mercoledì 31 maggio 2023
sabato 13 maggio 2023
Un inno alla Natura, alla sua bellezza e potenza divina
“Nei campi e nei Vicoli di Puglia, grandi balle di Fieno, dorate come il sole, si uniscono ai centrini candidi come lune piene. Il grano, simbolo di fertilità nelle antiche civiltà, accoglie i centrini, simili a grandi Mandala, antichi disegni e sacre rappresentazioni del Cosmo. Sole e luna si incontrano senza tempo, in una installazione che vuole essere un inno alla natura, alla sua bellezza e potenza divina”. Bernardo Palazzo
venerdì 12 maggio 2023
“Più soldi, più carne”, i Paesi più ricchi ne consumano troppa e accelerano l’estinzione di massa (e l’Italia non è da meno)
È quanto emerge da un nuovo report di Compassion in World Farming (CIWF) – il cui CEO, Philip Lymbery, autore di “Restano solo sessanta raccolti", che per la prima volta calcola quanto ogni Paese ad alto e medio reddito debba ridurre il proprio consumo di alimenti di origine animale – ossia carne, pesce e prodotti ittici, latticini e uova – per restare nei limiti e non compromettere la salute del Pianeta.
Si tratta del primo report a fornire dati sulla riduzione di tutti gli alimenti di origine animale e calcoli dettagliati per il consumo effettivo – comprese le parti non commestibili degli alimenti di origine animale e i rifiuti a livello domestico – fornendo un quadro più accurato del consumo.
I calcoli si basano sulla EAT-Lancet Planetary Health Diet (la Dieta per la salute del pianeta di EAT-Lancet), linee guida che mirano a fornire diete sane attraverso sistemi alimentari sostenibili entro il 2050.
È l’Islanda il Paese che più dovrebbe ridurre il consumo di tutti gli alimenti di origine animale (73%), mentre l’Italia occupa l’ottavo posto nella lista dei Paesi che devono fare altrettanto.
Il report
Secondo lo studio, nei primi 25 Paesi a reddito medio-alto è necessaria un’importante riduzione del consumo di questi prodotti per salvaguardare il futuro e la salute delle persone, degli animali e del pianeta.
Complessivamente, l’Islanda è il Paese con più strada da fare, dovendo ridurre il quantitativo di calorie provenienti da alimenti di origine animale del 73% (per arrivare al 12% delle calorie indicato dalla dieta EAT-Lancet), seguito da Finlandia (70%), Danimarca (68%), Montenegro (66%) e Lussemburgo (65%).

Per quanto riguarda la carne, gli Stati Uniti sono in cima alla classifica dei Paesi che necessitano di una maggiore riduzione, con l’82%, seguiti da Australia (80%), Argentina (80%), Israele (78%) e Spagna (78%).
In testa al consumo eccessivo di pesce e prodotti ittici ci sono: Islanda (77%); Maldive (76%); Seychelles (64%); Repubblica di Corea (63%) e Malesia (63%).
Le prime cinque riduzioni necessarie per il settore lattiero-caseario sono: Finlandia (74%); Montenegro (74%); Albania (71%); Paesi Bassi (69%); e Svizzera (68%).
E per le uova sono: Messico (76%); Cina (76%); Giappone (75%); Paesi Bassi (74%) e Malesia (73%).
Nonostante le evidenze scientifiche, i Governi continuano a escludere la riduzione degli alimenti di origine animale nei loro piani d’azione nazionali o nelle loro strategie alimentari.
La Danimarca è in prima linea per quanto riguarda i progressi, avendo recentemente pubblicato alcune delle linee guida alimentari più rispettose dell’ambiente al mondo e ha deciso di creare un piano d’azione nazionale a sostegno degli alimenti a base vegetale con consistenti finanziamenti.
