venerdì 22 febbraio 2019

Latte, gli industriali disertano il tavolo: “No a 80 centesimi”. È guerra ai pastori

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Gli industriali sardi scelgono la linea del boicottaggio e al tavolo di Roma, convocato al ministero delle Politiche agricole, non si presentano. È questa la prima novità che arriva dalla Capitale, dove era atteso il confronto tra i due principali contendenti della partita sul prezzo del latte. Invece, a sorpresa, gli imprenditori hanno deciso di disertare l’appuntamento.
La riunione si è aperta con quasi un’ora di ritardo, rispetto all’orario inizialmente fissato, alle 12. Con i giornalisti fuori dalla porta, ha parlato il direttore generale di Assolatte, Massimo Forino. A nome degli industriali, il numero uno dell’Associazione nazionale lattiero-casearia ha detto: “Sono qui solo per rispetto istituzionale. Per noi la trattativa è già finita, con un incontro durissimo che si è svolto nei giorni scorsi a Cagliari”.
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Le parole di Fiorino valgono di fatto una dichiarazione di guerra ai pastori. I caseifici non sono disposti ad andare oltre i 72 centesimi che erano stati concordati nel tavolo di Cagliari, sabato scorso. Un prezzo che agli industriali lasciava le mani libere sulla possibilità di non concedere ulteriori aumenti di prezzo, anche a fronte dei 50 milioni di euro che riceverebbero per smaltire le eccedenze di pecorino romano. Ovvero il formaggio invenduto che ha fatto crollare il prezzo del latte ovino.

MEDITERRAE Gastronomia e Market

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Alcune, fra le tantissime proposte, del settore Gastronomia e Market della Cooperativa MEDITERRAE, che dal 6 agosto 2018, ha affiancato la produzione e vendita del lattiero-caseario. Il locale dove trovare questi prodotti tipici della più antica tradizione contadina si trova in Via Aldo Moro 5 a Modica (proprio in fondo al viale che costeggia l'Ospedale Maggiore).

Pane di casa con farina di Russello e "Cruscenti" fatto in loco.

'nciminate" con farina di Russello bianche e integrali

Pizze, Focacce e Buccatelle di tutti i tipi, Pastieri e Arancine

Ricotta calda con siero

Taglieri con Salumi vari e Formaggi Mediterrae

Secondi di carne (Pesce il venerdì), Trippa. Ravioli di ricotta con stufato, Pasta al forno, Legumi ecc.
Contorni e verdure grigliate e al forno

Dolci e Ricotta MEDITERRAE per dolci

Esterno Locali Mediterrae


mercoledì 20 febbraio 2019

I fondi europei divorati dall’allevamento intensivo: il 20% del budget Ue alla produzione di carne e latte.


Foto tratta dal sito "Foodscovery"
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L’allevamento intensivo in Europa è favorito dalle politiche agricole dell’Unione stessa, che invece dovrebbe sostenere sistemi con minore impatto ambientale. Questa è la denuncia di Greenpeace, che nel rapporto “Soldi pubblici in pasto agli allevamenti intensivi” snocciola cifre da capogiro. Si stima infatti che il 71% dell’intera superficie agricola europea sia occupato da coltivazioni per la produzione di mangimi, pascoli o prati per foraggi, ma anche che circa 18-20% dell’intero budget dell’Unione sia destinato, direttamente o indirettamente, alla zootecnia.

Secondo l’analisi di Greenpeace, tra il 2005 e il 2013 in Europa le aziende zootecniche sono diminuite del 32%, ma il numero di animali allevati è aumentato, soprattutto negli allevamenti intensivi di grandi dimensioni, che hanno visto il

lunedì 18 febbraio 2019

Guerra del latte: lenzuola bianche in segno di solidarietà

Guerra del latte, blocchi stradali e assalti: dalla Sardegna alla Sicilia, si allarga il fronte.
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 Prosegue nell'Oristanese, in particolare sulla Statale 131 la protesta dei pastori per la vertenza sul prezzo del latte. La «Carlo Felice» risulta bloccata al chilometro 119 all'altezza di Paulilatino e al chilometro 123 all'altezza di Abbasanta, dove si sono radunati allevatori della zona che hanno sversato centinaia di litri di latte sull'asfalto facendo scattare il blocco della circolazione in entrambi i sensi di marcia. Traffico di nuovo regolare, invece, all'altezza di Bauladu.

