martedì 11 giugno 2019

Multe latte: «Gli allevatori ora chiederanno i danni»

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Altro che archiviazione. È vero, in Tribunale a Roma il procedimento sulla truffa che ha generato le “multe latte” finisce qui. Ma è una valanga di cause giudiziarie quella che il decreto del giudice Paola De Nicola sta per scatenare. E anche sul piano penale la vicenda non è affatto finita: «Siamo pronti a fare denuncia non più contro ignoti ma contro noti. Inoltre ci sono Tar che stanno già annullando, non più sospendendo, le multe latte. E di sicuro ci sarà un’ingente richiesta di risarcimento danni da parte di allevatori», assicura l’avv. Cesare Tapparo che è il vero protagonista della battaglia legale, a nome di aziende venete, lombarde e friulane, che ha portato alla svolta che sta vivendo questa vicenda che si trascina da più di 20 anni. LA “SENTENZA”. Il decreto del gip De Nicola sui dati che stanno alla base delle “Multe latte” è tranciante: «La falsità dei dati è nota a tutte le autorità amministrative e politiche, rimaste consapevolmente inerti per 20 anni per evitare di scontentare singole corporazioni o singoli centri di interesse, cosi determinando ingenti danni allo Stato che ha pagato le multe e agli allevatori che fino ad oggi hanno rispettato le regole tanto da compromettere il regime delle quote e distorcendo la concorrenza». E Tapparo osserva: «È una svolta molto positiva. Anche se c’è una contraddizione perché questo decreto fa un ragionamento del tutto coerente con quello che avevamo cercato di dimostrare con i miei assistiti, come il vicentino Eugenio Rigodanzo, Fabio Bertoletti e gli altri di Lombardia e Friuli: il giudice riconosce oggettivamente l’esistenza di reati, per la prima volta fa una certificazione
giudiziale in sede penale della fallacità dei dati di produzione e di consistenza di stalla utilizzati da Agea. Però alla fine il gip pare allargare le braccia e dire “non posso farci nulla”. Capisco che era difficile potesse giungere a un’imputazione coatta per la difficoltà di individuare soggetti responsabili in un sistema così corrotto e ampio negli anni e nei livelli amministrativo, politico, dei centri di assistenza agricola, di professionisti e di alcuni allevatori che di sicuro hanno approfittato del sistema. A dir la verità però negli allegati della relazione dei Ros ci sono precisi nominativi indicati. Io stesso dopo l’udienza del 13 marzo come gli altri legali ero stato autorizzato a depositare un’ulteriore memoria e avevo cercato di indicare proprio nominativi precisi, partendo dal famoso dirigente D’Ambrosio del Ministero che nell’intercettazione cercò di fermare il col. Mantile». ORA SI MUOVE TUTTO. «In ogni caso - dice Tapparo - il giudice De Nicola ha di certo articolato una sentenza di condanna del sistema, di Agea, e ha oggettivato alcuni reati che saranno spunto di ulteriori denunce che ieri abbiamo deciso di programmare: sarà una denuncia molto più dettagliata e contro noti, non più ignoti. Anche perché abbiamo altri elementi. Questo decreto prende posizione: è insolito trovare in una archiviazione valutazioni così trancianti sul profilo anche amministrativo e civilistico». Ma Tapparo va molto più in là: «La Regione Friuli, con cui già nei giorni scorsi mi ero confrontato perché recepisse quel decreto del Governo che metteva in sospensione fino al 15 luglio il recupero coatto delle multe latte (le Regioni si sono ritenute autonome dal quel decreto, che pure è statale) ha già recepito con circolare del dirigente l’alt alla riscossione. E ieri l’assessore Stefano Zannier cui ho fatto giungere il decreto del giudice ha pubblicamente dichiarato che la Regione bloccherà tutte le azioni. Non solo: il Friuli non procederà laddove ci siamo provvedimenti di giudici che annullino le cartelle. E l’altra buona notizia è proprio questa: in Friuli sono state annullate dal Tar con sette sentenze le ingiunzioni a pagare per altrettante ditte, per un valore di 5 milioni. Annullate, non solo sospese. I risultati arrivano». RICHIESTE DANNI. «I miei clienti - conclude Tapparo - dicono: “il giudice dice che è tutto falso, ora chiediamo un risarcimento”. È un ragionamento assolutamente logico e corretto: ce ne occuperemo». «Di fatto il giudice De Nicola - commenta l’allevatore Rigodanzo - ci ha salvato con quelle 30 pagine, che confermano quello che già nel ’98 l’allora commissione guidata dal gen. Natalino Lecca aveva detto sull’infondatezza dei dati di produzione di latte in Italia. È da luglio 2018, quando fu depositata la richiesta di archiviazione del pm nonostante la relazione dei carabinieri Ros, che continuo a divulgare il dato scoperto dal Ros: hanno conteggiato 5,7 milioni di mucche che non hanno mai partorito e quindi mai prodotto latte, il 61% del totale italiano. Guarda caso, da quella data il prezzo del latte spot è risalito fino a 41,6 centesimi, il 30% in più. È evidente che qualcuno che lavorava prodotti ha cominciato a preoccuparsi e si è rimesso a comprare latte italiano vero, invece di farne arrivare dall’estero e “mascherarlo”. Certo - s’incrina la voce - l’allevatore Franco Slaviero non si sarebbe tolto la vita per i debiti dovuti alle multe se avessi potuto spiegargli che battaglia stavamo facendo noi, lasciati soli da quasi tutti gli altri. I danni? Certo che li chiederò, tutti: è una truffa che dura da 20 anni, il giudice l’ha scritto chiaro. E il decreto adesso è ufficialmente inviato al Ministero dell’agricoltura: non potranno fare finta di non averlo».

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