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giovedì 16 giugno 2022

Prepararsi al "caro mangimi"

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Pesanti le conseguenze per la zootecnia con un aumento del rischio chiusure, proprio ora che le produzioni animali hanno dimostrato il loro ruolo strategico. Le soluzioni proposte all'assemblea di Assalzoo

A volte i numeri non dicono la verità. Accade guardando l'andamento del fatturato delle imprese mangimistiche.
Il 2021 si è chiuso per i produttori di mangimi con una produzione di oltre 15,5 milioni di tonnellate, che ha portato a innalzare il fatturato a 9,7 miliardi di euro, il 21% in più nel volgere di 12 mesi.
Eppure la filiera dei suini è ancora alle prese con una crisi infinita, il latte non ripaga nemmeno le spese necessarie a produrlo.
Solo in campo avicolo qualche segnale, timido, di ripresa, ma nulla di eclatante.

Come si spiega allora questa crescita? La risposta è venuta dalla recente assemblea di Assalzoo, l'associazione delle imprese che producono mangimi, dove si è fatto il punto sulla situazione del settore, alle prese con una fra le più difficili congiunture di mercato degli ultimi anni.
L'aumento schizofrenico del prezzo delle materie prime, già presente prima del conflitto e da quest'ultimo portato al parossismo, è stato assorbito in una prima fase dalle stesse industrie, grazie alle scorte di magazzino.
Poi, esaurite queste, i maggiori costi (aumentati del 42%) si sono riversati, ma ancora solo in parte, sui prezzi dei mangimi finiti.
Ecco le ragioni principali dell'aumento del fatturato, che in questo caso non può essere interpretato come un segnale di buona salute del settore, visto che la marginalità delle aziende non ne ha certo beneficiato.
 Aiuti per sopportare l’aumento dei costi energetici potrebbero contribuire a contenere l’aumento del prezzo dei mangimi (Foto di archivio) Fonte foto: © lulu - Fotolia

 Gli altri numeri

I numeri "veri" sono quelli delle quantità di mangimi usciti dagli stabilimenti di produzione, che mostrano un andamento positivo, ma ben lontano da quello del fatturato.
Come riferito dal presidente reggente di Assalzoo, Michele Liverini, la produzione di mangimi si è mantenuta sostanzialmente stabile, con un leggero aumento nel comparto dei bovini da latte (+ 3,9%) e dei bovini da carne (+3,8%).
Per i suini, settore martoriato da una profonda crisi, i consumi si sono fermati a 4,1 milioni di tonnellate (+3,1%).
Meglio di tutti ha fatto il settore avicolo (+5%) al quale è riservata la quota più importante dell'intera produzione mangimistica (40%).
Non c'è da stupirsi della crescita in campo avicolo.

Durante le fasi più acute dell'emergenza sanitaria il consumo di carni bianche è stato sospinto dagli acquisiti domestici, favorendo una tenuta dei prezzi all'origine, continuata anche nella fasi meno pesanti della pandemia.

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I prezzi aumenteranno

L'accentuarsi delle tensioni internazionali, a volte esasperate da atteggiamenti speculativi sui mercati, mantengono i prezzi delle materie prime su livelli molto elevati.
Le industrie mangimistiche, esaurite le scorte del passato, non possono continuare a fare da "ammortizzatore" sui prezzi finali e si trovano costrette a riversare sul prodotto finale i maggiori costi.
L'aumento del prezzo dei mangimi appare dunque uno scenario con il quale confrontarsi, ma che si scontra con la debolezza dei nostri allevamenti, già alle prese con altri aumenti, quelli energetici in particolare.
Ulteriori aumenti dei costi potrebbero non essere sopportabili, aumentando così il rischio di chiusure, proprio ora che le produzioni zootecniche e agricole in generale hanno dimostrato il loro ruolo strategico per l'approvvigionamento di derrate alimentari.

