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lunedì 28 luglio 2025

Una volta che l'RNA sintetico viene rilasciato nell'ambiente, non c'è modo di richiamarlo.

KILLER MRNA: MENTRE LA MAGISTRATURA È INERTE E LE ISTITUZIONI TACCIONO, LE AZIENDE DELLA CATENA ALIMENTARE LO METTERANNO NEL CIBO

Fonte: https://slaynews.com/.../big-pharma-launches-plan.../

<<La società madre di Moderna ha lanciato una nuova, allarmante iniziativa, mentre il colosso farmaceutico cerca di inondare la catena alimentare con RNA sintetico.
Flagship Pioneering, la società di venture capital che ha finanziato Moderna, produttrice del "vaccino" mRNA contro il Covid, sta ora spostando la sua attenzione sulla filiera alimentare.
L'azienda sta lanciando una nuova iniziativa biotecnologica chiamata Terrana Biosciences.
Questo nuovo progetto mira a irrorare le colture con RNA sintetico, progettato per infiltrarsi nella biologia delle piante, riprogrammarne le funzioni e persino trasmettere potenzialmente tratti alterati alle generazioni future.
L'mRNA presente nei vaccini, come quelli iniettabili prodotti da Pfizer o Moderna, è un tipo di RNA sintetico progettato specificamente per istruire le cellule a produrre una versione della proteina spike del SARS-CoV-2.
Tuttavia, l'uso della tecnologia dell'RNA per manipolare la biologia delle piante in questo modo solleva notevoli preoccupazioni circa l'abuso dello sforzo per "vaccinare" in massa la popolazione.
La stessa tecnologia potrebbe essere utilizzata su popolazioni umane senza consenso, trasparenza o controllo.
La fama di Terrana risiede nella promessa di incrementare la produttività agricola aiutando gli agricoltori a combattere i parassiti, ad adattarsi ai "cambiamenti climatici" e ad aumentare le rese dei raccolti, il tutto sotto l'egida della sostenibilità.
Ma questa non è una soluzione agricola tradizionale.
A differenza dei convenzionali organismi geneticamente modificati (OGM), che alterano direttamente il DNA delle piante, l'approccio RNA di Terrana manipola i processi biologici di una pianta dall'interno, senza modificarne effettivamente la composizione genetica.
In altre parole, gli spray a RNA dell'azienda non si limitano a rivestire le piante, ma si infiltrano in esse, consentendo una manipolazione genetica più profonda e potenzialmente più permanente.
Questa tecnologia, che sembra uscita da un romanzo di fantascienza, rappresenta la prossima frontiera della biotecnologia.
L'idea che l'RNA sintetico possa invadere le piante, alterarne la biologia e persistere nell'ambiente solleva enormi preoccupazioni tra coloro che diffidano della manipolazione genetica, soprattutto alla luce dell'uso di questa tecnologia nei "vaccini" umani.
La tecnica di irrorazione dell'RNA di Terrana giunge in un momento difficile, poiché i documenti dei whistleblower hanno recentemente svelato i piani per distribuire agenti biologici, come le proteine spike del coronavirus chimerico, alla popolazione umana tramite droni, un metodo inquietantemente simile all'irrorazione agricola.
La proposta DEFUSE, presentata da EcoHealth Alliance alla DARPA prima della pandemia di COVID-19, delineava piani per "vaccini autodiffusi" che potrebbero essere aerosolizzati sulla popolazione umana, confondendo il confine tra sforzi di salute pubblica ed esperimenti biologici segreti.
Ciò che rende la situazione ancora più allarmante è l'autorità pressoché illimitata concessa al governo degli Stati Uniti dal PREP Act, che consente la somministrazione di contromisure mediche sperimentali durante le emergenze dichiarate, il tutto tutelando le parti coinvolte dalla responsabilità legale.
Se l'mRNA e altri interventi genetici potessero essere impiegati sulle colture, queste stesse tecnologie potrebbero essere utilizzate sugli esseri umani senza la loro conoscenza o il loro consenso, con il pretesto della prevenzione delle malattie.
Il modello di business di Terrana si basa sull'intelligenza artificiale per generare costrutti di RNA sintetici, imitando il linguaggio genetico della natura.
Tuttavia, queste molecole non sono mai state progettate per essere prodotte in serie, spruzzate sulle colture e assorbite nella catena alimentare.
La capacità dell'azienda di progettare RNA in grado di persistere nell'ambiente, di diffondersi nei tessuti vegetali e persino di diventare ereditario da una generazione all'altra di piante introduce nuovi rischi, potenzialmente catastrofici.
Quando gli esseri umani cominciano ad assumere questo RNA sintetico nella loro alimentazione quotidiana, le possibilità diventano inquietanti.
La realtà è che l'RNA sintetico è molto più di un possibile strumento agricolo: è una forma di controllo.
Una volta che questo RNA entra nella catena alimentare, ha la capacità di replicarsi, diffondersi e potenzialmente alterare gli ecosistemi in modi che non possiamo ancora prevedere.
L'avvento della tecnologia basata sull'RNA in agricoltura non riguarda solo una più efficiente coltivazione del cibo; riguarda anche il controllo di ciò che cresce, di ciò che prospera e, in definitiva, di ciò che finisce nei nostri piatti.
La posta in gioco qui è allarmantemente alta.
Le esperienze passate con prodotti chimici ampiamente diffusi, come il DDT e il glifosato, hanno dimostrato che ciò che le aziende e i governi promettono come "sicuro" può, anni dopo, provocare enormi disastri sanitari e ambientali.
E l'RNA, a differenza dei pesticidi, non influisce solo sulla biologia delle piante, ma interagisce direttamente con le cellule umane.
Considerati gli effetti a lungo termine sulla salute umana ancora sconosciuti, le potenziali conseguenze potrebbero essere catastrofiche.
Ciò che è ancora più preoccupante è il potere che queste aziende e questi governi avrebbero se controllassero il codice genetico della catena alimentare.
Se un piccolo gruppo di élite biotecnologiche riuscisse a controllare la biologia delle piante e degli alimenti, potrebbe dettare il futuro di ciò che viene coltivato e di ciò che finisce nei nostri piatti.
Se a tutto questo si aggiungono i poteri incontrollati garantiti dal PREP Act, è chiaro che non si tratta solo di una svolta scientifica; è un tentativo di accaparramento di potere politico e sociale.
Una volta che l'RNA sintetico viene rilasciato nell'ambiente, non c'è modo di richiamarlo.
Si diffonde, si replica e ha il potenziale di alterare gli ecosistemi in modi che ancora non possiamo comprendere appieno.
Le stesse entità che hanno lanciato frettolosamente un vaccino sperimentale e non testato sul mondo, ora stanno rivolgendo la loro attenzione al controllo degli aspetti più fondamentali della vita: il cibo che mangiamo e le colture che lo sostengono.
È tempo di porsi domande serie sulla direzione verso cui questa tecnologia sta andando e su chi ha davvero il controllo.>>

