Fonte:
articolo di MARCO MANGANO
Un impetuoso fiume bianco irrompe in Puglia e la inonda. All’indomani
della condanna italiana da parte della Corte di Giustizia dell’Ue sul
fronte delle euromulte per lo sfondamento delle quote latte, ciò genera
un forte stupore ma, prima di tutto, insinua un dubbio: il latte
proveniente da Germania, Francia, Repubblica Ceca e Ungheria a prezzi
«di saldo» potrebbe diventare (o essere già diventato), quasi per magia,
«made in Italy» o, per maggiore precisione, «made in Puglia» e
trasformarsi (o essersi già trasformato) in mozzarelle regionali vendute
al dettaglio a soli 5 euro al chilo. Con tanto di scontrino fiscale.
«Da giorni sono in atto preoccupanti degenerazioni del
mercato del latte - denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele
- che stanno innescando forti speculazioni. Stanno arrivando in Puglia
ingenti quantitativi di latte dall’estero a prezzi stracciatissimi,
quasi incredibili, fino a 23-24 centesimi franco stabilimento. Una delle
ragioni alla base dell’”invasione” di questo massiccio quantitativo di
latte straniero deriverebbe - spiega - dalla necessità di immettere sul
mercato il sottoprodotto dell’estrazione delle caseine dal burro. Ciò,
come era prevedibile, ha portato i trasformatori a comunicare agli
allevatori regionali la decisione unilaterale di abbassare ancora il
prezzo del latte pugliese, giungendo in alcuni casi anche al mancato
ritiro di quantità significative dalle stalle regionali. Ad orologeria -
afferma - alcune lettere, inviate da alcuni trasformatori, sono state
recapitate agli allevatori». Viene comunicata la decisione unilaterale
di abbassare il prezzo del latte pugliese di 2 centesimi al litro: una
mazzata inaspettata, giustificata dal calo delle vendite di mozzarelle e
formaggi nel periodo invernale.
«Come un fulmine a ciel sereno, mi è stata recapitata una lettera - dice Domenico Bianco,
allevatore di Putignano, a Sud di Bari - con cui il caseificio mi dice
che al ritiro del latte mi sarà riconosciuto un prezzo più basso, senza
alcun preavviso, senza alcuna spiegazione. So che sta succedendo
altrettanto a molti altri colleghi allevatori e questi atteggiamenti
sono sempre legati all’arrivo di “latte spot” dall’estero».
L’allarme salmonella, lanciato dalla Lactalis che ha deciso il ritiro
da 83 Paesi di oltre 12 milioni di scatole di latte in polvere per
l’infanzia, ha un indiscutibile peso su quanto sta avvenendo in queste
settimane in Puglia.
«Oltre a quello tedesco, stanno commercializzando latte ungherese e ceco - incalza il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti
- e purtroppo, i nostri produttori denunciano l’import anche dalla
Francia perché ciò che non era entrato in Italia dalla porta, sta
entrando dalla finestra. Bisogna subito stroncare questi traffici di
prodotto estero, perché se la massiccia invasione di latte straniero
dovesse perdurare fino a marzo, i nostri allevatori non avrebbero
scampo. Oltre all’intensificazione dei controlli per accertare che il
prodotto straniero non venga spacciato per italiano, chiediamo
all’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, Leo Di Gioia,
di convocare subito il tavolo di filiera, perché va monitorata la
dinamica dei costi di produzione alla stalla e di trasformazione, senza
attendere ancora i dati Ismea. Perché - conclude Corsetti - anche quando
scende il costo del latte, i prezzi al consumo della mozzarella restano
invariati e l’indicizzazione diviene un elemento sostanziale».
«Se continua così chiudiamo - lancia l’allarme Pasquale Di Girolamo,
allevatore di Santeramo, a Sud di Bari - perché non possiamo vendere il
nostro latte di qualità a 23 centesimi, non ci stiamo con i costi di
produzione. Non ce la facciamo a sostenere i continui rincari di
mangimi, concimi, prodotti energetici e elettricità. Si tenga presente -
dice ancora - che solo il foraggio mi costa 20 euro al quintale e la
paglia da 15 a 16 euro. Come faccio a vendere il latte a 23 centesimi al
litro?».
In Puglia, a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni
di quintali di latte bovino, le importazioni dall’estero raggiungono i
2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati
quali cagliate, caseine, caseinati e altro.
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