla in un circuito agro-alimentare-zootecnico, capace di valorizzare i sapori e i profumi della nostra terra: questo è il nostro futuro. Chiedo molto?»
Ha le idee chiare, il giovane allevatore imprenditore, che nel mentre si appassiona a parlare delle sue podoliche e dei suoi vitelli, degli arrosti di carne selezionata della sua azienda-masseria, in campagna, non disdegna di legare questo argomento al “turismo quattro stagioni”, possibile nella nostra terra per la natura del clima e la varietà dei paesaggi, mare, monti, campagna, che li caratterizzano.
«Per fare questo, però – continua Forciniti – occorrono anche infrastrutture utili ad uno spostamento agevole tra i luoghi, consentendo una fruizione alternata mare, monti, campagna per tutto l’arco dell’anno; è ora di mettere mano alla SS106, rivitalizzare la ferrovia jonica, ridotta ad un binario morto, incentivare l’aeroporto di Crotone: questo rinnovamento aiuterebbe senz’altro sia l’agricoltura, sia l’allevamento, sia il turismo».
Sembrano argomenti scontati, che non è difficile ascoltare in tanti dibattiti o in tante conversazioni; sentirli, però, dalla viva voce dei protagonisti, depurati dagli orpelli culturali, che li rendono incomprensibili e inattuabili, è veramente tutta un’altra cosa.
«Noi abbiamo bisogno di investimenti concreti e di aiuti reali dall’Ue – prosegue l’allevatore – soprattutto ai piccoli imprenditori, che creano qualità e occupazione e ci duole il cuore quando sentiamo che la maggior parte dei fondi europei torna indietro perché non è stata spesa. È questo il nostro male: chiediamo finanziamenti per sollevarci, ma poi non siamo in grado di spenderli, o perché ci mancano le competenze per fare progetti seri e credibili, o perché i soldi prendono altre strade. Il risultato di tutto ciò è la fuga dei giovani dall’agricoltura, come dal turismo, dalla terra in cerca di un avvenire altrove: tutto questo va cambiato e io spero tanto nei giovani come me».
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