L’Italia
l’Italia occupa l’ottavo posto nella lista dei Paesi che devono ridurre maggiormente il consumo di tutti gli alimenti di origine animale ed è una delle 15 nazioni dell’Unione europea ad essere stata annoverata tra i principali 25 consumatori di prodotti animali al mondo – dopo Finlandia (2°), Spagna (3°), Portogallo (5°), Svezia (6°) e Francia (7°)

Nel dettaglio, il consumo italiano deve ridursi del:
- 69% per la carne
- 53% per i prodotti lattiero-caseari
- del 30% per il pesce e altri prodotti ittic
- del 58% per le uova
Nei Paesi più ricchi – ha concluso Philip Lymbery – ci stiamo letteralmente dirigendo verso l’estinzione un boccone alla volta. Il nostro insaziabile appetito per la carne a basso costo e per altri alimenti di origine animale sta danneggiando la nostra salute, causando immense crudeltà sugli animali e uccidendo il nostro pianeta.
Autore articolo: Germana Cirillo
1° Meeting specialistico Bovini da Carne
Organizzato dall'Associazione Regionale "Massari di Sicilia", il 3 giugno 2023 al Foro Boario di Modica (Strada Provinciale 45) si terrà il 1° Meeting specialistico Bovini da Carne: Charolaise, Limousine, Piemontese
mercoledì 29 marzo 2023
Ad Agriumbria 2023 i dati dell’Osservatorio Nazionale sui consumi delle carni
Fonte:
Dal 31 marzo al 2 aprile si terrà la 54a edizione di Agriumbria (Bastia Umbra, PG), fiera nazionale dedicata all’agricoltura, all’alimentazione e alla zootecnia. La mostra mercato vedrà oltre 420 espositori in rappresentanza di oltre 2.000 aziende e industrie presenti o rappresentate dalla rete commerciale e offrirà una panoramica generale e organica dell’innovazione tecnologica raggiunta nei differenti settori agroalimentari. La manifestazione si conferma come uno dei momenti centrali per l’imprenditoria e l’industria agricola e zootecnica nazionale, un evento capace di attirare addetti ai lavori e pubblico da tutta Italia. Al centro dell’edizione 2023 la filiera agrozootecnica nel suo complesso con i principali temi del settore primario e un’attenzione particolare alla gestione delle risorse idriche e alle aspettative dei consumatori.
Confermate tutte le rassegne zootecniche più importanti: un lavoro di cooperazione con l’Associazione italiana allevatori che, di fatto, conferma la fiera di Bastia il centro del mercato dei bovini da carne in Italia. Quattro le Mostre nazionali, due curate dall’Anabic (Associazione nazionale allevatori bovini italiani da carne), dedicate alla Chianina e alla Romagnola, e due da Anacli (Associazione nazionale allevatori delle razze bovine italiane), la Charolaise e la Limousine. Mentre le altre tre razze del circuito, la Marchigiana, la Podolica e la Maremmana saranno presenti nell’ambito della tradizionale esposizione degli animali di Italialleva, “cuore” della manifestazione umbra.
Completano il quadro delle razze bovine in vetrina a Bastia la “regina” da latte, la Frisona italiana, la Pezzata rossa italiana, simbolo della “duplice attitudine” e la Piemontese, altra eccellenza del comparto da carne. Tra le novità da segnalare in questa edizione anche il ritorno, dopo qualche anno, della Bufala Mediterranea italiana.
Presente il comparto ovicaprino: confermato, dopo il positivo esordio dello scorso anno, il Concorso Nazionale Arieti di razza ovina Sarda iscritti al Libro genealogico, organizzato dall’Asso.Na.Pa. (Associazione Nazionale della Pastorizia). Sempre ben rappresentata la specie cunicola con l’esposizione curata dall’Anci.
ANTICIPAZIONI CONSUMO CARNI IN ITALIA
E a pochi giorni dall’apertura dei cancelli, la fiera anticipa i dati dell’Osservatorio nazionale sul consumo di carni. Si mangia meno carne, ma di qualità e con attenzione sempre crescente alla salute. È quanto emerge dalle prime analisi del rapporto dell’Osservatorio nazionale sui consumi delle carni che sarà presentato nel corso di Agriumbria 2023, in programma dal 31 marzo al 2 aprile, a Bastia Umbra (PG), nel polo fieristico di Umbriafiere.