A Paulilatino protesta anche in piazza, con i pastori che hanno offerto formaggio e torte con ricotta a tutti e organizzato un laboratorio didattico per gli alunni delle scuole sulla lavorazione del formaggio. Proteste e disagi per il traffico anche a Ollastra, dove un gruppo di pastori ha occupato la rotatoria e sversato sull'asfalto diversi litri di latte. Cinquanta litri sono stati invece regalati ai dirigenti della Pro Loco che lo hanno trasformato in formaggio.
Dilaga la mobilitazione dei pastori sardi in tutti i piccoli centri dell'Isola: oltre alle imponenti manifestazioni nel Nord Sardegna, si registrano iniziative tra il Campidano e il Nuorese. In particolare i cittadini sono scesi in piazza con i pastori a Isili, dove è stato preparato il formaggio in strada, a Sadali, dove il latte è stato gettato nella cascata che scorre all'interno del paese e a Mandas. Quasi dappertutto sono stati esposte lenzuola bianche per solidarizzare con la battaglia degli allevatori ovini per il crollo del prezzo del latte, mentre i commercianti hanno abbassato le serrande.
Almeno 3mila persone sono radunate in piazza d'Italia a Sassari per manifestare solidarietà ai pastori in lotta per l'aumento del prezzo del latte ovino. Davanti alla sede della Prefettura tantissimi studenti. Ma non solo: ci sono anche i minatori del sito di Olmedo con uno striscione per dire «Siamo tutti figli di pastori». I commercianti del centro hanno aderito alla manifestazione affiggendo sulle vetrine cartelli solidali con gli allevatori.
Analoghe iniziative in tutto il nord ovest della Sardegna, da Buddusò, dove i cittadini hanno sfilato in un corteo silenzioso, ad Ozieri fino ad Alghero. Qui lenzuola bianche sono state stese fuori dalla finestra del Municipio di Porta Terra per volontà del sindaco Mario Bruno, già protagonista insieme ai pastori della manifestazione dei giorni scorsi sulla strada dei Due Mari.
Nuovo blitz contro un trasportatore del latte in Sardegna. Come riporta La Nuova Sardegna, tre uomini incappucciati e

giovedì 14 febbraio 2019

La crisi del latte conferma il fallimento della PAC

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La crisi del latte esplosa questa settimana dopo le proteste degli allevatori della Sardegna, arrivata questa mattina a Palazzo Chigi, è l’ennesima conferma del fallimento dell’attuale Politica Agricola Comune dell’Unione Europea (PAC), che continua a premiare la rendita fondiaria, le grandi aziende agroindustriali e penalizzare i piccoli agricoltori.
Le responsabilità della PAC nella crisi del latte, ma in generale nelle ormai periodiche crisi dei prezzi delle produzioni agricole italiane, viene sottolineata dalla Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura, che chiede per questo al Governo ed in particolare al Ministro dell’Agricoltura, Gian Mario Centinaio, un impegno serio per una vera riforma della PAC post 2020 che garantisca maggiore sostenibilità economica, ambientale e sociale alla nostra agricoltura.
Partirà il 14 febbraio la discussione sulla revisione della PAC post 2020 da parte del Parlamento UE per decidere se ben più di un terzo delle spese comunitarie deve andare a favore di un’agricoltura pulita in grado di produrre cibo sano, ambiente, lavoro nell’interesse di tutti i cittadini oppure continuare come oggi a finanziare lo spopolamento delle campagne, l’impoverimento degli agricoltori e della qualità dei cibi e l’inquinamento da pesticidi.  La Politica Agricola Comune della UE nonostante utilizzi circa il 38% del bilancio comunitario, pari a oltre 55 miliardi di Euro all’anno, ha clamorosamente fallito la ricerca di soluzioni efficaci ai problemi che affliggono il settore agricolo, l’agroecosistema e la società rurale. La crisi del latte di questa settimana è la dimostrazione evidente del fallimento della PAC. Le promesse di realizzare una politica equa e verde, con una necessaria semplificazione burocratica, fatte dall’ultima riforma non sono state mantenute. E’ ormai chiaro che l’attuale politica è inadeguata ad affrontare i problemi economici delle aziende agricole e non contribuisce a risolvere la crisi ambientale globale, come dimostra l’allarme lanciato nei giorni scorsi dai ricercatori in merito alla scomparsa degli insetti.
“Chiediamo al Governo e al Ministro Centinaio di sostenere la riforma per una Politica Agricola Comune (PAC) più coraggiosa a sostegno dell’ambiente e delle piccole aziende agricole. E’ il momento di decidere se continuare a promuovere un modello di agricoltura non più sostenibile per l’ambiente, i cittadini e i piccoli agricoltori oppure se è possibile fare un’alleanza tra istituzioni, cittadini, agricoltori e Ong per cambiare le cose”.
È questo il messaggio che le Associazioni  AIAB,

venerdì 8 febbraio 2019

Rabobank: “Surplus di latte tedesco, un rischio per gli allevatori italiani”

