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Un patto tra allevatori e consumatori che pone al centro la qualità,
valore aggiunto per affrontare il mercato. La Latteria sociale
Valtellina ha varato di recente, e illustrato ieri alla presenza
dell’assessore regionale all’agricoltura Gianni Fava, il nuovo
regolamento di conferimento che raccoglie gli impegni assunti dagli
allevatori di Valtellina, Valchiavenna, Alto Lario e Triangolo Lariano.
«Si tratta di un nuovo strumento che regola i rapporti tra socio e
cooperativa – ha spiegato il direttore Marco Deghi – e che detta
modalità di comportamento specifiche e valutabili, dunque oggettive, che
sono state concordate dagli stessi produttori. Un regolamento come
questo, attento a quegli elementi che già
contraddistinguono la nostra
attività, deve contribuire a far ricadere sui nostri prodotti la scelta
del consumatore». A presentare le basi del nuovo regolamento è stato
Stefano Rumo, allevatore di Villa di Tirano e socio consigliere della
Latteria sociale Valtellina. Le caratteristiche di fondo sono «un rigido
sistema di tracciabilità del latte, già previsto come obbligo di legge,
che noi rendiamo ora ancora più approfondito con un controllo diretto
ulteriore rispetto a quelli in vigore».
La tracciabilità parte dalla mungitura di animali in buono stato di
salute e di nutrizione, passa per il trattamento immediato del latte che
mantiene le sue caratteristiche originarie, la raccolta a cura della
cooperativa che raggiunge ogni singola azienda e l’arrivo al caseificio
dove il latte viene analizzato. Benessere dell’animale, alimentazione,
alta qualità del latte sono gli altri concetti base, con azioni quali il
60% almeno della razione proveniente da aree montane e l’obiettivo
dell’autosufficienza foraggera, le migliori condizioni di allevamento
con spazi adeguati per consentire il movimento e il relax degli animali,
mungiture regolari, cure per prevenire le malattie. Nel nuovo
regolamento di conferimento, la Latteria sociale Valtellina ha inserito
la rimonta interna, ovvero l’utilizzo di animali allevati in aziende
montane delle aree di riferimento dei soci e anche la verifica e
applicazione delle corrette attività di smaltimento dei reflui zootecnia
tutela dell’ambiente montano. La cooperativa valtellinese punta sul
significato di questo regolamento di conferimento per guardare al
mercato dopo un anno, il 2016, mai così negativo per il settore
lattiero-caseario.
«Il latte raccolto – spiegano dalla Latteria – pari a 34milioni di
litri, è stato trasformato ottenendo quasi tremila tonnellate di
formaggi, duemila delle quali prodotte nel caseificio di Delebio, 3.628
tonnellate sono state destinate al latte alimentare, 139 alla panna
fresca. Tra i prodotti quello di punta è il Valtellina Casera Dop che,
da solo, rappresenta quasi il 53% dei formaggi semiduri, seguito dal Val
Lesina con il 19%.
La Latteria sociale Valtellina, nel 2016, ha gestito oltre settemila
forme di Bitto Dop, il 38% di quello marchiato in tutta la provincia,
comprese le circa tremila forme prodotte nella struttura di Madesimo.
Tra i formaggi molli, che rappresentano il 24,18% del totale, il
Piattone copre quasi il 60%. In questi giorni di tappe lombarde per il
Giro d’Italia, la Latteria viaggia sul truck promozionale della Regione
per presentare il Valtellina Casera.
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