Grazie anche alla Dieta Mediterranea, più equilibrata e sostenibile, gli italiani sono il secondo popolo più longevo al mondo e la qualità delle carni trasformate è ben diversa dalle produzioni nord europee e, come afferma Assocarni, gli allevamenti italiani producono carni più magre e di migliore qualità rispetto a quella degli allevamenti di altri Paesi.
Nel 2022 gli italiani hanno mangiato meno carne rispetto agli anni passati: se si confrontano i dati attuali con quelli del “boom economico”, oggi ne consumiamo oltre 5 chili in meno a persona all’anno. Numeri sicuramente da attenzionare, per un settore che, nonostante le difficoltà, riveste ancora un ruolo importante per l’economia italiana, coinvolgendo 230 mila addetti in oltre 135 mila aziende, e che rappresenta più del 4% del fatturato dell’agroalimentare, per un valore di oltre 6 miliardi di euro. Tuttavia non ci sono solo ombre. Se diminuisce infatti il volume dei consumi, aumenta il valore. Vuol dire che a fronte di un minor consumo di carne, cresce la qualità scelta dai consumatori, soprattutto per quanto riguarda la carne bovina con le razze italiane in testa.
Come spiegano da ANABIC (Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani da Carne): “Valorizzare e promuovere la carne di razze come la Chianina, la Romagnola, la Marchigiana, la Maremmana e la Podolica vuol dire contribuire a dare un importante contributo a quel made in Italy che il mondo intero, a ragione, ci invidia. I circa 160.000 capi di bestiame che ANABIC rappresenta, distribuiti in 5.000 allevamenti sparsi in18 regioni e allevati per almeno il 70% al pascolo, rappresentano un plus sia da un punto di vista qualitativo e nutrizionale della carne sia da un punto di vista ambientale. Nel primo caso, prendendo ad esempio la Chianina, è scientificamente provato che il suo tenore di grasso non supera il 2% ed è ben al di sotto di quello che si registra in produzioni estere che vengono spesso proposte sulle tavole; per non parlare dell’enorme impatto ambientale che genera il trasporto di una produzione proveniente da oltreoceano. Si tratta di aspetti molto importanti che ANABIC intende mettere al centro del dibattito per favorire la trasmissione di informazioni corrette”.
IN FIERA dal 31 marzo al 2 aprile
Oltre alla zootecnia, soluzioni per le aziende agricole, macchine per ogni utilizzo, trattrici e attrezzature, colture, impianti e modelli di business per le imprese agricole contemporanee. Sostenibilità e innovazione. Digital farming. Convegni per addetti ai lavori e momenti di approfondimento sui temi di attualità. Sementi e agrofarmaci. Piante, fiori, giardinaggio. Made in Italy con le filiere e i prodotti certificati. Aziende agricole con il meglio delle eccellenze dall’Umbria e dalle altre regioni italiane. Street food regionale, degustazioni, show cooking e momenti divulgativi.
I Saloni specializzati dedicati alla conservazione di cibi e alimenti, all’olivicoltura, alla viticoltura (Enotec, Oleatec e Bancotec).
Dal 31 marzo al 2 aprile tanti anche gli appuntamenti e gli stand dedicati alle famiglie e agli appassionati di vita all’aria aperta.
martedì 20 settembre 2022
RAGUSA - LE ECCELLENZE IBLEE AL " SALONE DEL GUSTO " DI TORINO
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Foto tratta dal Sito: "Siracusa 2000" |
Il Comune di Ragusa, in qualità di capoluogo della provincia, sosterrà la partecipazione, dal 22 al 26 settembre prossimo al Salone del Gusto Terra Madre a Torino, del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, di Slow Food Ragusa e dei 3 Consorzi di Tutela, per valorizzare a livello internazionale i prodotti di eccellenza del territorio Ibleo. L’iniziativa è stata voluta dall’assessore allo Sviluppo Economico e vicesindaca Giovanna Licitra.
Ampio risalto sarà dato alla biodiversità che caratterizza il territorio ibleo dalla quale provengono cinque prodotti Presidi Slow Food. Sono la cipolla di Giarratana, il sesamo di Ispica e la fava cottoia di Modica per quanto riguarda le specie vegetali, mentre l'asino ragusano e la bovina modicana rappresentano due razze autoctone dell’area iblea.
