Questa è una storia che raccontava sempre Gurdjieff. E' la storia di
un pastore che portava le sue pecore al macello e nel tragitto ogni tanto una
pecora alzava la testa e diceva: "Ehi tu pastore, che cosa credi che io
sia una pecora? Io sembro una pecora, ma in realtà sono un potente leone che
potrei divorarti!!" E il pastore fa: "Lo so che sei un potente leone
ma ti prego non divorarmi" e la pecora tutta contenta continua a
camminare. Dopo un po' si gira un'altra pecora e dice: "Tu mi stai
portando a tuo piacimento, ma pensi che io sia una pecora? Non vedi che in realtà sono un'aquila
potentissima capace di volare in alto?" E il pastore: "Lo vedo che
sei un'aquila potentissima capace di volare in alto, ma ti prego non volare via
resta qua con noi". E la pecora, soddisfatta, si gira tutta baldanzosa e
continua a camminare. E la storia continua: una volta si gira una, una volta si
gira l'altra fin quando arrivano al macello e vengono tutte macellate.
Ma qual'è la morale? Il dramma non è solo la pecora, il peggio è che
la pecora credendosi un'aquila, un leone e illudendosi di apparire una cosa
figa agli occhi degli altri o del pastore, continua però a camminare verso una
vita fatta di morte, cioè verso il macello. Questo, drammaticamente, è quello
che accade a tante persone perdute in questo sistema, dedite a spassarsela
anche a scapito della vita e della sofferenza degli altri; senza fare un lavoro
interiore profondo. Credono, invece, di essere furbi: "Intanto ce la
spassiamo, poi si vedrà"; mentre nella realtà vanno inconsapevolmente verso il
macello.