Succede di tutto e di più nel mondo degli allevamenti siciliani. Non basta la crisi. Non bastano i mancati pagamenti AGEA. Adesso arrivano anche le richieste di soldi per prestazioni precedenti al fallimento dell’Associazione Regionale Allevatori. Nel frattempo il nuovo Ministro Centinaio restituisce i controlli funzionali alle Regioni. Un colpo per la Coldiretti, da Roma alla Sicilia
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I riflettori stanno per riaccendersi sull’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia (ARAS), dichiarata fallita dal Tribunale di Palermo nel marzo dello scorso anno (Come potete leggere qui). Questo per almeno due motivi. In primo luogo perché molti allevatori siciliani sarebbero stati chiamati a pagare dalla gestione fallimentare prestazioni effettuate dalla stessa Associazione in periodi precedenti il fallimento. In secondo luogo perché il nuovo Ministro delle Risorse agricole e Alimentari, Gian Marco Centinaio, ha fatto sapere che i controlli funzionali negli allevamenti dovranno essere effettuati dalle strutture regionali.
Le due vicende, come ora proveremo a raccontare, si incrociano. Ma andiamo per ordine. Cominciamo con i cosiddetti controlli funzionali.
In Sicilia i controlli funzionali, sino a prima del fallimento dell’ARAS, venivano effettuati dalla stessa Associazione Regionale Allevatori Siciliana. Tra i tanti disastri registrati nella passata legislatura c’è anche il fallimento dell’ARAS.
Con il fallimento dell’ARAS, dei controlli negli allevamenti della Sicilia si è occupata l’AIA, l’Associazione Italiana Allevatori, gestita dalla Coldiretti.
La prima notizia è che la gestione fallimentare dell’ARAS starebbe chiedendo a tanti allevatori siciliani il pagamento di prestazioni precedenti al fallimento della stessa Associazione Regionale Allevatori della Sicilia.
Non sappiamo come stanno le cose. Ma non possiamo fare a meno di sottolineare un fatto politico tutt’altro che secondario: in una terra dove la Regione siciliana è in sostanziale default non dichiarato, dove le ex Province sono senza soldi e vicine al default (la Provincia di Siracusa è già fallita) e dove chi amministra i Comuni senza soldi, invece di protestare con Roma e con la Regione, prova in tutti i modi scippare altri soldi dalle tasche dei cittadini (vedi Palermo, ma non solo), anche gli agricoltori sono sotto ‘spremuta’.
Per mantenere i Consorzi di bonifica si cerca di aumentare i canoni idrici agli agricoltori e, adesso, scopriamo che si sta cercando di ‘spremere’ soldi anche agli allevatori.
L’aspetto tragicomico di questa storia è che tutti – il Governo nazionale che gestisce AGEA, il Governo regionale siciliano per la parte che riguarda i Consorzi di bonifica e, a scendere, tutti gli altri soggetti fanno finta di non sapere che non solo gli agricoltori siciliani sono massacrati dalla concorrenza sleale dei prodotti che arrivano da mezzo mondo (con il Governo regionale che si guarda bene dal controllarli), ma hanno anche il problema dei fondi pubblici europei che non arrivano.
Ritardi che, per tantissimi agricoltori e allevatori siciliani, sono di due anni e, talvolta, anche di tre anni. Questo perché, con molta probabilità, lo Stato, negli anni passati, ha utilizzato i fondi per l’agricoltura per pagare altre cose.
Non solo agricoltori e allevatori siciliani sono in grande difficoltà: ma adesso dovrebbero pagare più cara l’acqua per irrigare (agricoltori) e pagare per i ‘buchi’ dell’ARAS (allevatori).
In questa vicenda già ‘calda’ si innesta la mossa del Governo nazionale sui controlli negli allevamenti.
Qui serve una breve digressione. La Coldiretti, se proprio la