Al Salone del Gusto sarà presente la Comunità Slow Food di Modica per la tradizione del pane di casa.
Crisi energetica e aumento dei costi rischiano di portare il latte a 2 euro al litro
Recentemente due grandi aziende del settore lattiero-caseario (Granarolo
e Lactalis) hanno lanciato l'allarme di imminenti aumenti sul latte
fresco e sui formaggi, a causa dei rincari della produzione. Rincari
che, secondo gli scenari prospettati dalle aziende, in mancanza di
interventi decisi da parte del Governo, spingeranno il costo del latte,
entro fine anno, a oltre 2,00 euro al litro. Ne parliamo con Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo.
Crisi del gas: Ue propone tassa su extra profitti società energetiche
È
un piano in cinque parti quello che la Commissione europea intende
presentare ai paesi membri, pur di affrontare la crisi energetica. A due
giorni da una attesa riunione dei ministri dell Energia, l'esecutivo
comunitario ha illustrato sommariamente una serie di misure. Tra queste
spiccano, oltre al desiderio di chiedere alle imprese energetiche di
riversare agli Stati membri i profitti in eccesso, anche obiettivi
vincolanti di risparmio della corrente elettrica. Facciamo il punto con Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.
Imprese sempre di più sotto pressione
Il presidente di Assolombarda Alessandro Spada ha lanciato l'ennesimo grido d'allarme: "varare subito il tetto al prezzo del gas" e preparare un piano di razionamenti ad hoc per le imprese. Settimana scorsa era stata la volta delle Confindustrie del Nord a paventare lo spettro della de-industrializzazione a causa della crisi dei prezzi energetici e non.
giovedì 25 agosto 2022
Vi raccontiamo le razze: la Modicana
Fonte:
Origine e diffusione
Si individua come zona di origine della Modicana l’ex contea di Modica, da cui il nome, più o meno l’attuale provincia di Ragusa, dalla quale si sarebbe poi diffusa su tutta l’isola. Si tratta della più importante razza autoctona bovina della Sicilia, sia per consistenza che per qualità zootecniche. Il dibattito sulla sua origine è ancora irrisolto: secondo alcuni è giunta dal Mediterraneo mentre secondo altri dal Nord Europa, ma l’ipotesi più accreditata è che siano vere entrambe e che tali bovini di diversa provenienza si siano poi fusi in un’unica razza.
Evoluzione e miglioramento genetico
Inizialmente allevata per la sua triplice attitudine (lavoro, latte e carne), risulta ad oggi interessante per la sua frugalità e la sua rusticità, che le consentono di adattarsi facilmente alle difficili condizioni climatiche delle aree interne montane o collinari. Queste caratteristiche ne hanno favorito la diffusione anche in altre zone della regione, trovando collocazione in provincia di Messina e Palermo, nonché tra Caltanissetta e Agrigento, ma anche in qualche allevamento della provincia di Catania ed Enna. Dall’iniziale razza è derivato un ceppo denominato la “Siciliana”, a sua volta suddiviso in due varianti: la “Mezzanina”, presente in territori collinari e caratterizzata da una struttura più esile, e la “Montanina”, di statura inferiore e diffusa in zone di maggior altitudine, anche se ormai presente solo con pochi esemplari. Esportata successivamente in Sardegna, ha dato origine alla Modicana Sarda.
Obiettivi e schema di selezione
Come sopra accennato, originariamente è stata considerata tra le migliori razze a triplice attitudine. Con l’avvento della meccanizzazione le sue consistenze sono andate riducendosi al punto di essere inserita nell’elenco di razze a rischio di estinzione. Con l’istituzione nel 1985 dei Registri Anagrafici da parte del Mipaaf, si è riusciti a garantirne la conservazione, finché dal 2019, con l’entrata in vigore del d.lgs 52/2018, è stata affidata ad Anarb la tenuta del Libro Genealogico per proseguire l’azione di mantenimento e avviare delle azioni di miglioramento genetico. Al momento, l’iscrizione al Libro permette agli allevatori di ottenere le certificazioni di valorizzazione dei soggetti ed i contributi pubblici per le razze a limitata diffusione.
