Expo, Fava: potenzialità per made in Italy...non ci sarà momento migliore...
Fonte notizia: LECCO - «Non ci sarà momento migliore di Expo per riaffermare il
valore delle nostre produzioni e proporre con forza il tema delle
regole. Non ci sarà momento migliore per negoziare qualcosa che vada
oltre quei trattati, a causa dei quali ci stanno chiedendo di rinunciare
alle nostre tipicità'. Lo ha ribadito con forza l'assessore regionale
all'Agricoltura, Gianni Fava, intervenendo, il 23 novembre, a Lecco, alla nona tappa del Lombardia Expo Tour. Al confronto sono intervenuti anche Ettore Prandini, presidente lombardo di Coldiretti, e Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como e Lecco. Al Tour hanno partecipato anche gli assessori Antonio Rossi (Sport), Cristina Cappellini (Cutura) e il sottosgretario di Regione Lombardia per Expo, Fabrizio Sala. AGROALIMENTARE PROSPETTIVA FUTURA «Crescono
interesse, attenzione e aspettativa - ha detto Fava - verso i temi del
cibo, che saranno declinati a Expo. Stiamo cercando di dare un volto a
una politica regionale, a un'idea di agricoltura, che è anche
territorio. Quale sia la prospettiva del nostro Paese, basta guardare i
dati per capirlo. La filiera agroalimentare resta una delle poche
prospettive concrete, con grandi difficoltà. Il nostro modello funziona,
lo si capisce da piccoli episodi. Se con uno spot di una famosa pizza
gli Americani cercano di far vedere che il loro prodotto è apprezzato
da testimonial italiani, è la prova del fatto che abbiamo fatto passi
avanti. E abbiamo vinto uno scetticismo dilagante sul tema della
contraffazione, ad esempio: da cinque anni a questa parte l'evoluzione
del dibattito su questo tema è cresciuta'. QUALITÀ COSTA SE CONTROLLI FUNZIONANO «Il
cibo, bene non scontato dappertutto, deve costare il giusto, deve
esserci differenza tra quello buono e quello cattivo. Per troppo
tempo abbiamo sacrificato l'idea della qualità rispetto a un
contesto, in cui il prezzo era l'unico elemento che condizionava
l'accesso al mercato». Così è stato per la Grande distribuzione, che,
per il 50 per cento, è francese: anche in questo modo abbiamo
perso buona parte della sovranità alimentare. «Viviamo una fase
di scarsa remunerazione per i produttori - ha proseguito Fava - un dato
da ribaltare, perché vada nell'interesse dei consumatori oltre che dei
produttori. Allora perché ci si ostina a impedire l'etichettatura
obbligatoria? Ovvio che i nostri costi non sono quelli della
Bielorussia. Problemi di contraffazione esistono anche da noi, perché i
controlli qui si fanno, e se ne fanno più che nel resto del mondo. Solo
in Lombardia, 20.000 prelievi del latte danno origine a migliaia di
certificati sulla produzione. Elementi di crescita dei costi, ma
vogliamo che questi prodotti finiscano sullo scaffale in maniera
indifferenziata?». I MERCATI SI REGOLANO DA SOLI «Spetta
a noi - ha esortato l'assessore - promuovere le regole, per affermare
le differenze produttive. Non esiste un mercato libero senza regole,
un mercato senza regole è selvaggio, noi, anche grazie a Expo, vogliamo
costringere gli altri a darsi delle regole. L'etichettatura è una di
queste modalità per ottenere l'obiettivo di aumentare la marginalità per
le nostre aziende». EXPO MOMENTO POLITICO «Expo
sarà un successo dal punto di vista espositivo. Noi siamo
interessati fortemente - ha ribadito Fava - a che quello diventi un
momento politico. Expo è fiera mondiale, uno straordinario parco giochi,
ma utile se sapremo sfruttarlo per vendere i territori. Serve un
palinsesto di proposte, i territori dicano cosa vogliono mostrare al
mondo. La grande difficoltà che oggi hanno quei sei milioni di
persone che han comprato il biglietto è capire quel che faranno
dopo aver visitato il sito. Di questo dobbiamo occuparci». TUTELARE DOP, SISTEMI PROTEZIONE MERCATO «Le
Dop sono sistemi di protezione del nostro mercato. Se ce li giochiamo,
in prospettiva rinunciamo a decenni di storia e investimenti - ha
spiegato ancora Fava - e rischiamo di mettere in imbarazzo i
produttori stessi, già in forti difficoltà». Un patrimonio enorme,
questa specificità alimentare «che ci viene riconosciuta e sappiamo
che fa paura. Quei 63 miliardi di euro di “Italian sounding” in giro per
il mondo sono però un'opportunità: vuol dire che abbiamo mercati
potenziali enormi, da affrontare con regole. Se capiamo l'importanza
politica di questo evento e delle sue ricadute economiche, tanto per
i territori quanto per una ricollocazione adeguata del made in Italy nel
mondo, non avremo perso un'occasione importante». «Dalla
rinascita di questo comparto - ha concluso Fava - ricaveremo non solo
benefici identitari, ma occasioni per un rilancio economico
significativo e non più rinviabile».
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