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Produzione di mangimi per settore (migliaia di tonnellate)

(Fonte: Assalzoo)

In cerca di stabilità

Di qui l'appello di Michele Liverini a creare le condizioni per dare alle produzioni zootecniche maggiore stabilità.
Fra le richieste dell'associazione delle imprese mangimistiche quella di inserire l'intero processo produttivo fra quelli energivori per ottenere un'attenuazione dell'insostenibile aumento di costi energetici.
Tuttavia una svolta decisiva non potrà che venire da un aumento dei prezzi al consumo dei prodotti di origine animale.
Evenienza che però porta con sé uno strascico di altri problemi non meno complessi di quelli che affliggono il mondo della zootecnia.


domenica 1 ottobre 2017

ZOOTECNIA, LA LENTA AGONIA DELL'ASSOCIAZIONE ALLEVATORI

 Fonte:

Dalle stelle alle stalle: l’Associazione italiana Allevatori (Aia), un tempo organismo in grado di rappresentare un valore aggiunto tecnico per la filiera della zootecnia, oggi ha perso la sua autorevolezza e la sua indipendenza. 
È la sintesi sullo stato dell’arte dell’organismo di rappresentanza degli allevatori italiani descritta sull’ultimo numero de L’Informatore Agrario.
Per il settimanale, chi comanda in Aia ha infatti preferito procedere a una severa razionalizzazione organizzativa piuttosto che investire sui servizi alle imprese associate. Il risultato è che oggi l’allevatore non è più al centro della funzionalità del sistema organizzato dall’associazione. Un tempo, grazie a una guida autorevole e indipendente, la zootecnia italiana rappresentava l’avanguardia a livello internazionale anche grazie all’Aia, la cui consulenza ora latita su tutti i fronti, dall’anagrafe zootecnica all’alimentazione del bestiame, dai servizi di igiene e veterinari al benessere degli animali.

sabato 9 settembre 2017

Vivere con gli animali, un altro allevamento è possibile

Nel saggio Vivere con gli animali, Jocelyne Porcher analizza la deriva dell’allevamento, sempre più industrializzato e inumano, chiedendosi quale sia il suo futuro.
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Da oltre diecimila anni l’uomo, ovvero fin da quando ha iniziato il processo di domesticazione di alcune specie animali, ha instaurato con loro un rapporto intenso, fatto, se non di amore, di grande rispetto, conoscenza e riconoscenza. Oggi questo rapporto ancestrale sembra essersi incrinato, forse definitivamente, a causa dell’industrializzazione dell’allevamento che ha ridotto gli animali (ma non solo) alla stregua di macchine. Cosa si potrebbe salvare oggi dell’allevamento? È ancora possibile vivere con gli animali? Da queste domande parte la ricerca di Jocelyne Porcher, sociologa francese all’Institut national de la recherche agronomique (Inra) e autrice del saggio Vivere con gli animali. Un’utopia per il XXI secolo.

Dove c’è industria, non c’è allevamento possibile

Cosa intende l’autrice per allevamento? Sgomberando subito il campo dagli equivoci specifica che “non esiste un allevamento industriale, là dove c’è industria non c’è

mercoledì 9 agosto 2017

Caldo killer fa strage di animali. Negli allevamenti è una vera carneficina

Il caldo killer uccide pecore, mucche, maiali e galline: centinaia di decessi nella settimana dell'estate sahariana, in particolare, negli allevamenti di Rieti e Viterbo. Le temperature bollenti hanno causato una vera e propria emergenza. Galline e polli stramazzati a terra, uccisi dalla ondata di caldo che ha arroventato le stalle, i rifugi ed i pollai. 