Nel tempo ha mantenuto le sue caratteristiche di rusticità e frugalità, e viene attualmente allevata per il latte, la cui produzione è di circa 18- 22 kg al giorno in una lattazione di 180-220 giorni (da ottobre ad aprile-maggio indicativamente) con una percentuale media di grasso del 3,78% e di proteina del 3,47%.
Decisamente caratteristico per la sua qualità legata al sistema di allevamento brado con utilizzo del pascolo alla base della razione, il latte di Modicana viene destinato ad alcuni dei più pregiati formaggi siciliani, tra cui il Caciocavallo Ragusano DOP, il palermitano, il canestrato e le provole.
Consistenze
Intorno agli anni ’60 la razza Modicana contava circa 25.000 esemplari, numero che è andato progressivamente diminuendo in un arco temporale di circa 20 anni, arrivando a metà anni ’80 ad essere considerata a rischio estinzione, come sopra ricordato. Attualmente il suo patrimonio zootecnico si aggira attorno ai 5.800 capi distribuiti in circa 300 allevamenti iscritti al Libro Genealogico.
Caratteristiche morfologiche
La razza Modicana si contraddistingue per un marcato dimorfismo sessuale evidente soprattutto nella colorazione del mantello che risulta rosso con sfumature più chiare nelle femmine, e decisamente più scuro fino a nero nei maschi. I soggetti adulti presentano una struttura grande, con taglia elevata ed appaiono decisamente spigolosi. Le femmine raggiungono i 600 kg di peso con un’altezza al garrese di circa 140-145 cm mentre i maschi raggiungono anche i 1.000 kg ed un’altezza di 155-160 cm.
Valutazione morfologica
Lo standard di razza che caratterizza i soggetti Modicani è rappresentato dai seguenti caratteri:
Taglia: media, tendenzialmente ridotta nella varietà Siciliana.
Mantello e pigmentazione: pelle non molto spessa, elastica, facilmente sollevabile in pliche; mantello dal fromentino al rosso, al rosso scuro con accentuazioni fino al nero. I mantelli più scuri sono maggiormente frequenti nella varietà Siciliana.
Testa: Nelle vacche è leggera, con musello largo, corna mediamente lunghe dirette verso l’alto. Nei tori ha forma piramidale, fronte larga, musello largo, corna mediamente lunghe dirette in avanti verso l’alto.
Anteriore: collo lungo nelle vacche, nei tori moderatamente più corto, largo e muscoloso. Giogaia abbondante, con numerose pieghe, generalmente più abbondante nei maschi. Garrese muscoloso nei tori, più sottile e rilevato nelle vacche. Spalle aderenti al tronco. Petto di media ampiezza. Torace di media altezza. Arti robusti ed asciutti, appiombi regolari. Piedi robusti con unghioni di medio sviluppo di colore nero o ardesia.
Linea dorsale: di moderata lunghezza, diritta. Lombi larghi non eccessivamente lunghi.
Groppa: spiovente con evidente sviluppo della spina sacrale. Coda con attacco non molto alto, lunga fin sotto i garretti, più sottile nelle vacche, fiocco abbondante.
Arti posteriori: appiombi regolari; cosce asciutte nelle femmine, più muscolose nei maschi; garretti forti; stinchi corti e robusti; pastoie corte, unghioni ben diretti e compatti, duri di colore nero o ardesia.
Caratteri sessuali: mammella con base ampia, ben sostenuta; quarti di medio sviluppo; capezzoli non eccessivamente grossi e lunghi; vene evidenti e sinuose.
Difetti morfologici:
- macchie estese sulla mammella;
- taglia, mantello e pigmentazione marcatamente diverse da quelle tipiche.
Difetti che comportano l’inibizione alla riproduzione:
- macchie estese sulla mammella;
- mantello e pigmentazione marcatamente diverse da quelle tipiche.