venerdì 12 maggio 2023

“Più soldi, più carne”, i Paesi più ricchi ne consumano troppa e accelerano l’estinzione di massa (e l’Italia non è da meno)

 Foto tratta dal sito: GreenMe 

Foto tratta dal sito: GreenMe
Fonte: 
      
 
    Di quanto esattamente un Paese deve ridurre il consumo dei prodotti di origine animale per garantire un futuro alle generazioni che verranno? Tanto, tantissimo e, nemmeno a dirlo, sono i Paesi più benestanti, Stati Uniti capofila, quelli che stanno portando l’umanità sull’orlo dell’estinzione.

È quanto emerge da un nuovo report di Compassion in World Farming (CIWF) – il cui CEO, Philip Lymbery, autore di “Restano solo sessanta raccolti", che per la prima volta calcola quanto ogni Paese ad alto e medio reddito debba ridurre il proprio consumo di alimenti di origine animale – ossia carne, pesce e prodotti ittici, latticini e uova – per restare nei limiti e non compromettere la salute del Pianeta.

Si tratta del primo report a fornire dati sulla riduzione di tutti gli alimenti di origine animale e calcoli dettagliati per il consumo effettivo – comprese le parti non commestibili degli alimenti di origine animale e i rifiuti a livello domestico – fornendo un quadro più accurato del consumo.

I calcoli si basano sulla EAT-Lancet Planetary Health Diet  (la Dieta per la salute del pianeta di EAT-Lancet), linee guida che mirano a fornire diete sane attraverso sistemi alimentari sostenibili entro il 2050.

È l’Islanda il Paese che più dovrebbe ridurre il consumo di tutti gli alimenti di origine animale (73%), mentre l’Italia occupa l’ottavo posto nella lista dei Paesi che devono fare altrettanto.

Il report

Secondo lo studio, nei primi 25 Paesi a reddito medio-alto è necessaria un’importante riduzione del consumo di questi prodotti per salvaguardare il futuro e la salute delle persone, degli animali e del pianeta.

Complessivamente, l’Islanda è il Paese con più strada da fare, dovendo ridurre il quantitativo di calorie provenienti da alimenti di origine animale del 73% (per arrivare al 12% delle calorie indicato dalla dieta EAT-Lancet), seguito da Finlandia (70%), Danimarca (68%), Montenegro (66%) e Lussemburgo (65%).

calorie cibo

Per quanto riguarda la carne, gli Stati Uniti sono in cima alla classifica dei Paesi che necessitano di una maggiore riduzione, con l’82%, seguiti da Australia (80%), Argentina (80%), Israele (78%) e Spagna (78%).

In testa al consumo eccessivo di pesce e prodotti ittici ci sono: Islanda (77%); Maldive (76%); Seychelles (64%); Repubblica di Corea (63%) e Malesia (63%).

Le prime cinque riduzioni necessarie per il settore lattiero-caseario sono: Finlandia (74%); Montenegro (74%); Albania (71%); Paesi Bassi (69%); e Svizzera (68%).

E per le uova sono: Messico (76%); Cina (76%); Giappone (75%); Paesi Bassi (74%) e Malesia (73%).