L’allarme di Coppes, senior analyst dell’Istituto olandese a tu per tu con 50 produttori veneti e lombardi. L’appello di Avanzini (Conad) e Pascarelli (Coop Italia): “Fate squadra per portare le Dop all’estero”
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“Nella Germania del Nord la produzione di latte è aumentata molto rispetto a quella complessiva, creando un surplus in un mercato ormai saturo. Da qualche parte il latte tedesco deve pure andare, e l’Italia non è poi così lontana. I costi di produzione e di trasporto sono peraltro molto competitivi: è chiaro che questo può diventare un problema per gli allevatori italiani”.


A lanciare l’allarme è Peter Paul Coppes, senior analyst di Rabobank, istituto di credito olandese specializzato nel settore alimentare e agricolo, presente in 40 paesi, con 900 uffici, 43 mila persone impiegate e un portafoglio clienti di 24 miliardi di euro solo nel comparto lattiero-caseario, il 16% del fatturato globale della banca. Coppes ha lavorato ovunque, dall’Europa all’Asia fino alla Nuova Zelanda, e l’industria di settore la conosce bene. Da Utrecht, quartier generale di Rabobank, l’analista olandese è arrivato a Sommacampagna, nella provincia veronese, per confrontarsi con una cinquantina di allevatori veneti e lombardi.

L’incontro è solo l’ultimo di una lunga serie di appuntamenti organizzati da Angelo Rossi e dal team di Clal e Teseo, i due siti di riferimento per i produttori agricoli e per le imprese trasformatrici a livello nazionale e globale. Incontro che è stato animato, nella seconda parte, anche da un confronto con due esponenti di punta della Grande distribuzione italiana: Francesco Avanzini, direttore generale operativo Conad, e Renata Pascarelli, direttore qualità Coop Italia. Coppes risponde a tutte le domande degli allevatori, in alcuni passaggi – quelli sul nostro Paese - è meno convincente di altri. E quasi si scusa: “Non conosco molto bene la realtà italiana, però mi occupo del settore lattiero-caseario da 15 anni e capisco le sue dinamiche a livello mondiale”.


E qui l’analista lancia il secondo affondo: “L’Italia è un paese relativamente fortunato – spiega - perché produce formaggi di ottima qualità, come il Parmigiano Reggiano, quindi i produttori sono disposti a pagare di più il latte alla stalla. Il motivo è semplice: possono vendere a prezzi più alti rispetto a chi produce Cheddar o altri tipi di formaggi più commerciali. Però, al di fuori dell’Italia, il Parmigiano Reggiano o altri formaggi Dop non suscitano la stessa emotività tra i consumatori. Io non so nemmeno con quale latte venga prodotto il Parmigiano Reggiano. E probabilmente a molti clienti stranieri nemmeno interessa saperlo. L’importante è che il formaggio sia buono”. Coppes tocca un altro nervo scoperto: la sostenibilità economica degli operatori del settore. “Avere un utile e vivere come un allevatore dipende quasi esclusivamente dalla possibilità di ricevere sussidi comunitari. Perché questa non è un’attività particolarmente redditizia”.


Mercato lattiero-caseario in Italia

Se il problema del comparto si guarda a monte, cioè analizzando il trend dei prezzi del latte alla stalla, emerge chiaramente la differenza dei costi applicati in Italia rispetto a quelli di Germania e Francia: in Lombardia, che detiene il 43% del mercato nazionale del latte, i prezzi si aggirano intorno a 37,34 centesimi/litro contro i 35,88 dei diretti concorrenti della Baviera e Rhône Alpes (Fonte: Clal).

