mercoledì 2 ottobre 2019

Carne bovina e latticini in crisi, vendite in crollo entro il 2030: qual è il nuovo scenario che ci attende?

In un futuro non troppo lontano l’industria della carne e dei latticini vivranno una crisi profonda, con prodotti a base vegetale in continua espansione: lo rivela un report stilato dal think tank indipendente RethinkX, che analizza la situazione economica del mercato globale e il suo andamento in base allo sviluppo di nuove tecnologie produttive
 
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L’industria della carne bovina e quella lattiero-casearia sono in crisi, e crolleranno entro il 2030: ad affermarlo è un report stilato dal think tank indipendente RethinkX, il cui pronostico lascia a questa tipologia di industrie meno di 11 anni di vita. Secondo il report, entro questa data il numero di bovini rinchiusi negli allevamenti intensivi degli Stati Uniti subirà un calo del 50% e in generale l’industria zootecnica andrà incontro al fallimento.
Ma non basta: secondo le previsioni, le nuove tecnologie sostituiranno rapidamente il modo in cui vengono prodotte attualmente le proteine, eliminando definitivamente la necessità dell’allevamento animale tradizionale. Al suo posto verrà messo in atto un sistema noto come “Food-as-Software”, che secondo gli esperti permetterà di ridurre sensibilmente la produzione di rifiuti, risultando al contempo
  • 100 volte più efficiente in termini di sfruttamento di terreni;
  • 10-25 volte più efficiente in termini di utilizzo delle materie prime;
  • 20 volte più efficiente in termini di tempo;
  • 10 volte più efficiente in termini di sfruttamento delle risorse idriche.

Carne e latticini sempre più economici, sulla scia dello zucchero

Lo zucchero, si sa, è presente praticamente in ogni prodotto confezionato e questo è dovuto alla sua capacità di migliorare considerevolmente il sapore dei cibi insieme al suo prezzo irrisorio. Secondo il report, carne e prodotti  lattiero-caseari subiranno nei prossimi anni una crisi produttiva di portata eccezionale, che unita alle nuove tecnologie di
produzione alla fine li porterà ad avvicinarsi al costo dello zucchero.
Le stime di RethinkX, tra l’altro, mettono sotto i riflettori carne bovina e latticini – che saranno i prodotti più colpiti dalla crisi – ma le previsioni risultano simili anche per altri prodotti di origine animale, tra cui pollo, maiale e pesce, ma anche uova, pelle e collagene. “Sempre più prodotti ricavati dai bovini saranno via via sostituiti da alternative moderne, migliori, più economiche – afferma il rapporto – innescando una deleteria spirale fatta di aumento dei prezzi e di diminuzione della domanda per l’industria del bestiame, che crollerà molto prima che le moderne tecnologie producano su larga scala la perfetta carne coltivata in laboratorio“.

Le proteine del futuro? Più sane, più nutrienti e più economiche

Secondo le stime, le proteine del futuro saranno vegetali e capire il perché è piuttosto semplice: entro il 2030 il costo delle proteine plant-based ​​sarà cinque volte più economico e addirittura dieci volte più economico entro il 2035 rispetto alle proteine ​​animali attuali, prima ancora di arrivare ad avvicinarsi al costo dello zucchero. Ma non è tutto: le proteine del futuro risulteranno migliori anche sotto il profilo nutrizionale, dimostrandosi di fatto più nutrienti, più sane e con un sapore migliore; questo significa che entro il 2030 i prodotti alimentari moderni saranno di qualità superiore e costeranno meno della metà rispetto ai prodotti di origine animale che andranno a sostituire.
Un cambiamento che potremmo definire epocale, in netto contrasto con la produzione di carne e derivati moderna, che ha quasi raggiunto i suoi limiti in termini di efficienza, portata e produttività: gli allevamenti intensivi odierni rappresentano un dramma sia dal punto di vista ambientale che salutistico, senza contare l’importante risvolto etico legato allo sfruttamento e all’uccisione di miliardi di animali nel mondo. E forse, con le innovazio, ni dell’ultimo periodo, stiamo già vivendo in parte questo cambiamento: basti pensare al via libera in USA per la carne coltivata e al conseguente mercato in continua espansione della “carne vegetale” oltreoceano così come in Italia.

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