Nonostante le evidenze scientifiche, i Governi continuano a escludere la riduzione degli alimenti di origine animale nei loro piani d’azione nazionali o nelle loro strategie alimentari.

La Danimarca è in prima linea per quanto riguarda i progressi, avendo recentemente pubblicato alcune delle linee guida alimentari più rispettose dell’ambiente al mondo e ha deciso di creare un piano d’azione nazionale a sostegno degli alimenti a base vegetale con consistenti finanziamenti.

L’Italia

l’Italia occupa l’ottavo posto nella lista dei Paesi che devono ridurre maggiormente il consumo di tutti gli alimenti di origine animale ed è una delle 15 nazioni dell’Unione europea ad essere stata annoverata tra i principali 25 consumatori di prodotti animali al mondo – dopo Finlandia (2°), Spagna (3°), Portogallo (5°), Svezia (6°) e Francia (7°)

 cibo estinzione

Nel dettaglio, il consumo italiano deve ridursi del:

  • 69% per la carne
  • 53% per i prodotti lattiero-caseari
  • del 30% per il pesce e altri prodotti ittic
  • del 58% per le uova

Nei Paesi più ricchi – ha concluso Philip Lymbery – ci stiamo letteralmente dirigendo verso l’estinzione un boccone alla volta. Il nostro insaziabile appetito per la carne a basso costo e per altri alimenti di origine animale sta danneggiando la nostra salute, causando immense crudeltà sugli animali e uccidendo il nostro pianeta.

 Autore articolo: Germana Cirillo

 

mercoledì 9 dicembre 2020

Le associazioni: «Il governo approfitta del momento per introdurre la coltivazione degli ogm in Italia»

La denuncia arriva da quattro associazioni molto attive sul versante dell'ambiente e della salute, Isde, European Consumers, Navdanya International e Gruppo Unitario per le Foreste Italiane: «Approfittando della generale attenzione rivolta a ben altro, il Governo è in procinto di emanare quattro decreti legislativi che, di fatto, introducono la coltivazione degli OGM in Italia senza dibattito, senza confronti, ignorando le ragioni di chi con prove sperimentali e scientifiche ha dimostrato la loro pericolosità».

  Fonte:

    Isde, European Consumers, Navdanya International e Gruppo Unitario per le Foreste Italiane prendono posizione su quella che annunciano essere una mossa del Governo per introdurre la coltivazione in Italia degli organismi geneticamente modificati.

«Approfittando del tragico momento attuale e della generale attenzione rivolta a ben altro, il Governo è in procinto di emanare quattro decreti legislativi che, di fatto, introducono la coltivazione degli OGM in Italia contro il volere della generalità dei cittadini, senza dibattito alcuno, senza confronti e approfondimenti con la collettività, ignorando sistematicamente le ragioni di chi con prove sperimentali e scientifiche ha dimostrato la pericolosità degli stessi OGM per la salute umana ed animale e per l’integrità e la salubrità dell’ambiente - si legge nel comunicato stampa delle quattro

mercoledì 19 agosto 2020

L’Europa inonda l’Africa del suo finto latte distruggendo allevamenti locali

Fonte: 
Le multinazionali del latte in polvere europee stanno inondando l’Africa occidentale con i loro prodotti, a basso costo ma di scarsa qualità, mettendo in difficoltà il settore locale e abbassando anche il livello dell’alimentazione delle popolazioni. Negli ultimi anni hanno quasi triplicato le loro esportazioni nella regione, spedendo latte in polvere prodotto dagli agricoltori europei fortemente sovvenzionati da fondi pubblici, da trasformare in latte liquido.
In un’inchiesta condotta nell’arco di sei mesi in Burkina Faso, Mali, Mauritania e Senegal, Politico ha indagato sull’impatto devastante che le importazioni di questo prodotto hanno ha avuto sulle industrie lattiero-casearie di quei paesi e sugli effetti a catena sulle società. L’industria locale afferma che gli europei utilizzano i mercati dell’Africa occidentale per scaricare galloni di un prodotto che per la sua bassa qualità che non sono in grado di vendere nell’Ue. Questo sosia del latte economico è pieno di grassi vegetali tra cui l’olio di palma, ma il suo basso costo e il fatto che venga venduto ovunque rendono impossibile la competizione, portando a una spirale di declino economico.
“Ho provato a vendere il mio latte, ma il più delle volte va sprecato e finisce per essere gettato via”, ha spiegato Hamidou Bandé, presidente dell’Unione nazionale dei pastori del Burkina Faso. “Fa male. Il latte che buttiamo potrebbe essere stato per i vitelli o per i nostri bambini “. Gli animali che alleva, ha spiegato al giornale, è costretto a venderli all’estero per il consumo di carne, ma il latte che producono non riuscendo a venderlo è spesso costretto a buttarlo.
I dati sul commercio sottolineano il predominio dell’Europa nel settore caseario. L’Ue è il più grande produttore di latte vaccino al mondo con 145 milioni di tonnellate prodotte nel

martedì 28 aprile 2020

Coronavirus in Usa, uccisi milioni d’animali allevati ma invendibili

Fonte:
Uccisi per farne carne o uccisi perchè non si riesce più a farne carne. Comunque milioni di animali da allevamento saranno probabilmente soppressi a causa della chiusura dei più grandi impianti di lavorazione delle carni negli Usa. Chiusura dovuta all’emergenza coronavirus. A lanciare l’allarme John Tyson, presidente di Tyson Foods, uno dei colossi americani nel settore, che con un’inserzione a piena pagina sul New York Times e sul Washington Post senza giri di parole ha detto che “la catena di distribuzione del cibo è stata interrotta”.