Curiosità
La razza Modicana è considerata presidio Slow Food. A tal proposito evidenziamo che il Presidio, oltre al Caciocavallo Ragusano DOP e al caciocavallo dei Monti Sicani, si è posto come obiettivo di valorizzare anche la carne, migliorandone i sistemi di produzione, di finissaggio in stalla e di lavorazione, e facendola conoscere ai consumatori per le sue peculiarità. In generale, infatti, le carni degli animali allevati al pascolo sono più difficili da commercializzare in quanto possono risultare più dure se non si effettua correttamente la frollatura, e possono avere una colorazione poco apprezzata che invece è solamente la risultante della presenza di talune essenze foraggere nei pascoli.
Si ringrazia l’Associazione Nazionale Allevatori Razza Bruna per aver messo a disposizione le informazioni e le immagini.
Fonte: ANARB – Slow Food
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La zootecnia ragusana converte le stalle da latte alla produzione di carne
Le cause di questi cambiamenti sono riconducibili agli aumenti dei costi di produzione del latte, primo fra tutti l’alimentazione
Fonte:
Ragusa - Da un recente colloquio a carattere conoscitivo con operatori del settore zootecnico emerge come tante piccole e medie aziende del ragusano, in quest’ultimo periodo, stanno convertendo le loro stalle, utilizzate da sempre per l’allevamento di bovini per la produzione di latte, verso l’indirizzo produttivo da carne.
Ci riferiamo ai Comuni di Modica e Ragusa dove si concentra più del 90% di tutta la zootecnia Siciliana. Le cause di questi cambiamenti sono riconducibili agli aumenti dei costi di produzione del latte, primo fra tutti l’alimentazione. Oramai l’allevatore non riesce, anche se ultimamente il prezzo del latte è aumentato, ad ottenere un reddito capace di supportare l’attività zootecnica. Così molti allevatori prima di chiudere definitivamente le loro stalle hanno pensato di passare alla produzione di carne, meno costosa e impegnativa e più facilmente gestibile.
Poche infatti le strade percorribili, trasformare il latte in prodotti caseari, anche con forme di gestione societaria, o trasformare la stalla allevando altri soggetti zootecnici che permettano una maggiore remunerazione dei fattori produttivi impiegati. Certamente la conversione comporta particolari scelte soprattutto nell’esercizio agrario d’impresa e nell’impiego del lavoro.
Se il cambiamento
interesserà in futuro altre aziende questo evidentemente comporterà
nuovi equilibri e sul patrimonio zootecnico con introduzione ancora
maggiore di razze da carne estere e sul mercato dei prodotti zootecnici
latte e carne. Per i consumatori locali potrebbe essere un vantaggio in
quanto verrebbe incrementato il consumo della nostra produzione di carne
offerta magari a prezzi più competitivi. Certamente spingersi sul
settore carne bovina oggi è un po’ rischioso, visto il calo dei consumi e
la preferenza ad altri prodotti alimentari.
Oggi non è facile
parlare di investimenti di lungo periodo in campo zootecnico, quindi
l’allevatore cerca di proteggere la propria azienda apportando modeste
modifiche sui capitali fondiario e agrario sperando, quanto prima, in un
riassestamento della situazione globale.
giovedì 16 giugno 2022
Prepararsi al "caro mangimi"
Fonte:
Pesanti le conseguenze per la zootecnia con un aumento del rischio chiusure, proprio ora che le produzioni animali hanno dimostrato il loro ruolo strategico. Le soluzioni proposte all'assemblea di Assalzoo
A volte i numeri non dicono la verità. Accade guardando l'andamento del fatturato delle imprese mangimistiche.
Il
2021 si è chiuso per i produttori di mangimi con una produzione di
oltre 15,5 milioni di tonnellate, che ha portato a innalzare il
fatturato a 9,7 miliardi di euro, il 21% in più nel volgere di 12 mesi.
Eppure la filiera dei suini è ancora alle prese con una crisi infinita, il latte non ripaga nemmeno le spese necessarie a produrlo.
Solo in campo avicolo qualche segnale, timido, di ripresa, ma nulla di eclatante.
Come si spiega allora questa crescita? La risposta è venuta dalla recente assemblea di Assalzoo,
l'associazione delle imprese che producono mangimi, dove si è fatto il
punto sulla situazione del settore, alle prese con una fra le più difficili congiunture di mercato degli ultimi anni.
