Altro che archiviazione. È vero, in Tribunale a Roma il procedimento
sulla truffa che ha generato le “multe latte” finisce qui. Ma è una
valanga di cause giudiziarie quella che il decreto del giudice Paola De
Nicola sta per scatenare. E anche sul piano penale la vicenda non è
affatto finita: «Siamo pronti a fare denuncia non più contro ignoti ma
contro noti. Inoltre ci sono Tar che stanno già annullando, non più
sospendendo, le multe latte. E di sicuro ci sarà un’ingente richiesta di
risarcimento danni da parte di allevatori», assicura l’avv. Cesare
Tapparo che è il vero protagonista della battaglia legale, a nome di
aziende venete, lombarde e friulane, che ha portato alla svolta che sta
vivendo questa vicenda che si trascina da più di 20 anni.
LA “SENTENZA”. Il decreto del gip De Nicola sui dati che stanno alla
base delle “Multe latte” è tranciante: «La falsità dei dati è nota a
tutte le autorità amministrative e politiche, rimaste consapevolmente
inerti per 20 anni per evitare di scontentare singole corporazioni o
singoli centri di interesse, cosi determinando ingenti danni allo Stato
che ha pagato le multe e agli allevatori che fino ad oggi hanno
rispettato le regole tanto da compromettere il regime delle quote e
distorcendo la concorrenza». E Tapparo osserva: «È una svolta molto
positiva. Anche se c’è una contraddizione perché questo decreto fa un
ragionamento del tutto coerente con quello che avevamo cercato di
dimostrare con i miei assistiti, come il vicentino Eugenio Rigodanzo,
Fabio Bertoletti e gli altri di Lombardia e Friuli: il giudice riconosce
oggettivamente l’esistenza di reati, per la prima volta fa una
certificazione
giudiziale in sede penale della fallacità dei dati di
produzione e di consistenza di stalla utilizzati da Agea. Però alla fine
il gip pare allargare le braccia e dire “non posso farci nulla”.
Capisco che era difficile potesse giungere a un’imputazione coatta per
la difficoltà di individuare soggetti responsabili in un sistema così
corrotto e ampio negli anni e nei livelli amministrativo, politico, dei
centri di assistenza agricola, di professionisti e di alcuni allevatori
che di sicuro hanno approfittato del sistema. A dir la verità però negli
allegati della relazione dei Ros ci sono precisi nominativi indicati.
Io stesso dopo l’udienza del 13 marzo come gli altri legali ero stato
autorizzato a depositare un’ulteriore memoria e avevo cercato di
indicare proprio nominativi precisi, partendo dal famoso dirigente
D’Ambrosio del Ministero che nell’intercettazione cercò di fermare il
col. Mantile».
ORA SI MUOVE TUTTO. «In ogni caso - dice Tapparo - il giudice De Nicola
ha di certo articolato una sentenza di condanna del sistema, di Agea, e
ha oggettivato alcuni reati che saranno spunto di ulteriori denunce che
ieri abbiamo deciso di programmare: sarà una denuncia molto più
dettagliata e contro noti, non più ignoti. Anche perché abbiamo altri
elementi. Questo decreto prende posizione: è insolito trovare in una
archiviazione valutazioni così trancianti sul profilo anche
amministrativo e civilistico». Ma Tapparo va molto più in là: «La
Regione Friuli, con cui già nei giorni scorsi mi ero confrontato perché
recepisse quel decreto del Governo che metteva in sospensione fino al 15
luglio il recupero coatto delle multe latte (le Regioni si sono
ritenute autonome dal quel decreto, che pure è statale) ha già recepito
con circolare del dirigente l’alt alla riscossione. E ieri l’assessore
Stefano Zannier cui ho fatto giungere il decreto del giudice ha
pubblicamente dichiarato che la Regione bloccherà tutte le azioni. Non
solo: il Friuli non procederà laddove ci siamo provvedimenti di giudici
che annullino le cartelle. E l’altra buona notizia è proprio questa: in
Friuli sono state annullate dal Tar con sette sentenze le ingiunzioni a
pagare per altrettante ditte, per un valore di 5 milioni. Annullate, non
solo sospese. I risultati arrivano».
RICHIESTE DANNI. «I miei clienti - conclude Tapparo - dicono: “il
giudice dice che è tutto falso, ora chiediamo un risarcimento”. È un
ragionamento assolutamente logico e corretto: ce ne occuperemo». «Di
fatto il giudice De Nicola - commenta l’allevatore Rigodanzo - ci ha
salvato con quelle 30 pagine, che confermano quello che già nel ’98
l’allora commissione guidata dal gen. Natalino Lecca aveva detto
sull’infondatezza dei dati di produzione di latte in Italia. È da luglio
2018, quando fu depositata la richiesta di archiviazione del pm
nonostante la relazione dei carabinieri Ros, che continuo a divulgare il
dato scoperto dal Ros: hanno conteggiato 5,7 milioni di mucche che non
hanno mai partorito e quindi mai prodotto latte, il 61% del totale
italiano. Guarda caso, da quella data il prezzo del latte spot è
risalito fino a 41,6 centesimi, il 30% in più. È evidente che qualcuno
che lavorava prodotti ha cominciato a preoccuparsi e si è rimesso a
comprare latte italiano vero, invece di farne arrivare dall’estero e
“mascherarlo”. Certo - s’incrina la voce - l’allevatore Franco Slaviero
non si sarebbe tolto la vita per i debiti dovuti alle multe se avessi
potuto spiegargli che battaglia stavamo facendo noi, lasciati soli da
quasi tutti gli altri. I danni? Certo che li chiederò, tutti: è una
truffa che dura da 20 anni, il giudice l’ha scritto chiaro. E il decreto
adesso è ufficialmente inviato al Ministero dell’agricoltura: non
potranno fare finta di non averlo».
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