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“Gli allevatori americani – ha spiegato – non sanno dove andare a vendere il loro bestiame così milioni di animali tra polli, maiali e bovini saranno uccisi a causa della chiusura dei nostri impianti di lavorazione”. Ha anche aggiunto che ci sarà meno carne disponibile nei punti vendita finchè non si riuscirà a riaprire. Tyson Foods impiega 100mila persone e, a causa del Covid-19, è stata costretta a chiudere i suoi stabilimenti in Indiana e Iowa. (nella foto sopra, recinti deserti nell’impianto Tyson Foods di Joslin, Illinois – ph. EPA/TANNEN MAURY)

sabato 7 marzo 2020

Il vitello che si crede un cane

 Fonte:
Vitello salvato cresce insieme ai cani e crede di essere uno di loro
Un vitello orfano, salvato e cresciuto da una famiglia di allevatori di pastori tedeschi, pensa ora di essere un cane – ed eccitato scodinzola. Buddy l’adorabile vitello toro è stato adottato da Coral e Wayne Algie quando aveva solo un giorno di vita dopo la morte di sua madre, rimasta bloccata in una diga vicino alla fattoria nel Nuovo Galles del Sud, in Australia.
La coppia ha accolto Buddy, da allora adottato come piccolo in più del pastore tedesco Bada, di due anni e mezzo, che di recente ha dato alla luce 11 cuccioli. Ormai di sei settimane, ha già preso alcune abitudini dei cani, tra cui giocare con i

martedì 4 febbraio 2020

Carne e prodotti lattiero-casari derivate da vegetali entro il 2035


Fonte:
Carne, pesce e prodotti lattiero-caseari derivati dalle piante entro il 2035. È l’obiettivo di Impossible Foods, la start up californiana fondata da Pat Brown nel 2011, che insieme con la rivale Beyond Meat rappresenta la principale azienda produttrice di alternative vegetali alla carne di manzo.
Reduce dal lancio – avvenuto pochi giorni orsono – di Impossible Pork e Impossible Sausage, l’azienda annuncia a Il Sole 24 Ore Radiocor di essere “continuamente impegnata nella sperimentazione di ricette per tutti i prodotti, inclusi pesce e pollame”.
Il colosso delle fake meat guarda con molto interesse alla Cina, mentre su una eventuale quotazione in Borsa, si dice aperta a considerare ogni opzione per centrare “l’obiettivo di alimentare una crescita a lungo termine”.
All’International Consumer Electronics Show di Las Vegas, pochi giorni orsono, Impossible Foods ha servito il primo assaggio di Impossible Pork e annunciato il suo asso nella manica, l’Impossible Sausage. Si tratta dei primi due nuovi prodotti da quando debuttò nel 2016, rivolgendosi alle grandi catene, con l’Impossible Whopper.
“Nel frattempo – racconta Rachel Konrad, capo della comunicazione – continuiamo a sperimentare e testare ricette per tutti i prodotti, inclusi pesce e pollame, ma non metteremo alcun prodotto sul mercato fino a quando non saremo sicuri al 100% che sia in grado di competere con quello analogo di origine animale”.
Intanto i panini fake meat – il cui sapore ferroso è ottenuto grazie alla leghemoglobina di soia – spopolano tra le star americane, come Serena Williams e Kate Perry e l’indice

sabato 11 gennaio 2020

Prisma, il nuovo satellite che sa tutto dei nostri campi

Unico satellite in orbita dotato di un sensore iperspettrale, Prisma è in grado di conoscere nel dettaglio le caratteristiche di un campo: dal tipo di coltura allo stato di idratazione, fino alle necessità nutrizionali.

Fonte:
L'agricoltura sta entrando a grandi passi nell'era dei satelliti. Oggi questi strumenti che ruotano intorno alla terra vengono usati per il monitoraggio delle colture, ma anche per abilitare le telecomunicazioni in zone rurali e per guidare i trattori attraverso sistemi di geo-posizionamento.

Applicazioni sempre nuove vengono lanciate sul mercato, ma gli sviluppi più interessanti si stanno avendo nel settore del monitoraggio delle colture. Un esempio è il satellite Prisma. Ad inizio anno l'Esa (l'Agenzia spaziale europea) ha lanciato dalla Guiana francese e messo in orbita questo satellite costruito dall'Agenzia spaziale italiana (insieme a Leonardo e Ohb Italia).