L'aumento schizofrenico del prezzo delle materie prime,
già presente prima del conflitto e da quest'ultimo portato al
parossismo, è stato assorbito in una prima fase dalle stesse industrie,
grazie alle scorte di magazzino.
Poi, esaurite queste, i maggiori costi (aumentati del 42%) si sono riversati, ma ancora solo in parte, sui prezzi dei mangimi finiti.
Ecco
le ragioni principali dell'aumento del fatturato, che in questo caso
non può essere interpretato come un segnale di buona salute del settore,
visto che la marginalità delle aziende non ne ha certo beneficiato. Aiuti per sopportare l’aumento dei costi energetici potrebbero
contribuire a contenere l’aumento del prezzo dei mangimi (Foto di
archivio) Fonte foto: © lulu - Fotolia
I numeri "veri" sono quelli delle quantità di mangimi usciti dagli stabilimenti di produzione, che mostrano un andamento positivo, ma ben lontano da quello del fatturato.
Come riferito dal presidente reggente di Assalzoo, Michele Liverini, la produzione di mangimi si è mantenuta sostanzialmente stabile, con un leggero aumento nel comparto dei bovini da latte (+ 3,9%) e dei bovini da carne (+3,8%).
Per i suini, settore martoriato da una profonda crisi, i consumi si sono fermati a 4,1 milioni di tonnellate (+3,1%).
Meglio di tutti ha fatto il settore avicolo (+5%) al quale è riservata la quota più importante dell'intera produzione mangimistica (40%).
Non c'è da stupirsi della crescita in campo avicolo.
Durante le fasi più acute dell'emergenza sanitaria il consumo di carni bianche è stato sospinto dagli acquisiti domestici, favorendo una tenuta dei prezzi all'origine, continuata anche nella fasi meno pesanti della pandemia.
I prezzi aumenteranno
L'accentuarsi delle tensioni internazionali, a volte esasperate da atteggiamenti speculativi sui mercati, mantengono i prezzi delle materie prime su livelli molto elevati.
Le industrie mangimistiche, esaurite le scorte del passato, non possono continuare a fare da "ammortizzatore" sui prezzi finali e si trovano costrette a riversare sul prodotto finale i maggiori costi.
L'aumento del prezzo dei mangimi appare dunque uno scenario con il quale confrontarsi, ma che si scontra con la debolezza dei nostri allevamenti, già alle prese con altri aumenti, quelli energetici in particolare.
Ulteriori aumenti dei costi potrebbero non essere sopportabili,
aumentando così il rischio di chiusure, proprio ora che le produzioni
zootecniche e agricole in generale hanno dimostrato il loro ruolo
strategico per l'approvvigionamento di derrate alimentari.
Produzione di mangimi per settore (migliaia di tonnellate)
(Fonte: Assalzoo)
In cerca di stabilità
Di qui l'appello di Michele Liverini a creare le condizioni per dare alle produzioni zootecniche maggiore stabilità.
Fra le richieste dell'associazione delle imprese mangimistiche quella di inserire l'intero processo produttivo fra quelli energivori per ottenere un'attenuazione dell'insostenibile aumento di costi energetici.
Tuttavia una svolta decisiva non potrà che venire da un aumento dei prezzi al consumo dei prodotti di origine animale.
Evenienza che però porta con sé uno strascico di altri problemi non meno complessi di quelli che affliggono il mondo della zootecnia.
