venerdì 5 maggio 2017

La religione e la selezione genetica del pollo

Le credenze religiose sarebbero alla base del processo di selezione genetica che ha condotto i polli a diventare uno degli animali preferiti per l'allevamento.

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Dal digiuno penitenziale cristiano al divieto di assunzione della carne suina nell'Islam fino alle rigide regole della cucina kosher, il cibo ha un ruolo di primo piano in tutte le religioni.
Un recente studio pubblicato su Molecular Biology and Evolution ha messo in relazione le pratiche religiose che vigevano nel Medioevo in Europa e la selezione praticata sui polli per favorirne l'allevamento, adattandosi nel contempo alla dottrina.

Il pollo è un uccello selvatico originario del sud-est asiatico. Gli esseri umani hanno iniziato ad allevarlo circa 6.000 anni
fa e, da allora, sul Gallus gallus domesticus (l'attuale pollo domestico) è stata praticata una costante selezione per privilegiare le caratteristiche più utili all'uomo.

Polli senza paura. Analizzando il Dna di ossa fossili di pollame i ricercatori hanno visto i risultati di questa lunga opera di selezione, finalizzata a ottenere animali capaci di deporre uova tutto l'anno (anziché solamente nella stagione degli amori), caratteristica che alla luce della genetica si traduce in polli portatori del gene TSHR. Altre caratteristiche selezionate dagli allevatori del Medioevo, e che gli studi riconducono allo stesso gene, sono la capacità di deporre uova già in tenera età e la riduzione della paura verso gli esseri umani e i propri simili, che sono tutte precondizioni indispensabili allo sviluppo e al successo dell'allevamento su larga scala e intensivo.

Diventato comune intorno all'800 d.C., nel pieno del Medioevo il pollome - sostengono i ricercatori - potrebbe essere stato scelto anche sulla base del divieto di nutrirsi di animali a quattro zampe durante i periodi di digiuno imposti dal cristianesimo, in piena espansione. Il suo "successo" come cibo avrebbe dunque favorito la rapida diffusione, in tutta Europa e oltre, di quella specifica variante genetica: «Oggi è una caratteristica presente in quasi tutte le razze commerciali», sostiene Liisa Loog, una delle autrici dello studio, «il novantanove per cento dei polli ha il gene TSHR».
 
Non solo Chiesa. È stato il cattolicesimo a giocare un ruolo chiave nell'agevolare la mutazione? Difficile a dirsi con certezza. Infatti, è possibile mettere in campo un'altra ipotesi, l'urbanizzazione.

A quel tempo agglomerati e piccole città stavano rapidamente espandendosi, spesso incorporando spazi dedicati all'allevamento. Essere costretti a vivere in spazi più contenuti mantenendo vive le stesse attività potrebbe aver favorito la selezione. «Non possiamo dire quale fattore è risultato più importante», commenta il co-autore, Anders Eriksson: «molto probabilmente è stata la combinazione di tutti questi fattori a influire sulla selezione e l'evoluzione dei polli.»

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