Si tratta di un satellite che monta un sensore iperspettrale di ultima generazione, in grado di raccogliere molte più informazioni rispetto a quelle catturate dalle camere multispettrali oggi in orbita.

"Se un sensore multispettrale, utilizzato per il monitoraggio delle colture, oggi rileva la riflettanza delle superfici in una decina di bande dello spettro elettromagnetico, quello multispettrale arriva a 239", spiega ad AgroNotizie Lorenzo Genesio, primo ricercatore dell'Istituto per la bioeconomia del Cnr (Cnr-Ibe). E proprio il Cnr è stato incaricato dall'Asi di tarare il sensore in zone del territorio italiano rappresentative di varie tipologie di superficie: agricola, forestale, acque interne, mare e superfici innevate.

In particolare le attività su superfici agricole sono distribuite in aree rappresentative di tutta l'agricoltura della penisola e vanno da Arborea, sede dell'importante cooperativa lattiero-casearia sarda, fino a Jolanda di Savoia di Bonifiche

mercoledì 2 ottobre 2019

Carne bovina e latticini in crisi, vendite in crollo entro il 2030: qual è il nuovo scenario che ci attende?

In un futuro non troppo lontano l’industria della carne e dei latticini vivranno una crisi profonda, con prodotti a base vegetale in continua espansione: lo rivela un report stilato dal think tank indipendente RethinkX, che analizza la situazione economica del mercato globale e il suo andamento in base allo sviluppo di nuove tecnologie produttive
 
 Fonte:
L’industria della carne bovina e quella lattiero-casearia sono in crisi, e crolleranno entro il 2030: ad affermarlo è un report stilato dal think tank indipendente RethinkX, il cui pronostico lascia a questa tipologia di industrie meno di 11 anni di vita. Secondo il report, entro questa data il numero di bovini rinchiusi negli allevamenti intensivi degli Stati Uniti subirà un calo del 50% e in generale l’industria zootecnica andrà incontro al fallimento.
Ma non basta: secondo le previsioni, le nuove tecnologie sostituiranno rapidamente il modo in cui vengono prodotte attualmente le proteine, eliminando definitivamente la necessità dell’allevamento animale tradizionale. Al suo posto verrà messo in atto un sistema noto come “Food-as-Software”, che secondo gli esperti permetterà di ridurre sensibilmente la produzione di rifiuti, risultando al contempo
  • 100 volte più efficiente in termini di sfruttamento di terreni;
  • 10-25 volte più efficiente in termini di utilizzo delle materie prime;
  • 20 volte più efficiente in termini di tempo;
  • 10 volte più efficiente in termini di sfruttamento delle risorse idriche.

Carne e latticini sempre più economici, sulla scia dello zucchero

Lo zucchero, si sa, è presente praticamente in ogni prodotto confezionato e questo è dovuto alla sua capacità di migliorare considerevolmente il sapore dei cibi insieme al suo prezzo irrisorio. Secondo il report, carne e prodotti  lattiero-caseari subiranno nei prossimi anni una crisi produttiva di portata eccezionale, che unita alle nuove tecnologie di

martedì 20 agosto 2019

I 20 gruppi lattiero-caseari più grandi del mondo nel 2019

Fonte: 
L’ultimo sondaggio annuale effettuato dagli analisti di Rabobank sulle più grandi aziende lattiero-casearie del mondo mette in evidenza i giganti di uno dei settori alimentari più preziosi a livello globale.
Nel 2018, la diminuzione dei prezzi delle materie prime, le condizioni meteorologiche avverse nelle principali regioni di esportazione, un forte dollaro USA e i cambi di valuta hanno influito sul fatturato combinato delle 20 principali industrie lattiero-casearie nel mondo. In termini di dollari USA, è stato registrato un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente, rispetto al 7,2% dell’anno precedente. Tuttavia, il fatturato combinato 2018 in termini di euro è diminuito del 2,0% rispetto alla tendenza al rialzo del 5,1% del 2017.
 


domenica 14 luglio 2019

Wisconsin, allevatori alla frutta

Dimezzato il numero delle fattorie negli ultimi 15 anni

Fonte: 
 La crisi del latte ha colpito anche gli Stati Uniti. Nel Wisconsin, la «Normandia americana», come l'ha definita Le Monde, terra che si è specializzata nella produzione di latte dopo aver abbandonato la soia e il mais, è andato tutto bene fino al 2010. Adesso le fattorie saranno costrette a chiudere inesorabilmente, al ritmo di due al giorno di fronte alla crisi del settore determinata dal crollo del prezzo del latte, sceso da 53 dollari a 35 dollari l'ettolitro, dopo il picco storico raggiunto nel 2014.
C'è chi chiede che il vicino Canada acquisti un po' più di latte, ma certo non può risolvere il problema dell'eccedenza produttiva degli Usa. Gli allevatori chiedono aiuti, ma i consumatori non vogliono pagare sovvenzioni pubbliche agli allevatori.
Gli allevamenti, perlopiù imprese famigliari, vengono messi all'asta con tutte le mucche, secondo quanto ha riportato Le Monde. In quindici anni il numero delle fattorie è dimezzato (7.800) e il loro valore è sceso al livello più basso ha riferito a Le Monde Darin Von Ruden, allevatore bio e presidente del sindacato agricolo del Wisconsin, uno degli Stati rurali che insieme a quelli operai ha determinato la vittoria di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2016. Ma ora tutto può cambiare.