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Le perdite sono ingenti e solo gli interventi di emergenza degli allevatori hanno evitato che la violenta escursione termica, con la colonnina di mercurio costantemente sopra i 40 gradi, finisse per causare nelle due province uno sterminio di proporzioni bibliche. Per salvare la vita agli animali ci si è ingegnati per assicurare refrigerio con gli impianti irrigui e con tutte le risorse di acqua disponibili. Le vacche ricoverate nelle stalle sono state bagnate più volte al giorno, le aziende suinicole hanno installato sistemi di ventilazione supplementari, mentre negli allevamenti avicoli i tubi delle reti di irrigazione sono stati

martedì 1 agosto 2017

Eurocarne, il nuovo format punta sulla sostenibilità

In concomitanza con Fieragricola 2018, il salone internazionale dedicato alla filiera delle carni si terrà dal 31 gennaio al 3 febbraio
 Fonte:
La 27esima edizione di Eurocarne, il salone internazionale dedicato alla filiera delle carni, per la prima volta si svolgerà in concomitanza con Fieragricola.
L’appuntamento sarà dunque a Veronafiere dal 31 gennaio al 3 febbraio 2018, con l’obiettivo di rafforzare la sinergia fra sistema allevatoriale e filiera delle carni, per arrivare al consumatore finale e rilanciare i consumi di un comparto che vale oltre 30 miliardi di euro, il 15% circa del fatturato dell’industria agroalimentare.
Nuovo format Eurocarne cambia format e si rinnova, per intercettare le nuove esigenze del mercato e offrire ai propri clienti un appuntamento di alto profilo, in grado di riunire tutti i protagonisti della filiera della carne: produttore, macellatore, trasformatore, distributore, consumatore. E senza dimenticare il circuito della filiera corta, una delle novità dell’edizione 2018.

"L’alleanza con Fieragricola, evento storico di Veronafiere,

sabato 15 novembre 2014

Fieracavalli: trionfo degli allevatori valtellinesi


Fonte notizia:
Man bassa di premi per la provincia di Sondrio a Verona dove dal 6 al 9 novembre si è tenuta la 116a edizione di 'Fieracavalli' l'appuntamento più prestigioso del mondo equestre italiano.
10 gli allevatori di Valtellina e Valchiavenna che hanno raggiunto il capoluogo veneto con 11 esemplari di Haflinger, rientrati a casa dopo 4 giorni di competizioni con ben 3 primi posti su

martedì 11 novembre 2014

Fieracavalli: oltre160mila presenze in quattro giorni e operatori da 85 paesi“

Fonte notizia:
La 116ª edizione di Fieracavalli, la manifestazione di Veronafiere dedicata al settore equestre, ha chiuso giorno 9 novembre, dopo quattro giorni, superando le 160mila presenze.
"Un evento sempre più internazionale – ha commentato il presidente di Veronafiere, Ettore Riello –, con il 15% dei visitatori e degli operatori specializzati giunto dall’estero, da 85 nazioni, 5 in più rispetto all’anno scorso".
"I buyer da Germania, Slovenia e Croazia sono stati i più numerosi tra i padiglioni – ha aggiunto il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – ma anche Ungheria,

domenica 2 novembre 2014

La bella favola di Montebaducco, capitale degli asini: “Era il sogno della mia vita”

Il più grande allevamento d’Europa (e forse del mondo) di asini

Fonte notizia:
di Benedetta Salsi
LO CHIAMAVANO il matto del paese, per quella sua insolita fissazione per i somari. Ma a lui non importava. Quel sogno ce lo aveva chiaro in testa. Una favola contemporanea. E oggi, che tutto è diventato realtà, non riesce a smettere di sorridere. Giuseppe Borghi, 68 anni, le mani ruvide di chi sa come si lavora la terra, ora spalanca le braccia verso il più grande allevamento d’Europa («e forse del mondo») di asini
. Circa 800 esemplari, almeno undici razze diverse, anche le più rare (l’elegante romagnolo, il Martina Franca, l’Amiatino, il piccolo e nero sardo, il San Domenico, l’asiatico, il pezzato irlandese, il bianco egiziano, l’andaluso, il ragusano). È il suo piccolo mondo antico, sorto