domenica 3 aprile 2022
Agriumbria 2022: la squadra degli allevatori modicani di charolaise
La squadra degli allevatori modicani di charolaise che hanno partecipato alla 53a edizione di Agriumbria 2022
Agriumbria “eletta” a Polo nazionale delle carni
Fonte:
L'offerta, come da tradizione, si caratterizza per una ricca sezione convegnistica, con incontri sulle tematiche di più stretta attualità per il comparto: decine ogni giorno gli appuntamenti, tra momenti tecnici, tavole rotonde, dibattiti, gare e mostre zootecniche. Tra i temi: certificazioni, digitalizzazione, innovazione, Pac, politiche di filiera, irrigazione, sostenibilità e biodiversità. L'altro punto di forza è rappresentato da una presenza qualificata di aziende protagonisti o fornitrici del comparto, che dà vita ad una ampia vetrina del sistema agroalimentare nelle sue diverse filiere. Una importanza particolare è assunta dall'area degli allevamenti animali, da sempre punto di forza di Agriumbria, che proprio nella giornata di sabato è stata formalmente qualificata, grazie alla firma di un protocollo con l'Associazione italiana allevatori, come Polo Nazionale delle Carni. Una firma che arriva dopo anni di cooperazione con gli allevatori italiani
mercoledì 30 marzo 2022
Modica Farmers Revolution - Manifestazione 27 Marzo 2022
domenica 27 marzo 2022
venerdì 25 marzo 2022
Bastia, conto alla rovescia per Agriumbria

venerdì 18 marzo 2022
Protesta Allevatori-Agricoltori per il caro carburante a Modica - Polo Commerciale
A Modica il presidio capofila, si protesta per il costo troppo elevato del carburante, e dunque delle materie prime, luce, gas, ecc. Decine di mezzi agrigoli, trattori, parcheggiati al Polo Commerciale.
I promotori del presidio di Modica dichiarano:
“Perché bisogna manifestare? Perché oltre al danno creiamo anche la beffa? Perché non siamo una società di automi, ci sono intere categorie lavorative (piccole e medie imprese) che sono al collasso ormai da anni per via degli accordi internazionali sull’import ed export del paese. Questi accordi hanno portato ricchezza a poche persone, risparmio a discapito della qualità ai consumatori e hanno bloccato il processo produttivo autonomo del paese. Oggi come mai abbiamo visto quanto sia importante essere autonomi e sfruttare le nostre risorse territoriali e umane. Queste persone non chiedono molto, chiedono di avere delle risposte per capire come fare ad andare avanti con il loro lavoro, dato che il prezzo delle materie prime è fuori controllo e con trend molto variabili, questo viene giustificato per via della guerra e anche degli anni di pandemia, ma quello che dico io è perché in tutto ciò ci devono rimettere i lavoratori? I produttori? Le persone che producono beni di alta qualità e soprattutto di prima necessità, i trasportatori che fanno arrivare le merci nei centri di distribuzione. Siamo obbligati a fermarci. Non è possibile lavorare per produrre debiti …”
Pare confermata anche la protesta degli autotrasportatori, se nulla cambierà nei prossimi giorni, dal 4 Aprile 2022.
venerdì 11 febbraio 2022
giovedì 2 dicembre 2021
Lactalis acquisisce Kraft Heinz per 3,3 miliardi di dollari
La multinazionale che opera nell'industria lattiero-casearia Lactalis ha ufficializzato l'acquisto di Kraft Heinz per 3,3 miliardi di dollari.
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Foto tratta da Terra e Vita - Edagricole |
Fonte: Articolo di Luca Venturino
Nel settore del formaggio è appena avvenuto un passaggio di testimone storico: la multinazionale francese Lactalis, infatti, ha appena completato l’acquisizione di Kraft Heinz
per un totale complessivo di 3,3 miliardi di dollari. La manovra sposta
dunque marchi iconici come Craker Barrell, Breakstone e l’intera linea
di formaggi naturali e grattugiati Kraft nel portafoglio di un’altra
azienda, che per gestire i neo acquisti ha aperto un nuovo ufficio a
Chicago.
A rigor del vero l’accordo tra i due brand risale al settembre del 2020, ma venne rallentato dall’intervento tempestivo del Dipartimento di Giustizia, preoccupato che la manovra avrebbe portato a un monopolio nel settore della feta negli Stati Uniti e nel mercato della ricotta di New York. Lactalis ha dunque dovuto vendere alcuni marchi in modo da raggiungere i termini dell’accordo antitrust stipulato nel mese di novembre.
“La vendita dei nostri marchi di formaggi naturali è un’altra pietra miliare nella nostra rapida trasformazione”, ha dichiarato il CEO di Kraft Heinz Miguel Patricio in un comunicato stampa. “Questa cessione è un ottimo esempio dell’agile gestione del nostro portafoglio, e crediamo che aiuterà Kraft Heinz a migliorare il suo profilo di crescita generale, il focus strategico e la flessibilità finanziaria”.