Intanto, si moltiplicano le richieste di aiuti. La fattoria di Sue Spaulding, molto indebitata, in cambio del latte riceve dalla

giovedì 18 aprile 2019

Numeri del latte, giù il prezzo

Le quotazioni del latte spot segnano il passo e anche il prezzo medio europeo è in leggero ribasso. La ripresa del mercato potrebbe essere aiutata dal calo della produzione di latte.

Fonte:

Battuta d'arresto per il prezzo del latte spot, quello venduto fuori contratto.
Dopo un periodo di ininterrotta crescita, nelle ultime settimane si registra qualche cedimento, sia per le provenienze nazionali, sia per il prodotto tedesco e francese. Per gli allevatori è giunto il momento di preoccuparsi? Un'occhiata al grafico dell'andamento dei prezzi del latte spot sulla piazza di Lodi, mercato di riferimento per questo prodotto, invita all'ottimismo.
In questa fase dell'anno il trend delle quotazioni è normalmente in flessione, come si nota guardando l'andamento dei due anni precedenti. Rincuora poi constatare che il prezzo attuale è comunque sopra a quello dello scorso anno.
Se poi il trend seguirà le curve degli anni precedenti, ci attende ancora qualche settimana di ribassi, ma poi le quotazioni dovrebbero riprendere forza.
Non è detto che avvenga, varie componenti a livello globale possono interferire con questo trend e ribaltarne il percorso.

Andamento del prezzo del latte spot negli ultimi tre anni (fonte: Assolatte)

I mercati internazionali

Non resta che andare a vedere cosa succede sui mercati internazionali utilizzando le analisi sul mercato del latte messe a disposizione dalla Commissione europea.
Iniziamo dal prezzo medio del latte, anch'esso allineato a quanto avviene per il latte spot e si può notare il moderato ribasso dello 0,2% registrato in febbraio.
I prodotti lattiero-caseari 
Non meno importante è osservare come si muovono i prezzi dei principali prodotti lattieri a livello mondiale.
E' interessante notare che il latte in polvere (intero e scremato) spunta prezzi più bassi nella Ue rispetto a quelli

lunedì 26 novembre 2018

Carne coltivata, via libera negli USA: ormai si tratta solo di lavorare sulla regolamentazione della vendita

Fonte:
E’ di questi giorni la notizia trasmessa da due agenzie statunitensi, che hanno annunciato che già dal 2020, hamburger e controfiletti sintetici, ovvero creati in laboratorio partendo da colture cellulari, potrebbero arrivare sulle tavole di tutto il Mondo.

Gli Stati Uniti, hanno infatti dato il via libera alla vendita di questi prodotti, comunicando che si occuperanno degli aspetti regolatori e della loro sicurezza, attraverso un comunicato congiunto dell’Usda, dipartimento per l’agricoltura statunitense e quello dell’Fda, per il cibo e le medicine, rimuovendo così l’ultimo ostacolo legislativo ad un uso su larga scala.

E’ dal 2013 che si sente parlare di “carne artificiale”; fu il ricercatore olandese Mark Post a compiere i primi esperimenti in tal senso, che come risultato videro il primo hamburger realizzato in laboratorio, in due anni di lavoro che costò circa 325mila Dollari.

Dopo quella sensazionale scoperta, furono diverse le aziende che iniziarono a riprodurre lo stesso prodotto, ottenendo gli stessi risultati di Mark Post; dalle statunitensi Memphis Meat e Finless Food, all’israeliana Aleph farm, all’olandese Mosa Meat, ed è per questo che le previsioni possono garantire, che entro il 2020 arrivi pronto nei piatti.

Negli Stati Uniti l’Fda si occuperà della raccolta e della conservazione delle cellule, nonché della crescita e della

mercoledì 4 luglio 2018

Mülü, il latte immaginario contro le bevande vegetali

Un nuovo superdrink chiamato Mülü nasce per contrastare la crescita delle bevande vegetali. Ma è solo un latte immaginario frutto di una provocazione di un’associazione di allevatori.Mülü il latte immaginario-contro bevande vegetaliFonte: 

Dimenticate le bevande vegetali: si chiama Mülü l’ultimo supedrink carico di sostanze nutrienti buone per la vostra salute. Convinti? Eppure si tratta solamente di un latte immaginario che non troverete in commercio. Mülü infatti è solo il frutto di una provocazione della Diary Farmers of America, l’associazione degli allevatori e produttori di latte americani pronti a tutto pur di contrastare la crescita delle bevande vegetali.