Se invece il problema si guarda a valle, cioè dal lato della distribuzione, si evince che, salvo i prodotti bio e pochi altri, le vendite a valore di latte e derivati sono ormai ferme da alcuni anni nella Gdo. Il trend del mercato lattiero-caseario è in sostanza “flat”: se si escludono i discount e i negozi di prossimità, il giro di affari degli iper e supermercati, cioè l’80% del mercato retail italiano, raggiunge 7,5 miliardi di euro (Fonte: Iri). Un dato sostanzialmente in flessione, confermano gli analisti di settore, per colpa dei latticini in costante decremento da tempo. E in seconda battuta dal calo delle vendite dei formaggi e persino dello yogurt che fino a poco tempo fa aveva registrato a valore segnali di stabilità.


Un capitolo a parte meritano i prodotti Dop: a parte i top player del comparto, l’enorme patrimonio caseario italiano è valorizzato poco o nulla oltre confine, da qui l’appello di Francesco Avanzini (Conad) e Renata Pascarelli (Coop Italia) ai produttori: “Per essere più competitivi e farvi conoscere all’estero, fate squadra com’è accaduto ad altre filiere made in Italy di successo, il vino su tutti”.


La visione di Conad del settore

“In un mercato tendenzialmente saturo, Conad ha avuto una crescita media nel segmento lattiero-caseario vicina al 4%, di poco inferiore alla crescita complessiva dell’insegna (5%) – osserva Avanzini - . Ci siamo riusciti senza partecipare alle aste, a differenza di alcuni nostri concorrenti. La nostra visione si fonda su due aspetti: produzione e impresa italiana, perché siamo fortemente radicati sul territorio. Da oltre 20 anni distribuiamo nei nostri punti vendita solo prodotti caseari italiani, l’80% a marchio”. Avanzini rincara la dose: “Qualcuno c’è arrivato dopo, qualcuno non lo fa ancora. E qualcuno fa finta di farlo. C’è chi ha delle coerenze e chi invece prova a venderle, Conad appartiene al primo gruppo. Lo dico non tanto per un aspetto commerciale, ma perché è un fattore importante soprattutto ora che il mercato alimentare si sta orientando verso un’esplosione dell’italianità”.


Conad lavora storicamente su nicchie e su Dop come Parmigiano Reggiano, Gorgonzola e Mozzarella di Bufala Campana con il brand Sapori e Dintorni (72 referenze complessive, 75 milioni di euro a valore, +5% sul 2017). “Siamo i più grandi venditori in Italia di formaggi da banco con profondità assortimentale”, puntualizza il dg. Da un anno Conad ha accelerato anche sul segmento green, come il biologico, con il marchio Verso Natura (16 referenze, 10 milioni di euro, +63%). “Questo è il business e noi ci siamo dentro – sottolinea Avanzini -: inoltre, stiamo investendo su due marchi, PiacerSi (72 referenze, 74 milioni, +5%) e Alimentum (7 referenze, 9,3 milioni, +19,1%), che spingeremo molto nei prossimi 3 anni. La prima è una linea completa di latticini a ridotto contenuto di grassi, la seconda di prodotti che soddisfano le esigenze dei consumatori intolleranti al lattosio”.


Il concetto di filiera di Coop Italia

“Coop ha investito tanto nelle filiere produttive in questi anni, inclusa quella del latte e dei derivati, perché questo impegno ci dà l’opportunità di avere una serie di garanzie e sicurezze sia rispetto ai prodotti che rispetto alle frodi. Nello stesso tempo, ci consente di essere distintivi all’interno del settore”, spiega Renata Pascarelli. Che cosa intende Coop per filiera? “Un insieme di operatori uniti da un legame contrattuale e coordinati da un capo filiera che li guida a realizzare un prodotto di qualità. Questo processo ci permette di conoscere e gestire tutte le fasi produttive e i punti critici della filiera”, risponde il direttore qualità di Coop Italia. Che due anni fa ha dato vita ad un marchio, Origine, che riporta sull’etichetta le informazioni dei processi produttivi, controllo e garanzie certificate di sicurezza lungo tutto il percorso dell’alimento: a partire dalla fase di produzione e ancora prima, dalla raccolta nei campi, o dall’alimentazione dell'animale da cui deriva la materia prima alimentare, fino al consumo.


“Su queste filiere Coop lavora da oltre 15 anni e controlla ogni singolo passaggio per garantire una tracciabilità totale. In questa direzione, si muove la nostra campagna sul benessere animale e la rimozione degli antibiotici su tutte le filiere dei prodotti della carne e trasformati”, conclude Pascarelli.