Mülü, una campagna marketing contro le bevande vegetali

Sono anni ormai che i produttori di latte americani guardano con preoccupazione ai dati di vendita. In tempi recenti infatti la quota di mercato del latte bovino ha subito una importante

giovedì 5 aprile 2018

Dazi Usa, ecco cosa potrebbe accadere all'Italia

Al via la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Ma nel mirino di Trump finiscono anche l'Europa e l'Italia. "Esportate troppo" è l'accusa dell'amministrazione statunitense.

Fonte:

Lo scorso anno gli Stati Uniti hanno importato dalla Cina beni per 505 miliardi di dollari, mentre il valore dell'export verso il gigante asiatico si è fermato a 135. Uno squilibrio al quale il presidente Donald Trump ha deciso di dire basta. E così ha deciso di dare il via libera all'imposizione di dazi, dal 15 al 25%, su un totale di 1.300 prodotti made in China, per un controvalore di 50 miliardi di dollari. Una sforbiciata che dovrebbe servire a riequilibrare la bilancia commerciale Usa.

Tuttavia la risposta cinese non si è fatta attendere, visto che Pechino lo scorso lunedì ha imposto dazi del 25% su 128 prodotti statunitensi, per un valore di circa 3 miliardi. Poca cosa rispetto ai 50 di Trump, ma significativi. Sono infatti il segno che Xi Jinping non intende restare a guardare mentre Washington adotta misure protezionistiche. Ad essere colpiti sono soprattutto prodotti agricoli come la carne di maiale, la frutta, il vino e l'etanolo, ma anche tubi di acciaio e scarti di alluminio. In totale Washington ha esportato in Cina l'anno scorso prodotti agroalimentari per 20 miliardi di dollari.

Pechino ha messo nel mirino le produzioni agricole per colpire l'elettorato di Trump. L'anno scorso infatti gli Usa hanno esportato in Cina 1,1 miliardi di dollari in carne di maiale che viene prodotta principalmente in Iowa (21 milioni di capi) e in North Carolina (9 milioni). Due Stati che hanno

sabato 3 febbraio 2018

Formaggi italiani: Sos tutela

 Fonte:
Assolatte lancia l'allarme: con l'accordo siglato tra Ue e Giappone sono stati esclusi dalla tutela i grandi formaggi italiani. Molto deluso è il presidente Giuseppe Ambrosi, convinto che l'accordo andrà a danneggiare il settore caseario nostrano, liberalizzando di fatto l'italian sounding. Verranno infatti tutelati i nomi composti, ma nulla esclude che si potranno produrre e vendere prodotti che sembrano italiani, ma che con l'Italia non hanno nulla a che fare. La speranza del presidente è che il Parlamento europeo si ravveda.
Assolatte lancia l'allarme sui formaggi Italiani in Giappone
L'associazione italiana lattiero casearia ha comunicato che l'accordo Ue-Giappone, siglato a dicembre 2017 ma reso noto solo recentemente, esclude i grandi formaggi italiani dalla tutela in Giappone.
"Tutti i formaggi italiani Dop inseriti nell'accordo risultano infatti oggetto di pesanti eccezioni, che, di fatto, consentono liberamente la loro imitazione e/o copia" si legge in una nota stampa.
Le dieci Dop italiane sono: Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di bufala campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana, Taleggio.
Ambrosi (Assolatte): "Questo è un errore imperdonabile"
Non senza difficoltà Assolatte era riuscita, collaborando con le autorità nazionali ed europee, a far comprendere nell'accordo bilaterale ben dieci formaggi Dop italiani (sulle diciannove Igp casearie

giovedì 28 dicembre 2017

Cambiamenti climatici, il reddito degli agricoltori calerà del 13%

Fonte:
 
Entro il 2040, l’innalzamento delle temperature porterà all’aumento della frequenza delle ondate di calore, con pesanti ripercussioni su tutto il settore agro-zootecnico.
Proprio gli allevatori e gli agricoltori sono le fasce più a rischio: il reddito netto delle imprese potrebbe calare anche del 13%, rendendo di fatto insostenibile la produzione.
Questo è quanto emerge dal convengo “Agricoltura e cambiamenti climatici: sfide e opportunità”, organizzato dall’Università di Sassari presso il Ministero delle Politiche Agricole Agroalimentari a Roma.

Il caso della Sardegna
Nel corso della conferenza è stato presentato il caso della Sardegna: il 40% del territorio dell’isola è esposto alla minaccia di fenomeni siccitosi tali da aumentare il degrado del suolo e ridurre la resa dei pascoli.
Ma non solo: tra i rischi che gli allevatori si trovano a fronteggiare c’è anche l’aumentato delle malattie dei capi e l’importazione accidentale di specie aliene parassite.

Il 2017 l’anno più secco
Secondo i dati, il 2017 è stato l’anno più secco degli ultimi due secoli; nel solo mese di ottobre sono mancati circa 19 miliardi di metri cubi di acqua piovana
I danni economici sono stati ingenti: si calcola che l’assenza di precipitazioni abbia causato – su tutto il territorio nazionale – danni per oltre 2 miliardi di Euro.

giovedì 9 novembre 2017

Proteine, la corsa alle alternative

Il mondo della ricerca guarda con sempre maggiore interesse ai laboratori come fonti di proteine alternative a quelle animali
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Nel 2013 è stato cucinato e mangiato a Londra il primo hamburger fatto di carne coltivata in provetta. A quattro anni da quell'esperimento l'interesse degli investitori e delle aziende verso l'agricoltura cellulare sta esplodendo. L'idea di poter eliminare gli animali dal settore agroalimentare senza però dover rinunciare a bistecche, uova e latte affascina (e preoccupa) molti.
Negli Stati Uniti gli investimenti in questo settore sono enormi e secondo gli esperti tra pochi anni i costi di produzione (oggi astronomici) saranno abbordabili. Beyond meat, Memphis meat e altre società simili si stanno dando da fare, grazie anche ai finanziamenti di personalità come Bill Gates e Richard Branson.

La carne in vitro, come il latte prodotto da lieviti, non è il frutto del capriccio di qualche scienziato, ma una delle strade che il mondo della ricerca sta percorrendo per trovare fonti di proteine alternative a quelle animali. L'umanità sta crescendo, il pianeta è sovra-sfruttato e dunque servono alternative sostenibili alla carne bovina, al latte, alle uova e al pesce.

"La nostra società investe elusivamente in prodotti vegetali

Scordatevi le mucche, il latte ora si produce così

Chi ha detto che il latte vaccino deve essere fatto da una mucca? Una startup statunitense ha messo a punto un metodo alternativo per produrlo che rivoluzionerà il settore lattiero-caseario.

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Ogni mattina milioni di italiani si svegliano e come prima cosa aprono il frigo, prendono la bottiglia del latte e la mettono in tavola per la colazione. Anche nelle famiglie statunitensi si ripetono gli stessi gesti, anche se il latte viene versato sui cereali. Ma tra neppure un anno una parte del latte americano potrebbe non essere prodotto da mucche, come è accaduto per millenni, ma da lieviti.
La rivoluzione arriva da una azienda della Silicon Valley, Perfect day, che ha modificato geneticamente un ceppo di lievito aggiungendo delle sequenze provenienti dal Dna di un bovino da latte. Il risultato? Questo microrganismo produce le proteine del latte vaccino (la caseina, la lattoglobulina e la lattoalbumina). A questa base vengono poi aggiunti zuccheri, grassi vegetali e altri microelementi per ottenere un prodottoche, a detta dei fondatori (Ryan Pandya e Perumal Gandhi) non è distinguibile dal latte vaccino.

 "E' tutto pronto, stiamo solo mettendo a punto la rete di distribuzione e la campagna di comunicazione", spiega ad AgroNotizie Tim Geistlinger, chief technology officer di Perfect day, durante il Future-food tech innovation summit che si è tenuto a San Francisco a fine marzo. Il problema principale è l'autorizzazione da parte dell'Fda (Food and drug administration) della denominazione 'latte' in etichetta. Può infatti chiamarsi latte qualcosa che non è prodotto da una mucca? Dal punto di vista economico e ambientale produrre latte coi

Basta antibiotici negli animali d'allevamento sani: le nuove linee guida OMS

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Eliminare l’uso degli antibiotici negli animali d’allevamento sani per prevenire il fenomeno dell’antibioticoresistenza nell’uomo. Di fronte alla diffusione dei batteri super resistenti agli antibiotici che possono portare a gravi conseguenze per la nostra salute anche la sicurezza alimentare è importane e interviene ora l’Oms che pubblica delle Linee guida contenenti raccomandazioni per allevatori e industrie alimentari.

Nel rapportoUse of medically important antimicrobials in food-producing animals” l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di smettere di utilizzare antibiotici in modo regolare per promuovere la crescita e prevenire la malattia negli animali sani.

Le nuove raccomandazioni dell’Oms – sviluppate in base a una revisione sistematica pubblicata su The Lancet che ha rilevato che gli interventi che limitano l’uso degli antibiotici negli animali utilizzati per produrre cibo (tutti animali terrestri e acquatici utilizzati per la produzione di alimenti) hanno ridotto i batteri resistenti agli antibiotici in questi animali fino al 39% - hanno lo scopo di contribuire a preservare l’efficacia degli antibiotici importanti per la medicina umana riducendo il loro uso inutile negli animali che producono cibo. In alcuni Paesi, circa l’80% del consumo totale di antibiotici di rilevanza medica è nel settore degli animali, in gran parte per la promozione della crescita negli animali sani.

L'eccessivo uso e l'uso improprio degli antibiotici negli animali e negli esseri umani contribuisce alla crescente minaccia della resistenza agli antibiotici. Alcuni tipi di batteri che causano infezioni gravi negli esseri umani hanno già sviluppato una resistenza alla maggior parte o a tutti i trattamenti disponibili. Non a caso Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, afferma che “la mancanza di antibiotici efficaci è una grave minaccia alla sicurezza, un focolaio improvviso e mortale. L’azione forte e sostenuta in tutti i settori è fondamentale se vogliamo bloccare la marea della resistenza antimicrobica e mantenere il mondo al sicuro”.